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Esteri
Libia, le milizie Misurata strappano Abu Ghrein all'Isis

L'Isis perde terreno in Libia. Le milizie di Misurata, che fanno capo al Consiglio di presidenza del governo di riconciliazione nazionale libico di Tripoli, hanno occupato il villaggio di Abu Ghrein, estromettendo le milizie dello Stato islamico (Isis) che lo avevano conquistato con un'offensiva a sorpresa nelle scorse settimane. Secondo quanto riferisce l'emittente televisiva "al Jazeera", il villaggio - distante 280 chilometri da Tripoli e 100 chilometri da Misurata - e' stato ripreso dopo violenti scontri con i jihadisti, nei quali sono stati uccisi almeno tre miliziani di Misurata. Nell'offensiva sarebbero fatti brillare anche alcuni ordigni piazzati sul terreno dagli estremisti dell'Isis. Ora le forze di Misurata stanno avanzando verso la zona di al Washka, che si trova 25 chilometri ad est di Abu Ghrein, in direzione di Sirte, ex roccaforte del clan Gheddafi divenuta "feudo" dello Stato islamico in Libia.

Intanto, l'organizzazione internazionale Human Rights Watch (Hrw) ha denunciato oggi i "crimini di guerra" perpetrati dalla filiale libica dello Stato Islamico (Isis) con l'esecuzione di decine di persone nella sua roccaforte Sirte, espugnata da quasi un anno. L'Ong che la sua sede a New York ha accusato l'organizzazione terroristica di aver inflitto dal febbraio 2015, "severe punizioni" alla popolazione di Sirte privandola di cibo, medicine, carburante e denaro contante. Almeno 49 persone uccise con metodi tra cui decapitazione e fucilazione per presunti crimini, come bestemmia, stregoneria e spionaggio, denuncia Hrw in un rapporto basato su una serie di interviste. "I residenti di Sirte hanno descritto scene di orrore - decapitazioni pubbliche, cadaveri in tute arancioni che pendono da impalcature in quello che hanno definito una crocifissione" e "combattenti con il volto coperto che strappano uomini dai loro letti nella notte", si denuncia nel rapporto.

"Dicono che la polizia religiosa, aiutata da informatori, pattuglia le strade minacciando fustigazione a uomini per il fumo, l'ascolto di musica o anche solo nel caso che le loro mogli e sorelle non indossino vestiti adeguati alla Sharia"; la legge islamica. Le 49 esecuzioni hanno seguito "procedure in gran parte segrete negando i principi più elementari di un processo equo, l'Isis ha anche rapito decine di miliziani libici, molti dei quali si presumono morti", afferma Hrw, citando abitanti fuggiti dalla città. Nel rapporto di 41 pagine, emerge anche che jihadisti hanno saccheggiato e distrutto le case di quelli che sono visti come nemici, così come hanno costretto alla chiusura negozi di biancheria o di indumenti occidentali.

Ahlam, una abitante di Sirte di 30 anni ha descritto la vita nel bastione dell'Isis come "insopportabile" con la gente che "vive nel terrore" e persone innocenti uccise. "Mancano i generi alimentari, l'ospedale non ha medici o infermieri, non c'è medicina ... ma ci sono spie in ogni strada. La maggior parte delle persone sono fuggite, ma noi siamo intrappolati. Non abbiamo abbastanza soldi per lasciare", afferma Ahlam. "La natura e la portata delle esecuzioni illegali dell'Isis e gli altri atti in Libia possono costituire crimini contro l'umanità", dice HRW. Approfittando del caos con milizie rivali e governi che si sono dati battaglia per il potere dopo la rivolta del 2011 che ha spodestato e ucciso il dittatore Moammer Gheddafi, l'Isis è riuscito a prendere il controllo di Sirte quasi un'anno fa cercando subito di espandersi verso l'Ovest. L'Europa teme che jihadisti potrebbero usare il porto e l'aeroporto cittadino come un trampolino di lancio per attaccare il continente.

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