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Esteri
I bambini di Gaza: morte e distruzione a “livelli senza precedenti”

I bambini di Gaza: morte e distruzione a “livelli senza precedenti”

Sono trascorsi quasi tre mesi dal 10 febbraio, giorno in cui un annuncio di Netanyahu ha gelato mezzo mondo: l’ordine dato all’IDF di prepararsi all’invasione di Rafah. Da allora il milione e mezzo di palestinesi intrappolati nell’ultima città rimasta in piedi in tutta la Striscia vivono nel terrore e nell’angoscia, 24 ore al giorno. Sottoposti a un martirio quotidiano di bombardamenti. Costretti a vivere faccia a faccia con la morte. Ogni giorno almeno 30/40 civili innocenti e disarmati vengono assassinati. La maggior parte sono donne e bambini. Madri e padri che perdono figli, nonni che piangono la morte di figli e nipoti, interi nuclei falcidiati d’un colpo. Neonati che non fanno in tempo a vedere la luce, e se non muoiono sotto le bombe sono destinati alla consunzione e, come molti altri bimbi, muoiono di fame. Anche questa mattina l’esercito israeliano ha bombardato una civile abitazione nel centro di Rafah e ucciso sei persone, quattro di loro erano bambini piccoli.

Sono più di 30.000 i bambini che oltre alla carestia devono affrontare il peggiore dei traumi: quello di essere rimasti orfani, di aver perso padre madre e fratelli in un colpo solo. Decine di migliaia di bambini sono rimasti soli al mondo. Ma quale mondo? Quello che conoscono è a pezzi, ridotto in macerie, in mezzo alle quali vagano come relitti alla deriva. Galleggiano in un mare di odio, distruzione, violenza disumana. Sanno che possono essere i prossimi bersagli. Vivono in attesa di essere affondati e inghiottiti dalla morte. Questa è la realtà dei bambini di Gaza. Un inferno dal quale, anche se esci vivo, non puoi più scrollarti di dosso il ricordo.Il capo dell’UNICEF Catherine Russell ha affermato che fra il milione e mezzo di profughi palestinesi stipati a Rafah “ci sono almeno 600.000 bambini, fra cui migliaia di neonati denutriti. Un’invasione di terra israeliana porterebbe catastrofe su catastrofe”. E sempre il capo dell’UNICEF avverte che “la mancanza di cibo non permette ai bambini che non sono abbastanza forti di guarire in modo adeguato”. Philippe Lazzarini, Commissario generale Unrwa, ha dichiarato che a Gaza i numeri sono “senza precedenti e sconcertanti: in 6 mesi sono morti più bambini che in tutti i conflitti del mondo negli ultimi 4 anni”.

Secondo un funzionario delle Nazioni Unite, il livello di distruzione a Gaza ha superato qualunque livello raggiunto dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Si stima che la ricostruzione postbellica potrebbe costare fino a 50 miliardi di dollari. “Non vediamo nulla di simile dal 1945”, ha detto ieri sera Abdallah al-Dardari, direttore dell’ufficio regionale per gli stati arabi presso il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), durante una conferenza stampa online. “L’intensità e la portata massiccia della distruzione a Gaza è senza precedenti, e lo sforzo per ricostruire richiederà almeno 80 anni”. È stato stimato che gli incessanti bombardamenti israeliani in poco meno di sette mesi hanno distrutto l’80% degli edifici presenti nella Striscia. Più della metà della popolazione ha perso tutto, compresa la casa. In questi sette mesi, su ordine del Governo e del Gabinetto di Guerra di Netanyahu, l’esercito più morale del mondo ha assassinato più di 35 mila civili inermi, 14.500 dei quali erano bambini e circa 10mila donne, madri, ragazze. Ha distrutto tutte le infrastrutture civili, cancellato l’intero sistema sanitario, demolito chirurgicamente 36 ospedali, distrutto il sistema scolastico radendo al suolo 56 scuole e tutte e 12 le università della Striscia. Ha torturato e ucciso 496 medici e operatori sanitari e ne ha feriti altri 1.500. Ha sequestrato torturato e deportato nelle carceri israeliane 309 medici e paramedici, senza nessun motivo se non quello dell’odio raziale. Molti di loro sono stati giustiziati in carcere.

L’ultimo tragico caso scoperto ieri è quello del medico chirurgo palestinese Adnan al-Bursh, 50 anni, capo del dipartimento di ortopedia dell’ospedale al-Shifa, uno dei medici più qualificati di tutta la Striscia. Secondo la Commissione per gli Affari dei prigionieri e il Gruppo di difesa dei diritti dei palestinesi, il medico è stato assassinato il 19 aprile scorso nella sezione 23 del carcere israeliano di Ofer, a qualche chilometro da Ramallah, in Cisgiordania. In quel carcere sono stati deportati molti dei palestinesi sequestrati nei mesi passati a Gaza dai soldati israeliani. Nelle ultime ore, nello stesso carcere, è stato ucciso anche il giovane Ismail Abdul Bari Khader. Nella nota congiunta emessa dalle due organizzazioni si legge che "Le due vittime sono morte a causa delle torture e dei crimini commessi contro i detenuti di Gaza". Il suo corpo è stato consegnato ieri, insieme ad altri 64 prigionieri.Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Cisgiordania occupata e a Gaza, ieri ha dichiarato di essere "estremamente allarmata" per l’uccisione dell'eminente medico.

Nuove analisi satellitari confermano inoltre l’ “ecocidio” causato dalle operazioni belliche israeliane in queste sette mesi: più del 50% della copertura forestale e delle terre coltivate della Striscia sono state devastate; intere distese di uliveti e frutteti abbattuti, acqua inquinata. Le ONG riferiscono che "L'agricoltura e la fauna selvatica sono state completamente distrutte". Un cataclisma causato dall’uomo di portata mai vista prima nella storia.È chiaro ormai che l’ossessione di Netanyahu per Rafah non ha nulla a che vedere con l’eliminazione degli ultimi quattro battaglioni di Hamas. Volercelo far credere a tutti i costi è un’offesa all’intelligenza di ognuno di noi. Chiunque a questo punto ha capito che è un pretesto.L’ossessione di Netanyahu e del suo governo nazista e estremista, che da mesi agitano lo spauracchio dell’antisemitismo per deviare l’attenzione dalla loro guerra immorale e dalle loro politiche illegali, ha un solo e unico scopo: cancellare dalla “terra promessa” ogni traccia “gentile” che non appartenga al “popolo eletto”.Se questa non è pulizia etnica, qualcuno ci spieghi cos’è.






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