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Esteri
Trump, gli ultimi giorni da Presidente dell’uomo che non sa perdere

Si racconta che la scritta sullo stemma nobiliare apposto all’ingresso del campo da golf fatto costruire da Donald Trump in Scozia esprima appieno il motto della vita per il tycoon “Numquam concedere” che tradotto suona “Non mollare mai”. Il Presidente uscente infatti sta vivendo i suoi ultimi giorni alla Casa Bianca nei panni di un modello maschile che ha sempre rigettato come la peste: quello dello sconfitto. Una parte, per lui inaspettata, ma che i risultati  elettorali del 3 novembre lo hanno obbligato ad interpretare. Il padre duro che divideva gli uomini tra vincitori e vinti non poteva che influenzare negativamente un figlio pieno di sé pronto a stressare al massimo il diktat paterno.

E così Donald Trump sta affrontando con difficoltà la figura del perdente, figura che ha sempre voluto evitare. Figuriamoci poi se la sconfitta riguarda la poltrona dell’uomo più potente al mondo. Devastante.

Ed allora in attesa del nightmare del 20 gennaio, giorno dell’uscita ufficiale dalla White House, l’uomo si divide tra attacchi continui su twitter contro i brogli elettorali, contro i comunisti che stanno prendendo il potere, contro alcuni suoi uomini che gli si sono rivoltati e per questo meritano il licenziamento immediato e contro la giustizia che ha colpito alcuni suoi fedelissimi. Per questo in due giorni ha usato i poteri che la Costituzione gli concede per graziare una cinquantina di persone ‘amiche’.

Ma questa instabilità umorale diventa ancora più pericolosa quando si trasforma in minacce a non firmare il secondo pacchetto di aiuti agli americani approvato dal Congresso per 900000 milioni di dollari o a non firmare i finanziamenti alla Difesa. Senza dimenticare che, tra i primi Presidenti nella storia americana, non ha ancora concesso ufficialmente la vittoria al suo avversario.

Prima dei consueti auguri di Natale, a fianco della moglie Melania, in cui ha sostenuto che il vaccino è il grande regalo per tutti gli americani, la sua agenda ricordava che “Con l'avvicinarsi delle festività natalizie, il presidente Trump continuerà a lavorare instancabilmente per il popolo americano. Il suo programma prevede numerosi incontri e chiamate”. Niente di più e niente di meno, in pratica aria fritta. La realtà è ben altra. Mentre il repubblicano è a giocare a golf a Palm Beach l’America è nel pieno della seconda ondata di Coronavirus, con gli ospedali al collasso. 19 milioni di contagiati e 335000 morti. Ma a questo proposito non c’è segno presidenziale di impegno o dichiarazione. Non un monito a mantenere la distanza o indossare le mascherine. Nulla di nulla, come se il problema non esistesse e soprattutto non fosse più di sua competenza.

Niente di niente, solo tweet che accusano le elezioni di essere state truccate, contro tutto e tutti. Contro i tribunali che hanno rigettato tutte le sue cause e pure contro il suo stesso Governo che ha dichiarato che le ultime elezioni sono state le più regolari e sicure di tutta la storia americana.

Ma niente da fare, la raffica di mitragliate ‘trumpiane’ al mondo intero che non lo meriterebbe non accennano a diminuire, creando imbarazzo fra gli stessi leader repubblicani. E al loro stesso potente  leader senatore Mitch McConnell in testa, che invece ha già riconosciuto il vincitore. Ma prima del 20 gennaio, il giorno del Presidente, ci saranno le importanti elezioni del 5 in Georgia per due seggi che determineranno i futuri equilibri politici ma sicuramente non saranno in grado di tenere sotto controllo le intemperanze di un Donald Trump sempre più alla ricerca di  un qualsiasi tipo di rivincita. Joe Biden è avvertito. E nel mezzo della guerriglia la classe, l'eleganza  e l'equilibrio della first lady Melania, a dispetto di tutti quelli che l'avrebbero voluta incattivita o perdente, continua a risplendere di grande luce propria.

 

 

 

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