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Esteri
Trump un anno di presidenza: il 2017, dal super taglio delle tasse a.....
di Daniele Rosa
 
 
Dal successo delle elezioni presidenziali vinte a sorpresa, al successo dodici mesi dopo della riforma fiscale di fine anno (probabilmente il maggior ribasso di tasse della storia americana da circa trenta anni) il 2017 e’ stato, per Donald Trump, un anno passato pericolosamente sulle montagne russe.
 
Non e’ certo una novità’ che Trump, il presidente ‘twitter oriented’, ha voluto fare con coerenza tutto quello che aveva promesso in campagna elettorale. Per riportare, come e’ solito ripetere, l’America ad essere più’ grande.
 

 

Il primo anno di Trump: la mano pesante del tycoon americano

 
 
Certo il discusso muro con il Messico non e’ stato ancora realizzato ma si e’ perso il conto, nei passati 12 mesi, delle misure importanti fatte per dimostrare quanto sia dura e imprevedibile la mano dell’uomo più’ potente della terra.
 
Tra queste una miscellanea delle più’ impattanti.
Come e’ possibile dimenticare, ad esempio, la decisione di porre fine al programma DACA che proteggeva dall’obbligo di uscita dal paese di ben 800.000 giovani, senza documenti, che arrivarono da bambini negli States. 
E altrettanto dura e’ parsa la cancellazione del TPS , l’accordo che proteggeva temporalmente haitiani e nicaraguensi.
 
Cosi’ come il discusso veto per proibire l’ingresso negli Stati Uniti di alcune nazioni a maggioranza musulmana. Imprima istanza rigettato dagli stessi giudici americani.
 

 

Il primo anno di Trump: la lotta contro l'Fbi

 
 
E poi come dimenticare l’infinita battaglia del ‘gabinetto’ di Trump contro le istituzioni ufficiali, in particolare l’FBI, e contro i media per la guerra investigativa senza fine su presunte intromissioni russe durante il voto presidenziale.
 
E nemmeno e’ stato capito il disinteresse che il tycoon ha mostrato verso Porto Rico, in occasione dell’uragano Maria che questa estate ha colpito pesantemente l’isola caraibica americana.
 
 
Il presidente battagliero e scommettitore non si e’ certo risparmiato nemmeno all’estero con decisioni che lo hanno allontanato, e non poco, dalla Comunita’ europea. 
 
Una forte e non capita e’ stata l’uscita dall’accordo di Parigi sul clima. Ma la più’ discussa e rifiutata dalla Comunita’ internazionale e’ stata la decisione di spostare l’Ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo di fatto la città’ capitale di Israele.
 
 

Il primo anno di Trump: l’affronto di Gerusalemme

 
 
Un affronto che ha causato conflitti, morti e feriti e di cui ancora non si sono viste le conseguenze peggiori.
 
Ultimo e non ultimo la messa in discussione dell’accordo nucleare con l’Iran. 
 
Dove fortunatamente il presidente americano non si e’ fatto prendere la mano e’ nella pesante guerra di nervi con il dittatore bambino della Corea del Nord. 
 
Ma con questo cow boy 'senza macchia e senza paura’ ( su entrambe si può’ discutere) nessuno può’ stare tranquillo. 
 
Unica speranza e’ che  il virus dell’ambizione possa essere tenuto sotto controllo permettendogli di prendere, nel 2018, decisioni più’ equilibrate per un’America che , in ogni caso, non può’ fare da sola e nemmeno gestire il muro contro muro con tutti. 
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