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Esteri
Siria, segnali di disgelo tra Stati Uniti e Russia

Segnali di distensione tra Usa e Russia dopo le minacce da guerra fredda. Sulla Siria, c'è stata una telefonata tra Barack Obama e Vladimir Putin, tutta puntata sulla necessità del dialogo e di una distensione. E soprattutto sulla comune lotta allo Stato islamico. Ma l'Arabia Saudita è convinta che la Russia "fallirà nel suo tentativo di salvare Bashar al Assad", così come l'Iran. Il ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir, citato dai media panarabi, in conferenza stampa a Riad, ha detto che Mosca "deve fermare i
suoi raid aerei contro l'opposizione moderata siriana". La caduta di Assad "è solo questione di tempo, prima o dopo il regime cadrà, aprendo la strada per una nuova Siria senza Assad", ha concluso Jubeir.

Fronte antiterrorismo. Il leader del Cremlino ha parlato della necessità di un comune fronte antiterrorismo. Da entrambi i presidenti - si legge nel comunicato - è arrivata una valutazione positiva del dialogo in corso a Monaco. I due hanno concordato di intensificare la cooperazione tra le rispettive agenzie e altre strutture per implementare la dichiarazione di cessate il fuoco del Gruppo Internazionale di Supporto sulla Siria. Insomma, un cambio di registro rispetto ai toni di ieri, quando il premier di Mosca - Dmitri Medvedev - aveva evocato la guerra fredda mentre il segretario di Stato americano Kerry aveva minacciato: "Assad deve rispettare gli impegni presi o ci saranno truppe di terra aggiuntive".

Nuovi bombardamenti. Intanto in Siria le truppe di Assad, aiutate da iraniani e libanesi, continuano ad avanzare. Vanno avanti con i bombardamenti su Aleppo e si muovono velocemente verso Raqqa. Sul fronte opposto, la Turchia - bissando le operazioni di sabato - è tornata a bombardare le postazioni della milizia curda dell'Ypg, nelle immediate vicinanze del passo di frontiera di Oncupinar, poche ore dopo averla avvertita che non consentirà minacce alle sue frontiere. La Turchia "ha colpito con la sua
artiglieria le postazioni dell'Esercito siriano nel nord della provincia di Aleppo", afferma un comunicato del governo di Damasco citato da Russia Today. I bombardamenti "proseguono anche oggi".

Secondo l'Osservatorio siriano per i Diritti Umani, almeno due miliziani curdi sono morti negli attacchi. In una lettera inviata dal governo di Damasco alle Nazioni unite si sostiene che i bombardamenti della Turchia contro postazioni dell'Ypg curdo nel nord della Siria sono un diretto sostegno di Ankara ai militanti.

Chiesto l'intervento Onu. Dato l'intensificarsi dei bombardamenti, la Siria ha chiesto la convocazione di un Consiglio di sicurezza dell'Onu. Damasco, riferisce l'agenzia di stampa governativa, "condanna i ripetuti crimini turchi e gli attacchi contro il popolo siriano e l'integrità territoriale della Siria".

Jet dell'aviazione saudita in Turchia. L'Arabia Saudita ha schierato aerei da combattimento nella base aerea di Incirlik, in Turchia, per "intensificare" le sue operazioni contro l'Is in Siria". Già ieri sia Ankara che Riad hanno minacciato di essere pronte a schierare truppe di terra in Siria. "Il regno saudita ora ha una presenza nella base di Incirlik in Turchia" ha detto il generale Ahmed al-Assiri alla tv al-Arabiya. "I jet sauditi sono presenti con i loro equipaggi per intensificare le operazioni aeree oltre alle missioni lanciate in Arabia Saudita" ha detto Assiri.

Ieri il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu aveva detto che i caccia sauditi avrebbero potuto essere capitati a Incirlik e che i due paesi potrebbero avviare un'operazione militare di terra contro l'Is in Siria. Riad e Ankara sono feroci oppositori del regime di Damasco, il cui ministro degli Esteri ha avvertito che "qualunque operazione di terra "equivarrebbe a un'aggressione che va combattuta". Assiri ha detto che la decisione di schierare i jet in Turchia è stata presa a seguito di un incontro a Bruxelles dei membri della coalizione anti Is a guida Usa, che hanno deciso di intensificare la lotta. Secondo Assiri l'operazione di terra in Siria è in via di programmazione. "Tra le forze della coalizione c'è consenso sulle necessità di un'operazione di terra e il regno ha preso un impegno". "Gli esperti militari si incontreranno nei prossimi giorni per finalizzare i dettagli, la forza e il ruolo di ciascun paese" ha detto il generale.

Arrestati tre britannici. Tre britannici pesantemente armati sono stati arrestati nei pressi della frontiera greco turca, nel nord est della Grecia, nella provincia di Evros, ha reso noto una fonte della polizia citata dal quotidiano Ekathimerini. Uno dei tre, di origini curdo irachene, è stato fermato al valico di Kipi, e aveva con se quattro armi da fuoco e 200mila proiettili. Gli altri due sono stati invece fermati al porto di Alexandropolis, con 18 armi da fuoco e 20mila proiettili. Lo scorso 31 gennaio, nella stessa provincia, erano stati arrestati due uomini con passaporto svedese e "materiale da combattimento". I due, il bosniaco Mirsad Bektasevic e uno yemenita, entrambi arrivati in Grecia dalla Svezia in aereo e pronti a salire su un autobus per la Turchia, sono stati incriminati per terrorismo.

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