I paesi dell'Est rivogliono il comunismo. Colpa della crisi dell'Unione europea
Sarà la delusione dell'Europa unita e dei governi democratici spesso corrotti o malfunzionamenti come e peggio che nel passato. Sarà l’allargamento della povertà e della disoccupazione che un tempo toccava solo pochi, perché pochi erano i ricchi. Fatto sta che in molti Paesi dell’est Europa, fino a poco più di vent’anni fa sotto i regimi comunisti, vanno sempre più in scena mostre dedicate a oggetti dell’epoca, vanno in onda programmi televisivi degli anni ’70-’80, mentre i sondaggi mostrano una crescente nostalgia di quei tempi andati. Quando la libertà era un sogno, ma oggi, forse, è una delusione.
La mostra Yugonostalgica di Belgrado, che ha aperto i battenti prima di Natale, si intitola «Ziveo zivot», «viva la vita», dedicata ai tempi di Tito e della bandiera nazionale con la stella rossa in mezzo.
Un'utilitaria Zastava, la 600 del socialismo, è esposta assieme ad una confezione di biscotti Plazma, i Plasmon jugoslavi. Un visitatore ha commentato: «Faccio parte dei fortunati nati nel 1953, quando il nostro passaporto rosso ci permetteva di viaggiare ovunque». Altri pezzi forti sono le magliette ed i ricordi dei campioni di basket della Federativa socialista ai vertici della pallacanestro mondiale.
Non mancano i sedili azzurrini della Jat, la compagnia aerea di Stato, da poco defunta, che volava «su 22 rotte interne e 256 internazionali». I prodotti alimentari dei «Paesi non allineati» si mescolano alle riviste dell'epoca. In copertina sorridono le donnine socialiste, ma con la permanente all'occidentale. Gli hot dog autarchici vengono serviti ad un vero chiosco dell'epoca e si può gustare un caffè socialista al bar spartano del socialismo.
Ostalgie è un neologismo tedesco che indica il rimpianto per la Germania Est e la sua memorabilia. Molte imprese ripropongono marchi obsoleti del periodo comunista come la bevanda Vita-Cola e l'automobile Trabant.
In Ungheria sono tornati di moda l'aperitivo socialista Bambi e i sandali del passato regime. Film come «Goodbye Lenin» sono stati surclassati da serie nostalgiche, che vanno forte grazie al boom delle pay tv nell'Europa dell'Est. In Russia ha grande successo «Gli Ottanta», una commedia sull'ultimo decennio sovietico con la musica occidentale proibita, le lavanderie a vapore ed il mercato nero dei jeans. La serie viene trasmessa anche in Ucraina, Lettonia ed Estonia. In Bulgaria va in onda «Sette ore di differenza», una serie su un ex agente segreto comunista.
Il 44,7% dei romeni, secondo un recente sondaggio, pensa che il comunismo non era poi così male. Il palazzo più visitato dai turisti a Bucarest è la marmorea «casa del popolo», reggia di Nicolae Ceausescu e signora. Addirittura l'ex caserma di Targoviste, dove il Conducator è stato sbrigativamente fucilato con la moglie, sta diventando un'attrazione turistica. A Praga e Bratislava si riesuma il marchio di esportazione della Cecoslovacchia, preferito dai Paesi africani e asiatici. Lo scorso anno il 32% dei cechi si sono detti convinti che il regime comunista fosse meglio dell'attuale democrazia. In Slovacchia le percentuali sono ancora più alte.
In Russia un sondaggio ha affrontato quali siano stati gli aspetti positivi e negativi del sistema dell’Urss. Circa il 33% degli intervistati ha detto che il sistema sovietico garantiva “sicurezza sociale, stabilità e cure al popolo”, il 14% ha detto che è stato un “sistema di giustizia e uguaglianza sociale”, il 9% che l’Urss era uno Stato dove “vigevano la legge e la disciplina”, il 7% ha elogiato l’accesso al “lavoro garantito” e un restante 7% ha detto che la gente era “più propensa ad aiutarsi rispetto a oggi”. Quanto ai contro, il 9% ha evidenziato come aspetti negativi “la restrizione di diritti e libertà”, il 7% “la soppressione della personalità individuale”, il 7% la “scarsità di alcuni tipi di merci”, e i restanti la “legge troppo repressiva dell’Urss”.
Volendo tirare le somme si evince come il 59% degli intervistati in Russia abbia sottolineato come ci fossero più aspetti positivi che negativi nel comunismo.