Esteri

Regno Unito, l'istrione Boris Johnson spiegato agli italiani

L'opinione di Lapo Mazza Fontana

Originaria ascesa e recente caduta di un giocatore istrionico e spregiudicato quanto inadatto e pasticcione

Regno Unito, ascesa e caduta di Boris Johnson

A shakespearian tragedy written by monkeys on typewriters; una tragedia shakespeariana scritta da scimmie alla macchina da scrivere: questa la eterna epigrafe del mordace polemista comico/finto anchorman inglese Jonathan Pie su Alexander Boris de Pfeffel Johnson, detto Boris, detto BoJo, detto BLoJo, nato a New York nel 1964 da una famiglia non ricca, ma molto POSH, o chic, se volessimo dirla alla francese, con termine più comune in Italia.

Bisnonno ministro dell'Impero ottomano, nonno naturalizzato inglese pilota della RAF, altre discendenze imparentate coi Württenberg e quindi nientemeno che con la Royal Family, forse persino in cuginanza di sesto grado, pare, con la Regina Elisabetta, una spruzzata di sangue russo e americano con altri parenti piuttosto noti in ambito culturale, il vertice della educazione mondiale a Eton poi ad Oxford con tesi in Storia antica ed una buona padronanza del latino con successive brillanti pubblicazioni (ed altrettanto brillanti provvedimenti di reintroduzione scolastica del latino quando sarà sindaco di Londra), famiglia di intellettuali, genitori fighi, sorella strafiga, fratello belloccio, amicizie giustissime, sense of humor, personalità a tutta manetta, eloquio e penna sciolti, postura goffa, grassotto e bruttocchio ma in fin dei conti non privo di un suo fascino, giornalista fin da subito di grido e fin da subito al vertice.

Viene assunto al Times nell'87 e da lì partono le sue due carriere, parallele: quella di uomo di successo e quella di sparapalle. Viene licenziato per aver banfato una piccante citazione, inventata, in un articolo su alcune scoperte archeologiche, e da lì capisce che banfare funziona, nonostante il licenziamento: celebri le sue vaccate fabbricate di sana pianta sulle già risibili assurdità delle normative europee, tra cui gli imperdibili fake sulla possibile messa al bando delle salsicce inglesi (che in realtà non sono vere e proprie salsicce, ma transeat), sulla standardizzazione verso il basso dei preservativi perché gli italiani hanno il pisello più piccolo, la norma cogente sulle curvature delle banane e sul possibile ordine di Bruxelles di far restituire alle donne i vecchi sextoys esausti.

Mica male eh? Dal Times infatti passa al più conservatore e arrembante Daily Telegraph, diretto da un compagno di università: nell'89 viene nominato corrispondente appunto da Bruxelles. Ovviamente, siccome è un arrabbiato anti-europeista (non senza anche ottime ragioni in realtà) ed è oggettivamente un brillantone sciatto ma paraculato e paraculo, viene notato dal giro politico inglese: la destra si fa corteggiare e lo corteggia e lo può piazzare benissimo: ha tutte le caratteristiche del politico di professione, soprattutto la attitudine a sparare scemenze senza vergona alcuna, naturalmente infiocchettandole a dovere.