Olanda: perchè non ha vinto il moderatismo
In Olanda Wilders vince ma Rutte lo segue da vicino
La parziale frenata dei populisti olandesi guidati da Wilders e la parziale vittoria dei liberali guidati da Rutte non deve illudere e soprattutto, cosa più grave, non deve far compiere errori di prospettiva e questo per due motivi.
Il primo è che la vittoria dei “moderati” non è così clamorosa come si vuol far credere visto che i populisti avanzano a passi decisi nei consensi e il secondo è che la “vittoria”dei liberali è stata ottenuta solo quando il loro premier Rutte si è deciso ad abbandonare il politically correct e ha risposto per le rime al Duce del Bosforo Erdogan che voleva comiziare nelle piazze della tollerante (ma non tonta) Olanda di Erasmo da Rotterdam.
Due fatti che insieme spiegano molto del passato e lanciato una decisa luce sul futuro.
L’opinione pubblica ha mutato vento e se si vuole governare il “buonismo” non è più la carta vincente.
L’ha capito nell’ultima fase Renzi (quando però ormai la situazione era compromessa) e lo stanno capendo un po’ alla volta tutti i leader europei a partire dalla Francia dove la Le Pen non diverrà forse Presidente a causa del sistema a doppio turno francese ma incombe da vicino sull’Eliseo.
Gli Stati Uniti con l’elezione di Donald Trump hanno dato parimenti e come al solito la “linea” mondiale e sarà ben difficile (non ci si è mai riusciti) a controbattere la linea americana vincente.
Dunque l’unico dato certo che esce a ripetizione dalle urne mondiali è che la gente è stufa delle decisioni troppo permissive di chi li ha governati e li sta ancora governando e il caso Olandese lungi da essere la negazione di questa affermazione è, paradossalmente, la sua conferma.