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Trump, contro di lui 19 candidati. Ma solo un non-candidato vincente: Cuomo
Di Dom Serafini
Prima togliamoci le curiositá di torno. Per la campagna presidenziale Usa del 2020 si sono registrati 671 candidati (dati Ballotpedia del 15 aprile 2019) con la Federal Election Commission (l'equivalente italiano del Ministero dell'Interno per la presentazione e ammissione delle candidature).
Di questi, "solamente" 349 sono "credibili" (227 con il Partito Democratico, 84 con quello Repubblicano, 24 con i Libertarian e 14 con i Verdi).
Adesso passiamo ai dati rilevanti. Sono 19 gli aspiranti democratici che hanno possibilitá di essere nominati candidati presidenziali alla convention (finali primarie) del 13-16 luglio 2020 a Milwaukee, Wisconsin. Per il Partito Repubblicano gli aspiranti di riguardo sono due: il presidente Donald Trump (che ha presentato la sua ricandidatura ancora il 20 gennaio 2017) e l'ex governatore del Massachusetts, Bill Weld. La convention repubblicana si svolgerá il 24-27 agosto 2020 a Charlotte, Nord Carolina.
Tra i democratici ci sono personaggi di alto calibro, come l'ex candidato presidenziale Bernie Sanders, la senatrice Kamala Harris, l'ex vice presidente (sotto Barack Obama) Joe Biden ed il deputato Beto O'Rourke, che si é distinto per aver giá raccolto 9 milioni di dollari in donazioni (contro i 18,2 di Sanders).
Per le primarie presidenziali del 2016 i sondaggi avevano dato a Sanders un buon vantaggio contro Trump, ma poi l'establishement del partito democratico fece di tutto per far candidare Hillary Clinton ("AmericaOggi" 05/16/16), nonostante i sondaggi la dessero perdente contro Trump ("AmericaOggi" 08/05/16).
Sicuramente dal 3 febbraio del 2020, quando inizieranno le primarie, fino alla convention di metá luglio i candidati democratici diventeranno due o al massimo tre, mentre per i repubblicani il candidato (se non ci saranno conseguenze dell'investigazione di Robert Mueller sui rapporti di Trump con i russi) sará un formidabile, implacabile, corrosivo e aggressivo Donald Trump.
Ed ecco il problema, o come direbbero gli americani, il "crux of the matter". Come Trump ha dimostrato durante le scorse primarie repubblicane, ed in seguito nei dibattiti con la Clinton, il presidente non ha remore ad attaccare frontalmente qualsiasi avversario, immune com'é a qualsiasi requisito politicamente corretto.
Basti ricordare gli appellativi coniati per i suoi avversari repubblicani ispanici durante i dibattiti: "Lying Ted [Cruz]", "Little Marco [Rubio]" (un riferimento sessuale), oppure all'aspirante afro-americano Ben Carson: "Low energy" (bassa energia, insinuando pigrizia) e alla candidata democratica Clinton: "Crooked Hillary" (corrotta).
Nel confronto con il 72-enne Trump, qualsiasi degli attuali concorrenti democratici verrebbe potenzialmente "trucidato", eccetto un politico: il 61enne Andrew Cuomo, attuale governatore dello stato di New York,.
La convinzione tra alcuni democratici é che solamente Cuomo possa riuscire a tenere a bada Trump usando le sue stesse armi: retorica, aggressivitá e "franchezza" (cioé senza temere di usare altrettanti nomiglioli degratanti), strategia che piace molto alla "base" di Trump.
Seppure molti elettori di Trump degli stati progressisti e altamente popolati, come New York e California, non lo rivoteranno, questi non avranno voce in capitolo, poiché questi stati sono per la maggior parte democratici.
Per "base", quindi, si indicano principalmente gli elettori degli stati centrali Usa, tra cui spiccano primariamente i fondamentalisti cristiani, i bigotti e gli amanti delle armi da fuoco, che voteranno nuovamente Trump se questo non sará messo a confronto con un candidato che abbia il suo stesso livello di aggressivitá, quale potrebbe essere appunto Cuomo. In conclusione, prepariamoci ad una campagna stile "Truomo".
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