A- A+
Esteri
Sanders-Clinton, scintille sulla sanità

Bernie Sanders promette per ben quattro volte "una rivoluzione". Hillary Clinton sul ruolo che affiderà al marito Bill se lei sarà eletta presidente: "Comincerà a darmi consigli dal tavolo di cucina, poi vedrò se andremo oltre..."  Sono alcuni dei momenti che il pubblico americano ricorderà dell'ultimo dibattito televisivo tra i candidati democratici alla nomination, due settimane prima che abbiano inizio (in Iowa) le primarie per la scelta del prossimo presidente. Ci sono anche i momenti di scontro. Nel dibattito che si tiene a Charleston, South Carolina, a poche centinaia di metri dalla chiesa dove un suprematista bianco uccise nove afroamericani, Hillary mette sotto pressione Sanders per il suo passato ambiguo sulle proposte di leggi contro le armi. Lui reagisce accusandola più volte di avere ricevuto finanziamenti da Wall Street, "inclusi 60.000 dollari di onorari per conferenze dalla Goldman Sachs". E' un dibattito civile, però, dove succede più volte che i tre candidati (c'è anche l'ex sindaco di Baltimora e governatore del Maryland Martin O'Malley) si dicano "d'accordo" l'un con l'altro. E' un confronto dove la caccia ai voti non diventa una gara a chi la spara più grossa, dove su temi concreti come tasse e sanità si affrontano delle proposte, non degli slogan. Manca un Donald Trump, insomma.

Verdetto di pareggio, nell'insieme. Nessuno dei due favoriti ha fatto errori marchiani né ha sferrato un colpo da ko al rivale. Non dovrebbe essere questo dibattito televisivo ad alterare sostanzialmente la dinamica delle ultime settimane: che vede la Clinton in testa nei sondaggi nazionali, ma Sanders in grado di avvicinarsi molto o perfino di superarla nei primi due testi dell'Iowa e New Hampshire. Anche se in un'elezione generale è dubbio che possa vincere uno che promette rivoluzioni, la logica delle primarie è diversa: vanno a partecipare i più motivati, e in fatto di motivazione il senatore del Vermont si è rivelato fin qui il vero trascinatore tra la base democratica.

L'unica debolezza palese di Sanders, se si eccettuano i problemi di udito che evidenziano al pubblico la sua età più avanzata nel trio (ha 74 anni contro i 68 di Hillary), è sulla questione delle armi e Hillary non si lascia sfuggire l'occasione di passare all'offensiva fin dalle prime battute. "Da senatore - accusa la Clinton - lei ha votato contro la proposta di legge che avrebbe permesso di processare per le stragi di armi da fuoco i fabbricanti di pistole e fucili". E' una vera macchia nell'immagine dell'anziano radicale di sinistra che si auto-proclama socialista. Lui di recente ha corretto il tiro, promettendo che appoggerebbe una misura del genere.
 

Si oppongono ancora sulla sanità, ma è una divergenza tattica più che di principio. Sanders prende le distanze da Obama-care, come viene chiamata la riforma sanitaria che il presidente fece approvare dal Congresso nel 2010. "Abbiamo la sanità più costosa del mondo - denuncia Sanders - spendiamo il 50% in più della Francia e 29 milioni di americani restano tuttora privi di assistenza". Lui propone un sistema sanitario nazionale di modello europeo, "che tagli fuori il capitalismo sanitario privato, le compagnie assicurative e Big Pharma". In altre parole: proprio quello che Hillary tentò di far passare al Congresso quando suo marito era presidente. Ma fu sbaragliata. Ora Hillary, senza rinnegare il suo tentativo degli anni Novanta, adotta un atteggiamento pragmatico e realista. Difende Obama-care e propone di partire da quella riforma per migliorarla. Lo fa per due comprensibili ragioni. La prima: un candidato democratico avrà bisogno di tutto l'appoggio del presidente uscente, criticare Obama è un autogol. La seconda: "i repubblicani non chiedono di meglio che ricominciare il dibattito su Obama-care per abrogare quella legge". Insomma i rapporti di forze al Congresso sono un vincolo serio.
Ma dalla sanità privata il passo è breve per giungere alla malattia che affligge la democrazia americana: il potere delle lobby, il ruolo del denaro nella politica.

E' il cavallo di battaglia di Sanders, il tema su cui lui torna più volte nel corso della serata, una delle ragioni che lo rendono popolare nella sinistra del partito e fra i giovani. "Abbiamo un sistema di finanziamento delle campagne elettorali profondamente corrotto - insiste il senatore del Vermont - dobbiamo farla finita con i super-Pacs, i comitati elettorali in cui affluiscono fondi dalle multinazionali. Io non ho mai preso soldi dalle banche, e prometto che sotto un'Amministrazione Sanders non vedrete mai un ministro del Tesoro che viene dalla Goldman Sachs". L'allusione è a Robert Rubin e Hank Paulson, segretari al Tesoro di Bill Clinton e George W. Bush. Sul tema delle banche ci sono di nuovo scintille. Sanders propone di "smembrare i colossi bancari, ripristinare la legge Glass-Stegall", quella che dopo la Grande Depressione proibì di mescolare i mestieri delle banche di deposito (che raccolgono risparmio popolare) con l'investimento a rischio delle banche d'affari. "E' assurdo - rincara Sanders - che la Goldman Sachs sia multata per cinque miliardi di dollari ma i suoi top manager sono influenti come sempre, mentre un ragazzino beccato con la marijuana ha la fedina penale sporca".

Tutti e due promettono di aumentare le tasse sui milionari, di cancellare i privilegi fiscali per gli hedge fund, di combattere l'elusione delle imprese che spostano sedi fiscali nei paradisi offshore. Le convergenze si estendono alla riforma del sistema penale, per sanare la piaga dell'incarcerazione di massa che colpisce sproporzionatamente neri e ispanici. D'accordo anche sulla politica di Obama per combattere il terrorismo islamista "per il quale abbiamo bisogno della massima collaborazione tra la comunità islamica, non di demonizzarla". Resta senza risposta il dilemma con cui si è scontrato più volte Obama, sul quale il presidente ha fatto una riflessione autocritica nell'ultimo discorso sullo Stato dell'Unione: come trovare terreni d'intesa bipartisan coi repubblicani, che controllano il Congresso oggi e rischiano di avere la maggioranza anche dopo il voto di novembre.

Tags:
usa





in evidenza
Lavoro forzato al capolinea: c'è il divieto Ue di vendere merce prodotta con lo sfruttamento

Politica

Lavoro forzato al capolinea: c'è il divieto Ue di vendere merce prodotta con lo sfruttamento


in vetrina
Djokovic re del tennis e del vino: "Produciamo syrah e chardonnay"

Djokovic re del tennis e del vino: "Produciamo syrah e chardonnay"


motori
Citroen nuovo Berlingo, nato per facilitare la vita quotidiana

Citroen nuovo Berlingo, nato per facilitare la vita quotidiana

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.