Cina e Unione Europea hanno raggiunto un accordo “di massima” su un trattato bilaterale sugli investimenti, i cui negoziati sono in corso dal 2014. Lo riferisce il South China Morning Post, che cita due fonti al corrente del dossier, tra cui un diplomatico di alto livello a Bruxelles. Secondo una delle fonti la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente francese, Emmanuel Macron, sarebbero d’accordo per procedere con l’accordo.
La svolta sarebbe dovuta all’assenso della Cina ad aprire maggiormente il proprio mercato, con concessioni fatte da Pechino in diversi settori, tra cui vengono citati i servizi finanziari, il manifatturiero e l’immobiliare. In cambio, Pechino si sarebbe assicurato l’apertura del settore delle fonti di energia rinnovabile agli investimenti cinesi, nonostante l’opposizione dei Paesi dell’Europa orientale, tra cui Polonia e Lituania.
L’accordo in vista giungerebbe a poche settimane dall’insediamento alla Casa Bianca del presidente eletto Usa, Joe Biden, ma non sarebbe un impedimento a un legame più stretto tra Washington e Bruxelles. “Si dibatte anche se sia il momento giusto per siglare un accordo con Pechino, dato che la presidenza Biden entrante si focalizzerà probabilmente su un’alleanza transatlantica per contrastare l’ascesa della Cina”, dichiara una delle fonti del quotidiano di Hong Kong.
I negoziati su questo importante accordo bilaterale sugli investimenti sono durati quasi 7 anni e hanno avuto 35 rounds, ma hanno subito un'accelerazione notevole nell'ultimo anno", racconta ad Affaritaliani Marco Marazzi, socio dello studio Baker McKenzie, fondatore del think tank Easternational. "Le notizie sulla possibile conclusione dell'accordo sono incoraggianti, e restiamo in attesa di conferma da parte della UE e della Cina", prosegue Marazzi, che durante la sua lunga permanenza in Cina è stato anche vice presidente della Camera di commercio europea nella sezione di Shanghai. "Se fossero confermate, si tratterebbe probabilmente di una significativa apertura di molti settori cinesi alla partecipazione o anche controllo di investitori europei a fronte tutto sommato di concessioni meno significative da parte dell'Europa".
"C'è chi dice che questo non è il momento giusto, per questioni politiche o semplicemente perché una parte dell'opinione pubblica europea teme la Cina. Io invece penso che questo sia il momento più giusto e forse l'unico possibile", conclude Marazzi.
La potenza asiatica avrebbe fatto “grandi concessioni” che avrebbero spinto la Commissione Europea a una decisione di principio di chiudere i negoziati; l'intesa, secondo la fonte diplomatica di Bruxelles, non influenzerebbe l’intenzione dell’Ue di costruire una partnership più stretta con gli Stati Uniti.
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