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Esteri
Cina post Covid, lo scontro con l'Australia, Sud-est e... Pillole asiatiche

Conquista lo spazio, si presenta come campione del multilateralismo, cancella la povertà assoluta, silenzia le proteste a Hong Kong, punisce a livello politico e commerciale chi le si oppone. La Cina di Xi Jinping continua il suo percorso di estroversione geopolitica. Uno dei segnali visivi più evidenti di questa ambizione ritrovata (o meglio, anzi molto meglio, coltivata nel tempo) è rappresentato dalle immagini della China National Space Administration che hanno mostrato la sonda Chang'e-5 piantare la bandiera nazionale cinese sulla Luna. Una missione storica, quella cinese, al quale ne seguiranno altre. Come dimostra la produzione aumentata in tal senso.

Lo spazio rappresenta la frontiera sconfinata dell'ambizione del Dragone. Ambizione che, tornando sulla Terra, poggia le sue radici sulla certificazione della fine del secolo delle umiliazioni e delle sue conseguenze. Ulteriore tassello al grande ringiovanimento della nazione è l'annuncio dell'eliminazione della povertà assoluta da parte di Xi Jinping. Obiettivo che non si poteva mancare, nonostante il Covid, e che proietta la Cina a diventare una società moderatamente prospera nel 2021. Anche se, nel frattempo, il premier Li Keqiang ha intimato i governi provinciali a "dire la verità" sulle situazioni economiche regionali.

Dal punto di vista economico, il manifatturiero cinese di novembre è arrivato al ritmo più alto dell'ultimo decennio secondo gli indici di Caixin. Allo studio la possibile apertura di una nuova borsa, stavolta a Macao. E mentre si prepara a tornare ai livelli pre Covid, la seconda economia del mondo si proietta anche all'esterno nel sistema multilaterale dal quale hanno fatto passi indietro gli Stati Uniti. Dopo la firma dell'accordo sulla RCEP, Pechino non esclude la possibile adesione al CPTPP, quell'accordo che Trump ha cancellato nella sua prima settimana alla Casa Bianca. 

Certo, non tutto luccica: le differenze tra nord e sud, tra coste ed entroterra, sono un problema che appare ancora di difficile soluzione. Utilizzando lenti interpretative occidentali potrebbe apparire strano, ma intanto i cittadini percepiscono un aumento di trasparenza da parte del proprio governo, nonostante la pandemia.

E' una Cina ha ha fiducia in se stessa, e che fa pesare la propria storia. Ricordiamo tutti il dialogo tra Xi e Trump nella Città Proibita e i cinquemila anni di "civilizzazione ininterrotta". Uno dei cavalli di battaglia del presidente cinese, che punta molto sul ruolo dell'archeologia

E' una Cina che punta all'autarchia tecnologica, posizionandosi prima al mondo per brevetti di intelligenza artificiale e facendo segnare sviluppi importanti sul lato dello sviluppo del computer quantistico.

Allo stesso tempo è una Cina che elabora una bozza di legge per la protezione dei dati. "Simile a quella europea, la proposta mette in discussione la raccolta indiscriminata di informazioni personali", scrive Simone Pieranni.

E' una Cina che non ha bisogno o non vuole più (tra le altre cose) importare rifiuti dall'estero. Ed è una Cina che punta a ospitare le Olimpiadi estive del 2032 (stavolta a Chengdu e Chongqing) dopo quelle invernali in programma per il 2022 a Pechino.

E' una Cina che si congratula con Joe Biden (che pensa a uno "zar" per l'Asia), mentre prosegue il balletto trumpiano di misure anti cinesi. Si tratta sul possibile ritorno in Cina di Meng Wanzhou (lady Huawei), a fronte di un'ammissione di colpa. E mentre si blocca l'export in settori strategici, si aspetta la fase di transizione per agire anche sulle terre rare.

E' una Cina che non si preoccupa delle critiche esterne e condanna i tre volti più noti dell'attivismo pro democratico di Hong Kong, manda in carcere il tycoon Jimmy Lai e implementa nuove regole patriottiche.

LO SCONTRO CON L'AUSTRALIA

E' una Cina che, come scritto tante volte, non accetta più di essere raccontata dagli altri. Da qui la diplomazia dei "lupi guerrieri" e l'approccio aggressivo con le altre cancellerie. Da qui nasce l'ultimo capitolo dello scontro con l'Australia, con il tweet del portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian che rispecchia in pieno la linea del "whataboutism" che si era già consolidata in occasione del Black Lives Matter e delle proteste americane dopo la morte di George Floyd. 

