Riforma fiscale e soldi alle scuole. Ecco il nuovo Cile della Bachelet
E' un orizzonte pieno di sfide, ma anche carico di promesse, quello che attende Michelle Bachelet, insediatasi oggi alla guida del Cile. Una cerimonia simbolicamente molto forte ha segnato il ritorno alla presidenza della 62enne leader socialista, figlia di un generale torturato e ucciso durante il colpo di Stato di Augusto Pinochet, chiamata a giurare direttamente nelle mani della presidente del Senato, Isabel Allende, figlia di Salvador Allende e prima donna a ricoprire un simile incarico. Insieme a lei, c'era il nuovo esecutivo composto da 14 uomini e 9 donne.
"La vittoria di oggi e' un sogno collettivo che trionfa", ha affermato la Bachelet, ribadendo la necessita' di "dare avvio a trasformazioni sostanziali". Alla cerimonia erano presenti la maggior parte dei leader regionali, dall'argentina Cristina Kirchner alla brasiliana Dilma Rousseff, insieme ai colleghi di Peru, Messico, Bolivia, Ecuador e Uruguay, con l'unica eccezione del presidente venezuelano, Nicolas Maduro, la cui partecipazione e' stata annullata all'ultimo minuto. Tra gli ospiti, anche il vicepresidente americano, Joe Biden, e l'erede al trono di Spagna, Filippo di Borbone. L'Italia era rappresentata dal sottosegretario agli Esteri, Mario Giro.
A quattro anni di distanza dal suo primo mandato, la Bachelet si ripresenta con un'ambiziosa agenda riformista per ridurre le disparita' sociali nel Paese latinoamericano, puntando sulla riforma del sistema fiscale e dell'istruzione, in particolare universitaria. Durante la campagna elettorale, che l'ha portata nel dicembre scorso a sbaragliare la sfidante conservatrice Evelyn Matthei con il 62% delle preferenze, ha promesso istruzione universitaria gratuita e fine dei sussidi statali agli atenei privati, entrambi i temi al centro delle dure proteste studentesche che hanno scosso il Paese nel 2011.
Parallelamente, la Bachelet punta a modificare la Costituzione per rimpiazzare quella imposta dai militari nel 1980 ed eliminare cosi' le ultime vestigia della dittatura di Pinochet. Per finanziare il nuovo corso, la leader socialista vuole attuare un'audace riforma fiscale dalla quale ottenere 8,2 miliardi di dollari, pari al 3% del Pil. Un obiettivo ambizioso da raggiungere di fronte al rallentamento della crescita e al declino della domanda asiatica di rame, primaria risorsa naturale cilena.
Al momento, la nuova presidente gode della maggioranza necessaria al Congresso per far passare la riforma fiscale ma deve ancora formare alleanze con l'opposizione e gli indipendenti per mettere mano al sistema universitario e alla Costituzione, quest'ultimo, secondo gli analisti, uno scoglio non facile da superare. Tra le sfide interne, anche la composizione della vasta coalizione che l'ha portata alla vittoria, composta da cristiano democratici, socialisti e comunisti, con le rispettive istanze e interessi da comporre.