Iran, Khamenei: "Sul nucleare non cediamo di una virgola"

Parte in salita la nuova sessione negoziale sul programma nucleare iraniano. Ali Khamenei, ha ribadito che Teheran "non arretrera' di un centimetro" dai suoi diritti nucleari e ha fatto sapere che, pur non intervenendo direttamente, ha gia' definito "le linee rosse" per i suoi negoziatori. E' una doccia fredda su chi vorrebbe l'accordo.
Khamenei ha anche attaccato la Francia, il Paese ritenuto responsabile dello stop alla precedente intesa giudicata troppo favorevole a Teheran; poi ha aggiunto che l'Iran "colpira' sul volto i suoi aggressori con una violenza tale che non se lo dimenticheranno", senza chiarire pero' in che modo si espliciterebbe questa minaccia. E se non bastasse a innalzare la tensione diplomatica, ha attinto alla vecchia retorica degli ayatollah per attaccare Israele, "il regime sionista destinato a crollare".
Pronta la replica della Francia, gia' sostenitrice della linea dura nel negoziato con la repubblica islamica. La portavoce del governo, Najat Vallaud-Belkacem, ha avvertito che "le parole di Khamenei sono inaccettabili e complicano i negoziati". Il nuovo round di trattative sul programma nucleare iraniano tra Teheran e i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu piu' la Germania comincera' nel pomeriggio. E' prevista una prima riunione di coordinamento tra le 6 potenze, che sara' poi seguita da un incontro bilaterale tra il capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, e il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, capo negoziatore iraniano. I lavori potrebbero andare avanti fino a venerdi'.
L'avvicinamento tra Occidente e Teheran non ha precedenti nell'ultimo decennio, ma le differenze rimangono; e di fatto il negoziato sta entrando in una fase estremamente difficile, quella dei dettagli piu' tecnici. Nell'ultimo incontro, quello in cui l'accordo sembrava cosi' vicino che all'improvviso sono piombati a Ginevra tutti i responsabili degli Esteri del 5+1, l'accordo e' sfumato sull'insistenza iraniana a vedere riconosciuto il suo diritto ad arricchire l'uranio, e sul mancato accordo sul reattore ad acqua pesante di Arak che, una volta operativo, potrebbe produrre plutonio per la bomba atomica.
Il presidente Usa Barack Obama, riceverebbe un'iniezione di credibilita' da un accordo e ha chiesto ai senatori Usa di non imporre nuove sanzioni per lasciar il tempo alla diplomazia di lavorare; ma lui stesso ha espresso sulla possibilita' di un accordo.