Esteri

Proteste Iran, impiccato 23enne: polizia spara su genitali delle manifestanti

Il giovane è stato giudicato colpevole del reato di "guerra contro Dio" per aver bloccato una strada "con l'intento di creare terrore e uccidere"

Iran, prima esecuzione di un manifestante. La sentenza è stata confermata dalla Corte Suprema 

Mohsen Shekari, 23 anni, iraniano: è lui il primo manifestante giustiziato da quando sono scoppiate a metà novembre le proteste anti-governative nel Paese, dopo la morte della giovane curda Mahsa Amini.  L'annuncio arriva direttamente dalla magistratura della Repubblica islamica. Come ricorda la Bbc nella sua edizione in farsi, un tribunale rivoluzionario aveva giudicato Shekari colpevole del reato di "guerra contro Dio" per aver bloccato una strada "con l'intento di creare terrore e uccidere" e aver ferito "intenzionalmente", con un'arma da taglio, un membro della forza paramilitare dei Basij, mentre era in servizio. Secondo la magistratura, l'imputato avrebbe confessato. La sentenza era stata poi confermata dalla Corte Suprema.

Proteste in Iran, cresce la paura nel Paese: altri detenuti rischiano la pena di morte

Ad annunciare l'esecuzione è stata l'agenzia di stampa legata alla magistratura iraniana Mizan. La notizia arriva mentre altri detenuti rischiano la pena di morte per il loro coinvolgimento nelle proteste, diventate una delle sfide più serie alla teocrazia iraniana dalla Rivoluzione islamica del 1979. Gli attivisti avvertono che anche altri manifestanti potrebbero essere presto giustiziati: sono almeno sette le persone arrestate nell'ambito delle manifestazioni e finora condannate alla pena capitale.     

"Bisogna rispondere in modo forte, con misure concrete a livello internazionale, all'esecuzione di Mohsen Shekari, altrimenti dovremo affrontare esecuzioni quotidiane di manifestanti", ha scritto Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore del gruppo di attivisti Iran Human Rights con sede a Oslo.    

Shekari era stato arrestato il 25 settembre, poi condannato il 20 novembre con l'accusa di "moharebeh", una parola farsi che significa "guerra contro Dio", accusa che comporta la pena capitale. Le autorità iraniane stanno reprimendo con violenza il movimento di protesta, iniziato con le donne che manifestavano per maggiori libertà e il rispetto dei loro diritti umani e arrivato ormai a coinvolgere anche gli uomini e diverse classi sociali uniti dalla richiesta di mettere fine al sistema stesso della Repubblica islamica. Secondo le Ong per i diritti umani, le vittime della repressione da metà settembre sono oltre 400, di cui una sessantina minorenni.

Iran, media: polizia spara ai genitali delle manifestanti 

Le forze di sicurezza iraniane stanno prendendo di mira le donne durante le proteste contro il regime, sparando ai loro volti, ai seni e ai genitali. E' la denuncia a cui arriva il Guardian dopo interviste realizzate con i medici in tutto il Paese. Medici e infermieri - che curano i manifestanti in segreto per evitare l'arresto - hanno rilevato che le donne spesso arrivavano con ferite diverse rispetto agli uomini, colpiti invece alle gambe, alle natiche e alla schiena. Nonostante la censura sul web abbia nascosto gran parte della sanguinosa repressione dei manifestanti, le foto fornite dai medici al Guardian hanno mostrato ferite devastanti su tutto il corpo, conseguenza di colpi esplosi a distanza ravvicinata. Alcune delle foto mostravano persone con decine di minuscoli pallini conficcati in profondita' nella carne. Il Guardian ha parlato con 10 medici professionisti, i quali hanno avvertito che le ferite potrebbero causare a centinaia di giovani iraniani danni permanenti. Spesso, hanno aggiunto, sono stati curati donne, uomini e bambini colpiti agli occhi.