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Esteri
Ecco lo scanner che legge i libri senza aprirli


La lettera segreta — Un ricercatore del MIT-Massachusetts Institute of Technology—il Dr. Barmak Heshmat—ha messo appunto un apparecchio che permette di leggere le pagine di un libro senza aprirlo. Si tratta di una sorta di scanner che, attraverso l’impiego di onde elettromagnetiche nello spettro “terahertz” tra microonde e luce infrarossa, “vede” attraverso la carta il riflesso dell’inchiostro di stampa. L’utilità della scoperta non è immediatamente ovvia—i libri si leggono con più facilità aprendoli. Potrebbe forse essere utilizzata per analizzare i tomi antichi e troppo delicati per essere maneggiati, ma ciò non è una necessità quotidiana, specialmente a un costo unitario di $100mila per la nuova macchina, uno “spettrometro terahertz”.

Però, potrebbe trovare un suo mercato. Il generalizzato restringimento dei diritti personali in Occidente dall’inizio di questo secolo ha lasciato dietro delle isole di comunicazione privilegiata personale che sono—o almeno sarebbero—ancora protette per legge. La classica lettera postale, quella cartacea, ne è un esempio. In parecchi paesi, specialmente quelli della tradizione costituzionale anglosassone, il diritto alla privacy di questa forma di comunicazione è almeno teoricamente garantito. Occorre un mandato per l’apertura delle lettere in transito, una protezione che con varie motivazioni spesso non si estende alle email.

L’esistenza continuata di tale imbarazzante falla nelle reti dell’intelligence non è nei fatti tanto un problema legale quanto tecnico. Le lettere si aprono lo stesso—ma è una fatica, soprattutto perché bisogna preservare le apparenze. Bisogna aprire la busta, estrarre il contenuto, esaminarlo e poi richiudere il tutto come se nulla fosse. La procedura è lenta, richiede molte risorse ed è un ostacolo a quella sorveglianza universale che è l’obiettivo dei più evoluti servizi di sicurezza, ad ovest che ad est.

L’invenzione del Dr. Heshmat—una volta affinata, per ora legge solo 20 pagine alla volta—promette di rendere tecnicamente possibile anche la sorveglianza totale e automatizzata della comunicazione postale. Non sarà più necessario procedere solo quando si riesce a identificare un reale interesse di stato.

Il caso, d’importanza limitata in quanto la lettera cartacea non è più molto usata, è interessante per la luce che proietta sull’evoluzione dei diritti personali. Il concetto anglosassone della privacy quasi non ha fatto in tempo ad allargarsi nel mondo prima di cominciare a scomparire. È uno dei molti figli—insieme con il referendum popolare, il voto segreto, il segreto bancario e così via—dell’idea illuminista che le persone avrebbero un “diritto naturale” di proteggersi dai soprusi dello Stato.

È questa per esempio la chiave di lettura ideologica dell’eterna battaglia americana sul diritto di possedere le armi—garantito in maniera esplicita e, ormai, imbarazzante dalla molto illuminista Costituzione del 1787. I fondatori del Paese, nato con una rivoluzione, hanno evidentemente ritenuto di lasciare al popolo gli strumenti per “bissare” nel caso si rendesse necessario.

Per tornare alla lettera non più segreta, com’è noto, le novità tecnologiche costano molto e non sempre funzionano a dovere. Se la politica è l’arte del compromesso, non si potrebbe trovare una via di mezzo? Ad esempio, introducendo l’obbligo di spedire solo buste aperte, o magari vuote?

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