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Esteri
G20 Arabia tra Covid, ripresa e polemiche. E l'Italia si scalda per il 2021
I leader del G20 in collegamento virtuale durante il summit di marzo (fonte LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili)

G20, le questioni sul tavolo

Sabato 21 e domenica 22 novembre si terrà l’incontro dei leader del G20. Vista la pandemia e l’insicurezza sanitaria del momento, sarà ovviamente tutto virtuale, tramite connesioni e schermi. L’Arabia Saudita, presidente di turno dell’organismo internazionale, dirigerà i lavori nella persona di Sua Maestà il Re Salman bin Abdul Aziz Al-Saud. Per la prima volta un paese arabo ospita il summit del G20, che però probabilmente sarà fortemente limitato in termini di efficacia dalla modalità telematica. Si terranno infatti delle sessioni online sulle maggiori tematiche globali che i grandi paesi del mondo si trovano ad affrontare, ma non avverranno gli incontri personali tra i capi di stato e di governo che in tempi normali si sarebbero svolti.

Al centro dei lavori verranno posti gli effetti della pandemia di Covid-19 e le misure economiche da programmare per la ripresa della crescita mondiale. Altra questione importante sarà quella della corsa globale al vaccino. Pur nelle difficoltà realizzative e nella competizione attorno a una “geopolitica dei vaccini”, da più parti si auspicano l’impegno a unire il più possibile gli sforzi nella ricerca e nello sviluppo. Inoltre, come dichiarato dalla stessa Arabia Saudita in un comunicato rilasciato nelle scorse settimane, il meeting si focalizzerà anche sulla “protezione delle vite” e sulle diverse “vulnerabilità” emerse durante la pandemia.

il re dell'Arabia Saudita Salman bin Abdul Aziz Al-Saud in collegamento durante il G20 di marzoIl re dell'Arabia Saudita Salman bin Abdul Aziz Al-Saud in collegamento durante il G20 di marzo

Ipotesi di boicottaggio

Proprio su questi ultimi punti non mancano le polemiche. L’Arabia Saudita da diverso tempo è, infatti, messa sotto accusa per le violazioni dei diritti umani che negli ultimi anni sono aumentate notevolmente. Attivisti, dissidenti o semplici donne che richiedono equità di genere, sono puniti e imprigionati. Nel 2018, il controverso omicidio del giornalista e dissidente Jamal Khashoggi, nel consolato saudita di Istanbul, ha messo ulteriormente in cattiva luce Riad.

Sull’imminente vertice del G20 si sono alzate diverse voci, anche molto influenti, per invitare a boicottare l’evento presieduto dai sauditi. Tra queste, oltre a molte organizzazioni internazionali per i diritti umani o la fidanzata di Khashoggi, Hatice Cengiz, si rilevano per esempio quelle di 45 membri del Congresso americano che hanno chiesto al presidente Donald Trump di non presenziare al summit. Anche dall’Unione europea si sono alzate proteste. 65 rappresentanti dell’europarlamento hanno firmato una lettera in cui domandano alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, di non prendere parte al G20. I gruppi pacifisti invece accusano sia Riad per il coinvolgimento nella terribile guerra in Yemen, che va avanti da anni senza un’apparente soluzione, sia i paesi occidentali che riforniscono di armamenti proprio il regno saudita.

Il presidente del parlamento europeo Charlese Michel in collegamento con i leader del G20 durante il summit online di marzo

La futura presidenza italiana

Nonostante le polemiche e l’anomalia dello svolgimento a distanza, sarà comunque un evento da tenere in considerazione, visto che dal 1° dicembre la presidenza di turno del G20 sarà italiana e inevitabilmente erediterà da questi lavori alcuni temi cruciali. Se il summit del 2020 avviene quando la pandemia, con la seconda ondata, è ancora in corso, Roma ospiterà quello del prossimo anno, quando (ci si augura) la crisi sanitaria sarà ridimensionata. Il 2021 quindi sarà decisivo per le 19 prime economie (più l’Ue) e di conseguenza per tutto il mondo.

La presidenza dell’Italia avrà l’obiettivo di mettersi alle spalle l’emergenza Covid e trattare, multilateralmente, le sfide globali dei prossimi anni. Pietro Benassi, consigliere diplomatico del presidente del Consiglio, ha recentemente indicato le linee guida da valorizzare nell’agenda del G20 italiano: People, Planet, Prosperity, Public Health.

In un periodo storico in cui le iniziative nazionali e bilaterali la fanno da padrone, il prossimo G20 ha la possibilità di incidere in maniera più marcata. In questo potrebbe venire in aiuto Joe Biden, prossimo presidente statunitense, che, al contrario di Trump, non ha mai nascosto la sua fiducia nel multilateralismo. Fare da traghettatore sarà compito dell’Italia, con relativi onori e oneri.

Giuseppe Conte in collegamento con i leader del G20 durante il summit di marzo (fonte LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili)Giuseppe Conte in collegamento con i leader del G20 durante il summit di marzo (fonte LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili)

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