La Libia ricatta l'Italia sui migranti
La Libia ricatta l'Italia
Dai tempi di Gheddafi l’Italia è il bancomat dei governi libici che la ricattano regolarmente sulla questione degli sbarchi di migranti.
Abdulsalam Kajman, vice di Sarraj, il capo di uno dei due governi libici, è in missione a Roma e ne approfitta per bussare -come al solito- a quattrini, sicuro che un Paese strutturalmente debole e ricattabile come l’Italia cederà perché il furbo levantino sa che ci sono le elezioni e le bombe umane non portano tanti voti ed anzi li fanno perdere.
Kajman, un nome un programma, è nella Capitale per perfezionare il memorandum siglato poco tempo fa per contrastare l’immigrazione illegale.
Si ricordi come la Libia, zona di tradizionale influenza italiana, sia cruciale per gli interessi italiani con il gas gestito da Eni e come la caduta di Gheddafi voluta dai francesi di Sarkozy e con l’avallo inglese ed americano e l’incredibile accettazione del governo Berlusconi si può configurare come un vero e proprio piano ostile per allontanare l’Italia da una sua ex colonia.
E purtroppo il piano è riuscito visto che grazie all’azione destabilizzatrice dei potentati occidentali ora dominano delle tribù più o meno raffazzonate che spesso esercitano un notevole potere di ricatto nei confronti del nostro Paese.