‘I ragazzi possono prendere il Coronavirus ma in percentuale molto inferiore agli adulti e soprattutto con sintomi molto più miti’ è ormai questa l’opinione più accreditata nel mondo scientifico sul tema 'Covid-19, giovani e adulti'. Un tema molto dibattuto negli Stati Uniti a riguardo della possibile riapertura delle scuole ad agosto.
Quello che ancora non è molto chiaro se i bambini e i ragazzi possano diffondere la malattia tra loro o tra gli adulti a cui stanno vicini.
Al momento l’orientamento nelle scuole americane sembra essere quello di provare ad aprire solo un campione di scuole con diversi livelli di controllo e vedere cosa succede.
Molti studi, non americani, indicano che potrebbe esserci un livello di trasmissione di virus inferiore tra ragazzi e adulti e fra ragazzi e ragazzi, in particolare tra i più piccoli.
Uno studio medico svizzero realizzato su giovani con Covid-19 nell’Ospedale di Ginevra ha dimostrato come le infezioni fossero arrivate ai ragazzi da altri ragazzi in minima parte. Su 39 solo 3 giovani lo avevano contratto da coetanei.
Un’altra analisi, fatta in Australia, ha controllato nove studenti e nove adulti, infettati, che erano venuti in contatto con oltre 700 studenti e 120 membri dello staff scolastico. Solo due sono stati i contagi scaturiti da questi contatti.
Molti pediatri sono convinti che, sia pur in via non ancora definitiva , si possa dire con ragionevole certezza che nelle scuole la trasmissione potrebbe essere un 'problema gestibile’.
Tuttavia altre recenti ricerche dimostrano che l’età potrebbe essere un fattore. Studi in South Corea hanno rilevato che i ragazzi più ‘adulti’ trasmettono e si infettano molto di più di quelli più giovani, soprattutto in ambito familiare.
I ricercatori coreani hanno analizzato migliaia di contatti di quasi 6000 pazienti di Coronavirus rilevando l’età delle persone entrate in contatto in casa. Rispetto ad un 19% di contagi tra giovani tra i 10 e i 19 anni in ambito domestico, solo il 5,3% è stato invece il livello di infezione tra bambini da 0 a 9 anni.
Altri studi però fanno crescere la preoccupazione nel riaprire le scuole. A maggio molti studenti sono tornati a scuola in Germania. In questo caso si sono rilevate poche infezioni tra il personale insegnante e lo staff , mentre maggiori sono stati i contagi avuti tra gli studenti.
Il motivo più evidente potrebbe essere stata la mancanza o la non volontà di riuscire a mantenere una distanza di sicurezza, soprattutto quando le scuole sono in piena attività.
‘E’ rassicurante vedere che -sostiene Anita Cicero, direttore del John Hopkins Center for Health Security-in altri paesi hanno riaperto con successo le scuole, e in generale non si sono avuti grandi focolai. Però è anche vero che quando hanno riaperto, il virus non era in crescita nel Paese’.
‘Per esempio-ha continuato la Cicero-in Finlandia, Francia,Giappone e South Corea avevano 1 o pochi casi su 100000 al momento delle riaperture’.
E l’osservazione assume un aspetto ancora più rilevante se la si confronta con gli 80 casi giornalieri per 100000 persone che si hanno adesso in alcuni Stati americani.
'Il parametro di ragionevole sicurezza da seguire-conferma la dottoressa- dovrebbe che, oltre a 25 contagi su 100000, si è in zona rossa. In questo caso bisognerebbe ritornare a richiudere e soprattutto non riaprire le scuole’.
Molti sanitari, a questo proposito, sono concordi nel ritenere che sia necessario arrivare a numeri di diffusione al di sotto dei 25 per centomila prima di pensare a qualsiasi apertura di scuole e collegi.
Il virus negli Stati Uniti continua a circolare e per questo, sono in molti , tra mondo della scuola e sanitario, a ‘sposare' la tesi che non bisogna avere fretta nel riaprire ed invece studiare piani di sicurezza molto rigidi.
Bill Miller epidemiologo dell’Università Statale dell’Ohio è convinto che’ bisogna avere precisi piani di sicurezza in grado soprattutto di limitare le interazioni’.
Classi divise in piccoli gruppi, orari scaglionati, percorsi differenti sono alcune tra le misure che si stanno pensando prima della riaperture delle scuole richiesta invece, a gran voce, dal Presidente Donald Trump.
Probabilmente la decisione migliore potrebbe essere quella di aprire prima quelle scuole che sono in Regioni meno toccate dal virus e successivamente le altre.
E’, quella della riapertura delle scuole, una decisione importante e una priorità nazionale, ma sono ancora molti i punti di domanda legati alla trasmissione del virus tra giovani e adulti e tra giovani e giovani.
Anche per questo il dibattito, a tutti i livelli, in America è ancora molto aperto e nessuna decisione è stata presa, con buona pace del Presidente.
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