Rispetto alle frizioni con gli altri attori dell'Indo Pacifico, quella con Canberra sembra essere una sorella minore della grande contesa con gli Stati Uniti. L'Australia è stato tra i primi paesi a bandire il 5G cinese e ha seguito l'approccio americano con una legge sulle interferenze straniere ritagliata proprio sulla (tangibile) presenza cinese nel suo territorio e nelle sue istituzioni. Canberra ha preso di mira anche i media cinesi, così come fatto dalla Casa Bianca.

La differenza è che i rapporti di forza sono molto più squilibrati rispetto a quelli Pechino-Washington. Ed ecco allora l'escalation di reazione cinese. Fai fuori Huawei e introduci misure anti dumping sui metalli? E allora ecco il ban all'import o maxi tariffe su orzo, vino, carne e altro ancora. Chiedi un'inchiesta internazionale sull'origine del Covid? Ed ecco allora l'illustrazione "ispirata" al rapporto sulle violenze militari in Afghanistan.

Alla base una tensione geopolitica derivante dall'espansione della Cina nel Pacifico meridionale, dal tema dei cavi sottomarini all'apertura di nuove sedi diplomatiche alle Isole Salomone o Kiribati (gli ultimi "acquisti" di ex alleati di Taiwan nella regione), fino alle mire su Digicel, il principale operatore telefonico del Pacifico meridionale. Di tutto questo ho parlato a "Nessun luogo è lontano" su Radio 24, l'imperdibile trasmissione di Giampaolo Musumeci (e Antonio Talia).

Ultime puntate dello scontro Cina-Australia: Canberra introduce una legge che prevede il potere di veto del governo centrale su accordi commerciali raggiunti dai singoli stati (con in mente l'ingresso del Victoria nella Belt and Road) e chiude un accordo difensivo con le isole Figi. Pechino invece aggiunge al tema dell'Afghanistan anche quello dei suicidi degli indigeni australiani.

CINA/INDIA

Sempre caldo anche il fronte tra Pechino e Nuova Delhi. L'India ha bannato altre 43 app cinesi, salendo a un totale di 200 dall'inizio della crisi. Si apre il tema della diga indiana sul fiume Brahmaputra, mentre le dispute territoriali investono ormai anche il Bhutan, nonostante le smentite cinesi.

India e Cina si giocano ormai apertamente una gara di influenza regionale, per esempio alle Maldive. Mentre il ministro alla Difesa cinese rinsalda i legami con Pakistan e Nepal.

GIAPPONE

Sul fronte interno, due inchieste potrebbero avere rilevanti conseguenze politiche. Lascio parlare su questo Giulia Pompili dall'ultima puntata del suo Katane: "L'ex primo ministro Shinzo Abe sarà probabilmente ascoltato dai pm in merito a uno scandalo che va avanti da mesi e che riguarda i banchetti per la fioritura dei ciliegi organizzati per i suoi sostenitori, che secondo l'accusa sarebbero stati pagati non di tasca sua ma con i soldi della campagna elettorale, e quindi andavano denunciati secondo la legge giapponese", si legge in Katane. "Altro scandalo: l'ex ministro dell'agricoltura Takamori Yoshikawa avrebbe ricevuto circa 48.000 dollari da un'azienda produttrice di uova, e la rivelazione rischia di mettere in crisi l'intero governo, perché l'ex ministro è molto vicino all'attuale primo ministro Yoshihide Suga", conclude Giulia Pompili.

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è stato a Tokyo, dove ha incontrato il collega Toshimitsu Motegi. Tra le altre cose, sono stati riavviati i viaggi d'affari tra i due paesi. Si è parlato anche di isole Senkaku/Diaoyu e di Xinjiang, ma non della visita rinviata e poi cancellata di Xi. Qui un thread completo sull'argomento. Il primo ministro Suga Yoshihide ha invece auspicato relazioni "stabili" con Pechino.

Nel frattempo entrano nel mirino i legami tra alcuni ambienti universitari giapponesi ed entità legate in qualche modo all'esercito cinese.

Il Giappone porta avanti con decisione la sua linea di competizione strategica, a partire dal settore tecnologico, in cui ha annunciato nuove collaborazioni con Regno Unito e India. Obiettivo? Sempre lo stesso: contenere l'influenza cinese.

Sul fronte diplomatico Cina-Giappone-Corea del sud, cancellata la riunione annuale trilaterale, anche per le tensioni che continuano a serpeggiare tra Tokyo e Seul. Si terrà nel 2021.

