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Esteri
Germania, Weidmann via per incompatibilità col "semaforo". Lotta Fdp-Verdi
Jens Weidmann (foto Ipa)

Ufficialmente si è dimesso per "motivi personali", ma dietro la mossa improvvisa di Jens Weidmann, ci sarebbe di più. Per l'esattezza, una mancata compatibilià con il governo che sembrerebbe in procinto di nascere, con la cosiddetta "coalizione semaforo" tra socialdemocratici, verdi e liberali. Un trittico che pare destinato a rivedere drasticamente la posizione tedesca su una serie di questioni economiche sulle quali Weidmann è sempre stato il guardiano. Lui, che è stato spesso e volentieri ritratto sorridente con Angela Merkel, avrebbe potuto sentirsi fuori posto o fuori luogo con un governo che vuole invece riaggiustare la sua posizione su diverse materie.

La nuova linea ecologista e pro investimenti che sembra uscire dai primi approcci negoziali di Spd, Fdp e Verdi non si sposa benissimo con la linea di Weidmann. Dietro le dichiarazioni ufficiali, ci sarebbe proprio la consapevolezza che l'estromissione della Cdu dal governo possa di fatto pregiudicare le sue intenzioni, già frustrate dalla politica monetaria della Bce e da un'inflazione vicina al 5% in Germania. Appare chiaro che una possibile linea espansionistica rischierebbe di aprire uno scontro tra governo federale e Bundesbank, cosa che in Germania nessuno vuole. E intanto, in maniera parallela, un altro dei maggiori falchi tedeschi deve lasciare la sua poltrona. Si tratta di Wolfgang Schauble, che deve lasciare la presidenza del parlamento tedesco a un esponente del partito più votato alle elezioni, vale a dire l'Spd.

L'addio di Weidmann è un segnale rilevante, che fa capire che al di là delle dichiarazioni ufficiali il dibattito interno ai componenti della possibile coalizione è parecchio acceso. Il probabile cancelliere, Olaf Scholz, ha più volte dichiarato che il Patto di Stabilità, per com'è adesso, "è sufficientemente flessibile". Lo stesso documento sul quale si stanno conducendo i negoziati sembra andare in qualle direzione: "Il patto di stabilità ha dimostrato la sua flessibilità. Sulla sua base vogliamo assicurare la crescita, mantenere la tenuta rispetto al debito e realizzare investimenti sostenibili e attenti al clima", si legge nel documento. Peccato che però, in realtà, la posizione di Scholz e dell'Spd sarebbe diversa. Nel programma dei socialdemocratici si legge infatti che il patto attuale dovrebbe essere trasformato in un "patto per la sostenibilità" con la sostituzione di tagli e risparmi con nuovi investimenti.

Fdp e Verdi dovranno trovare una sintesi, anche perché entrambi mirano al ministero delle Finanze. Robert Habeck dei Verdi ha detto più volte di essere a favore di un allentamento delle regole di restituzione del debito a livello europeo. Di posizione opposta invece il capo dei liberali Christian Lindner, che già in campagna elettorale ha ribadito varie volte che il patto di stabilità non va toccato. Il timore di un generale ammorbidimento delle regole in Europa anima non poche voci in Germania e da questo malessere sarebbero nate le dimissioni di Weidmann, che non si sarebbe sentito abbastanza tutelato dalla probabile coalizione semaforo.

Non è un caso che a prendere posizione sul suo addio siano proprio la Cdu, in maniera critica, e l'Fdp, in maniera più propositiva facendo parte del gruppo di partiti coinvolto nei negoziati per la formazione del governo. Secondo Carsten Linemann, deputato Cdu, le dimissioni di Wedimann sono "un segnale fatale" per la politica monetaria dell'Eurozona. Florian Toncar, deputato e responsabile per le finanze dell'Fdp, chiede di proseguire sulla linea tracciata da Weidmann: "Vorrei vedere una certa continuità in futuro" alla guida della Bundesbank. Così come Lindner ha affermato che la Bundesbank "deve continuare a sostenere una politica monetaria orientata alla stabilità in Europa". 

Intanto si apre la corsa alla successione. La favorita sembra essere la vice Claudia Buch, ma in corsa ci sono anche il capo del desk economia della Budnesbank, Jens Ulrbich, gli economisti Volker Wieland, Lars-Hendrik Röller, Marcel Fratzscher, Lars Feld e Jakob von Weizsäcker. Da non trascurare però la candidatura di Isabel Schnabel, membro del board della Bce che potrebbe decidere di tornare a casa.

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