Libano, strage dopo la preghiera. 27 morti e 350 feriti a Tripoli

Due forti esplosioni hanno provocato almeno 27 morti e 358 feriti a Tripoli, la seconda città del Libano. Gli attentati si sono verificati nei pressi di due moschee sunnite, al termine della preghiera del venerdì. Il bilancio, ancora provvisorio, è stato diffuso dal ministro della Salute, Ali Hassan Khalil. Il primo attacco è stato messo a segno nel centro, vicino alla moschea di Taqwa e nei pressi della casa del primo ministro uscente Najib Mikati, che però, secondo il suo ufficio, non si trovava in città. Mentre la seconda esplosione ha scosso, cinque minuti dopo, la zona del porto, vicino alla moschea di Salam e non lontano dalla casa dell'ex capo della polizia Ashraf Rifi. Le emittenti libanesi hanno mostrato alte colonne di fumo, facciate degli edifici colpite e veicoli in fiamme.
Un'azione che mira a "fomentare il conflitto" in Libano. Così il primo ministro Mikati ha condannato l'accaduto. "Ma promettiamo ai nostri figli e fratelli a Tripoli che rimarremo al loro fianco, specialmente in questo momento critico", ha aggiunto il premier.
Le esplosioni nella città costiera libanese arrivano a una settimana di distanza dall'autobomba kamikaze che ha investito i sobborghi meridionali di Beirut, roccaforte di Hezbollah, uccidendo 27 persone. Negli ultimi mesi Tripoli è stata teatro di combattimenti tra sunniti, sostenitori dell'opposizione siriana, e alawiti, vicini al regime di Bashar al-Assad.