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Esteri

Nigeria, cantante 22enne condannato a morte per blasfemia

In una delle sue canzoni ha insultato il profeta, motivo per cui è stato condannato a morte per blasfemia da un tribunale islamico del Nord della Nigeria. A comminare la sentenza alla pena capitale è una corte islamica di Kano che ha ritenuto colpevole il cantante 22enne Yahaya Aminu Sharif, al termine di un processo a porte chiuse celebrato nella zona di Hausawa Filin Hockey. L’imputato, che si è dichiarato colpevole, verrà impiccato a data da destinarsi. Lo ha riferito il portavoce delle autorità giudiziarie della città settentrionale di Kano, Baba-Jobo Ibrahim, assicurando che il cantante è stato difeso da un legale.

Numerose proteste dopo la canzone

Il brano incriminato era circolato su WhatsApp e nei social lo scorso marzo, scatenando un’ondata di violente proteste ai danni di Sharif, cantante gospel molto apprezzato nella sua confraternita Tjjaniya ma poco noto fuori. Gruppi di manifestanti hanno allora appiccato il fuoco alla casa della sua famiglia e si sono radunati di fronte alla sede della Hisbah, la polizia islamica, chiedendo che venga processato.  E ora, per i giudici incaricati di far osservare una versione più restrittiva della sharia, reintrodotta nel 1999 nelle regioni settentrionali del Paese, la legge islamica è stata effettivamente infranta nel testo della canzone incriminata. Con le sue parole, Sharif ha elogiato Sheikh Ibrahim Niasse, l’imam senegalese fondatore della confraternita musulmana Tijaniya, elevandolo al di sopra del profeta Maometto. Il giudice Khadi Aliyu Muhammad Kani ha concluso dicendo che il cantante potrà comunque fare appello alla sentenza.

La prima condanna a morte nel 2016

“Questo giudizio servirà da deterrente a quanti si sentono di poter insultare la nostra religione o il profeta e uscirne senza problemi, indisturbati” ha commentato alla Bbc Idris Ibrahim, leader delle proteste popolari contro il cantante. “Quando ho saputo della sentenza ero così felice perché ha dimostrato che la nostra protesta non è stata vana” ha aggiunto Ibrahim. In 12 Stati della Nigeria, a maggioranza musulmana, esiste una doppia giustizia, quella secolare e quella islamica, che però non si applica ai non musulmani. Nel 2016 la prima condanna a morte per blasfemia è toccata ad un religioso, Abdulaziz Inyass, esponente della stessa confraternita del cantante 22enne, tutt’ora in carcere. Altre sentenze alla pena capitale sono già state comminate per adulterio, omosessualità e omicidio, ma finora soltanto una è stata eseguita: quella di un uomo colpevole di aver ucciso la moglie e le due figlie, impiccato nel 2002. In Nigeria l’attuazione della pena di morte richiede l'approvazione del governatore dello Stato.

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