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Esteri
Libano, Diab nuovo premier: il sunnita che non piace ai sunniti

Ad un mese e mezzo dalle dimissioni di Saad Hariri, e dopo aver ricevuto 69 preferenze dai parlamentari libanesi durante le consultazioni, Hassan Diab e' stato nominato nuovo primo ministro dal presidente Michel Aoun. Sessanta anni, tre figli, professore di ingegneria informatica all'American University di Beirut (Aub), Hassan Diab avra' cosi' il difficile compito di formare un nuovo governo nel bel mezzo di una grave crisi socio economica, mentre migliaia di libanesi ormai da oltre due mesi scendono in piazza per protestare contro la classe politica locale e le condizioni infrastrutturali e socio economiche. Chi e' Hassan Diab? "Lo hanno tirato fuori dal cilindro, con lui non cambiera' nulla", ha commentato ieri la parlamentare indipendente e giornalista Paula Yacoubian, prima di esprimere la sua preferenza per Halime el Kaakour durante le consultazioni al palazzo presidenziale. Il nome di Hassan Diab e' spuntato improvvisamente ieri mattina, quando il vice presidente del Parlamento, Elie Ferzli, chiamato ad esprimere una preferenza, lo ha proposto ad Aoun. Il suo profilo e' formalmente quello di un tecnico, vicino all'Accademia piu' che alla politica, ma a giudicare dalle proteste nel centro di Beirut, viene considerato parte integrante del "nizam", del "sistema" che migliaia di libanesi vorrebbero abbattere.

Conclusasi l'esperienza di un governo di unita' nazionale guidato da Saad Hariri, in base a cui ogni partito - eccetto i Falangisti - aveva una rappresentanza nell'esecutivo, quello di Diab sara' verosimilmente un governo espressione di una maggioranza parlamentare, a prescindere dalla sua composizione. Il docente ha ottenuto infatti il sostegno decisivo del principale partito cristiano maronita, il Free patriotic movment (Fpm) di Gebran Bassil (genero di Aoun), dei suoi alleati del Blocco della Resistenza (Amal ed Hezbollah), di un altro partito cristiano come il Marada e di altre formazioni minori. Una maggioranza che rischia di dividere ulteriormente il Paese, specie se si pensa che a Diab manca l'appoggio del secondo partito cristiano (le Forze Libanesi, astenutesi durante le consultazioni), del principale partito druso (quello di Jumblatt, che ha votato per Nawwaf Salam) e di quasi tutto il blocco sunnita. Questo e' un aspetto notevole, nonche' inedito: nonostante sia un musulmano sunnita - in base alla divisione delle cariche su linee confessionali, il ruolo di primo ministro deve essere ricoperto da un sunnita - Hassan Diab ha ricevuto i voti di soli 6 deputati sunniti, mentre gli altri 21 si sono astenuti o hanno votato diversamente. 

E' inoltre emblematico che lo stesso blocco guidato da Najib Miqati non lo abbia votato, sebbene Hassan Diab sia stato ministro dell'Istruzione proprio nel governo guidato dal politico tripolino dal 2011 al 2014, quando Hezbollah ed i suoi alleati sfiduciarono l'allora governo Hariri, favorendo cosi' la formazione di un nuovo esecutivo a guida Miqati. Il fatto che Diab sia stato nominato grazie al sostegno di Hezbollah, Amal e del Fpm, i quali hanno sempre rifiutato la richiesta di un governo interamente composto da tecnici da parte della piazza, tende ad escludere in partenza l'ipotesi di un esecutivo di natura non politica, anche se lo stesso Diab ha affermato di volersi affidare a figure tecniche, chiedendo a tutti i libanesi, a margine della sua nomina, di "prendere parte al laboratorio delle riforme".

I malumori dei libanesi non sono solo legati alla presunta organicita' di Diab al sistema ma anche alla sua attivita' professionale. Nizar, un suo ex studente alla Aub, scrive su Twitter: "e' un corrotto come gli altri, all'universita' era famoso perche' firmava i paper degli studenti a nome suo, e diceva che non avevamo diritto a firmare in quanto soltanto degli studenti". Lo conferma anche Jad, un altro suo ex alunno, sceso in piazza per protestare contro la sua nomina. Non sono le uniche voci che girano sul suo conto. Secondo altri, Diab durante il suo mandato da ministro fece stampare due volumi da mille pagine nei quali erano elencati i suoi "successi" da ministro, per un costo di circa 70 milioni di Lire (circa 40 mila dollari) a spese dei contribuenti; fece intitolare una scuola pubblica a sua madre; triplico' la quota di iscrizione all'Universita' pubblica. Diab non ha mai commentato o risposto a queste accuse, come non ha risposto alle allusioni circa la sua tendenza al nepotismo (diffusa la storia di un suo tentativo di raccomandare il figlio presso una prestigiosa clinica di Beirut). Dopo aver formato un nuovo esecutivo, Diab dovra' pero' certamente rispondere ad una societa' civile che sembra aver esaurito la pazienza, concentrandosi sulla grave crisi economica e dimostrandosi nella sua azione politica indipendente rispetto ai partiti che lo hanno sostenuto, sia al cospetto dei libanesi che contro quei partiti protestano, che anche di una comunita' internazionale che potrebbe percepirlo come sodale di Hezbollah - al centro di un programma di sanzioni americane ed europee - e isolare ulteriormente il Libano. Che, invece, avrebbe bisogno di aprire diverse linee di credito, tra cui quella da 11 miliardi di dollari paventata lo scorso anno alla Conferenza dei Cedri.

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