COREE

Il leader nordcoreano Kim Jong-Un sembra aver dato il via a un ampio piano di prevenzione della pandemia di coronavirus in Corea del Nord, rafforzando ulteriormente i confini quasi impercettibili del paese, interrompendo quasi tutti gli scambi con la Cina. Lo stesso Kim e alcuni membri della sua famiglia sono stati vaccinati contro il Covid-19 con un vaccino sperimentale cinese.

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha completato la sua missione a Seul, durante la quale ha preparato la prossima visita di Xi. Intanto cinesi e sudcoreani litigano sul kimchi.

TAIWAN

Taipei aspetta con attenzione di capire quali saranno le mosse di Biden nelle politiche regionali e nei suoi confronti. I media taiwanesi presentano Antony Blinken, il segretario di Stato scelto dal presidente eletto americano, come un sostenitore dei rapporti con Taipei. Secondo gli ultimi sondaggi, sempre più taiwanesi sono a favore dell'indipendenza, e ritengono che gli Usa dovrebbero aiutare il loro governo a raggiungerla.

Nel frattempo lancia una "charm offensive" destinata alla nuova amministrazione americana, mentre a Washington c'è chi propone di innalzare il grado diplomatico dell'inviato a Taipei. E Taiwan, con l'amministrazione uscente di Trump, lancia quella che è stata presentata come un'alternativa alla Belt and Road cinese. Le dimensioni e gli obiettivi sono ovviamente diversi. Taipei punta allo sviluppo dei rapporti bilaterali e multilaterali coi paesi dell'area. In questo senso, per esempio, è stato siglato un MoU con Brunei in materia di "halal economy".

Tsai Ing-wen è intervenuta in modo netto sul tema di Hong Kong, mentre i politici taiwanesi si fanno fotografare mentre impugnano vini australiani.

Foxconn sposta parte della produzione dalla Cina al Vietnam.

SUD-EST ASIATICO

Si parla ancora di RCEP. Potrebbe entrare il Bangladesh, importante hub manifatturiero, mentre ci si chiede se la mancata partecipazione dell'India possa intaccare i rapporti tra Nuova Delhi e il Sud-est asiatico.

Nel frattempo, però, le Filippine sono tra i primi acquirenti dei missili da crociera russo-indiani, anche se gli Usa di Biden rinnovano gli impegni difensivi nei confronti di Manila. Nella politica interna filippina prende quota la figura del boxeur Manny Pacquiao, e si parla di una sua possibile candidatura alle prossime presidenziali.

La Cina approfondisce i rapporti con l'Indonesia. Huawei vede proprio in Giacarta il pilastro della sua espansione regionale, mentre gli investitori tech si spostano dall'India all'Indonesia e aziende cinesi si impegnano alla costruzione di un mega impianto siderurgico.

Nuove tensioni invece tra la guardia costiera malese e le imbarcazioni cinesi, mentre il Vietnam chiede alla Cina di interrompere i flussi turistici verso le isole contese nel Mar Cinese Meridionale.

I governi regionali mettono nel mirino le proteste. Non solo in Thailandia, ma anche in Cambogia, dove sorgerà (nei pressi di Angkor Wat) un nuovo casinò e un parco attrazioni "alla cinese" grazie alla (oppure "a causa della", a seconda dei punti di vista) NagaCorp di Hong Kong.

ASIA CENTRALE

La transizione americana prosegue, ma intanto vanno avanti anche i meeting di Mike Pompeo. Negli scorsi giorni il segretario di Stato di Donald Trump ha parlato con l'omologo dell'Uzbekistan. I due governi hanno di recente deciso di elevare le consultazioni politiche bilaterali annuali ad un dialogo di partenariato strategico. Anche qui, difficile non intravedere il tentativo di ridurre l'influenza della Cina, che però nell'area è sempre molto forte. Lo dimostra, tra le altre cose, l'apertura negli scorsi mesi di un centro di medicina tradizionale cinese sul territorio uzbeko. Segno che Tashkent partecipa alla diffusione della narrativa di Pechino, quantomeno dal punto di vista sanitario.

La Cina, tra l'altro, sembra aver cambiato strategia in Asia centrale. Gli investimenti nei paesi delle repubbliche ex sovietiche si concentrano ormai più sulla manifattura e meno sui grandi progetti infrastrutturali come strade e centrali.

CINA/AFRICA

Etiopia. Il governo cinese ha evacuato 630 suoi concittadini dalla regione del Tigré, nel nord dell'Etiopia, colpita dal conflitto.

Uganda. Il governo usa il riconoscimento facciale di Huawei per reprimere le proteste.

 

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