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Esteri
La democrazia britannica ha un nome: Nigel Farage

Leader dello United Kingdom Party (UKIP), dopo il 23 Giugno 2016 con il trionfale referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, s’era dissolto. Aveva cessato la propria funzione il suo partito ed evidentemente anche lui, visto che si mise nelle retrovie e dimise da incarichi di punta.

Epico fu il suo intervento al Parlamento Europeo, quando difese strenuamente la democrazia italiana, dopo la violenza con cui deposero Silvio Berlusconi dal Governo, installando Mario Monti. Molto più incendiario di qualsiasi italiano che avrebbe dovuto tenere la posizione. Celeberrima fu anche l’arringa del 28 Giugno 2016, dopo le consultazioni sulla Brexit:

“(…)Quello che è successo lo scorso giovedì è stato un notevole risultato, è stato davvero un terremoto, non solo per la politica britannica o europea, ma anche per la politica mondiale, per quello che le piccole persone hanno fatto, quello che le persone ordinarie hanno fatto, quello che le persone che sono state oppresse durante gli ultimi anni e hanno visto i loro standard di vita andare giù: Hanno rifiutato le multinazionali, hanno rifiutato le banche d’affari, hanno rifiutato le grandi politiche e hanno detto al momento, noi rivogliamo il nostro Paese! Noi rivogliamo le nostre acque, rivogliamo i nostri confini, vogliamo essere una normale Nazione, indipendente e autogovernata e questo è quello che abbiamo deciso ed è quello che deve accadere.(…)”

Tuttavia dopo tre anni nulla è ancora successo, se non un Primo Ministro May che lascia l’incarico in lacrime, incapace di gestire l’uscita dall’Unione. Si è paventato tante volte un nuovo Referendum, e nonostante l’economia britannica abbia goduto di ottimi successi in questi mesi, si continua a narrare mediaticamente la catastrofe.

Però, quando il mandato popolare sta per essere disatteso e tradito, ecco che ricompare lui, Nigel Farage. Fonda un nuovo partito in questo 2019, celebra il più rapido successo mai registrato in Inghilterra, e nei sondaggi per il prossimo Parlamento Europeo dovrebbe veleggiare attorno al 30%. Il suo Brexit Party ha già 14 eurodeputati con sé (fuoriusciti dall’UKIP), e per ora ha un solo punto nel programma.

Hard Brexit, uscita netta, senza accordo, il 31 Ottobre 2019. Poi verranno negoziati tutti i termini dei rapporti commerciali, secondo l’Organizzazione Mondiale del Commercio. La formula del suo successo è semplice, netta ed immediata, ed è l’antitesi dell’establishment. Rispettare i patti presi con gli elettori. Difficile vero?

 

Twitter @andrewlorusso

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