Coronavirus, BoJo senza strategie: che pena vedere così il Regno Unito
LA SOLUZIONE JOHNSON...
Roma non ha soltanto conquistato militarmente il suo impero: lo ha anche conquistato dal punto di vista culturale. Lo sappiamo perché, a partire da qualche decennio dopo la conquista, si sarebbe detto che tutti i popoli assoggettati avessero un solo rimpianto: quello di non essere nati romani; e una sola ambizione: quella di divenirlo. Infatti hanno edificato le loro città seguendo lo schema romano, hanno costruito arene, terme ed archi di trionfo perfino in posti lontani come Volubilis, in Marocco, o a Bath, in Inghilterra, o infine in Anatolia, nel centro dell’attuale Turchia. Per non dire che si sono messi con tanto impegno a parlare latino, da dimenticare la loro lingua d’origine. E continuare a farlo – attraverso la decadenza – trasformando il latino nelle lingue romanze. Insomma nell’antichità uno spagnolo di Cordova o un gallo di Marsiglia avevano due anime, una locale e una romana.
Ma questa gloria non è durata per sempre. La decadenza ha appannato l’irraggiamento di Roma che è così passata dalla realtà al mito, se è vero che la finzione del Sacro Romano Impero è durata fino agli albori del Ventesimo Secolo. Curiosamente, questa situazione di doppia anima si è riprodotta in secoli recenti con l’impero britannico. Tutti i maggiorenti di quello sterminato impero non erano inglesi ma avrebbero voluto esserlo. E di fatto in parte lo erano, perché di quella lontana isola avevano adottato la lingua, una parte dei costumi e perfino gli sport, se pensiamo che l’India è una delle grandi potenze del cricket, sport che diverte soltanto gli inglesi. L’Inghilterra, con la sua democrazia, le sue scuole, i suoi giornali, la sua letteratura, ha influenzato anche l’Europa. E qui devo scendere sul personale.
Molto scontento del mio Paese, e addirittura odiando la mia regione, sin da ragazzo ho cercato modelli cui potessi aderire, e per conoscerli meglio ho cercato di imparare qualche lingua straniera. Ciò mi ha condotto a divenire almeno mezzo francese, ma il mio modello umano è stato piuttosto quello inglese. L’inglese ideale, ovviamente: quello pragmatico, realista, coraggioso, individualista, leale, libertario. Insomma il gentiluomo imperiale dell’epoca vittoriana. Naturalmente venerando le sue qualità ed escludendo i suoi difetti. Questo per dire a che punto sono filoinglese. Poi, nel corso della mia lunga vita, ho visto passare quella mia patria ideale dalla massima gloria - seguita ai giorni più bui ed eroici della sua storia - ad una progressiva decadenza. Fin quasi a veder giungere al fallimento il Paese che ha inventato la teoria economica, se non ci fosse stata la reazione di Margaret Thatcher.
Negli anni più recenti l’ho perfino vista in preda ad esiti politici degni della peggiore Italia. Che pena vedere un grande Paese che non sa che pesci prendere. Estremisti scervellati come Jeremy Corbyn che quasi distruggono il Partito Laburista. Che sofferenza vedere un Partito Conservatore incapace di darsi un leader credibile, e che alla fine si è affidato a un pasticcione come Boris Johnson (salvo revisione storica). Un signore capace di proporre per il Covid19 la soluzione di lasciar infettare decine di milioni di inglesi, magari avendo quattrocentomila morti, ché tanto poi sarebbe nata l’immunità di gregge. Già, perché – caro il mio Monsieur de La Palice - quelli che non dovessero morire sopravvivrebbero.
In questo, Johnson seguiva i suggerimenti di due virologi inglesi di sua fiducia. E forse di fiducia di nessun altro: La qual cosa dimostra che in Inghilterra non ci sono soltanto politici stravaganti, ma anche scienziati stravaganti. Ma del resto il nostro Salvini è affiancato da Borghi e Bagnai, professionisti anche loro di alto livello. Come quei due virologi. Per fortuna, l’essere filoinglese non mi ha mai indotto a chiudere gli occhi sulla realtà dei singoli inglesi. In questo sono stato aiutato dall’averne conosciuti anche stupidi, ignoranti, svitati, insomma fin troppo umani.
Ma, che si potesse arrivare ad avere un Premier come Johnson, è segno che la decadenza è arrivata al Campidoglio. Quattrocentomila morti? Chiunque esiterebbe all’idea di sterminare quattrocentomila mosche e lui parla così dei suoi connazionali? Ha mai pensato che tra costoro ci potrebbero essere sua madre, se ancora è viva, i suoi figli, se ne ha, i suoi amici, lui stesso? E costui deve guidare il Regno Unito? Come si traduce in inglese “Romolo Augustolo”?
Certo, l’Europa dimostra qualche traccia di Alzheimer. Da un lato applaudiamo la patetica Greta Thunberg, ci preoccupiamo delle specie che rischiano l’estinzione, ci commuoviamo sulle foca monaca e sulle tartarughe caretta, e dall’altro dobbiamo gettare nella spazzatura la donna che ha generato Boris Johnson? Sarà colpevole, ma a questo punto?
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