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Esteri
Usa 2020, Trump: l'uomo che volle farsi re
(fonte Lapresse)

I re non sono re per diritto divino e il loro sangue non è blu, a meno che non stiamo parlando di leucemia. Ovviamente non sono più intelligenti, più morali e in una sola parola migliori della media, perché sono semplicemente umani come tutti noi. Eppure, se mi ponessero la domanda, io direi che i più adatti a regnare sono i re.

La vittoria attitudinale è assegnata ai principi del sangue non per le loro qualità personali ma per il loro “training” si direbbe oggi che si parla inglese. Per il fatto che, sin da quando erano piccoli, gli hanno insegnato il mestiere. Il principino impara subito che non deve dire parolacce, anche perché nessuno osa dirne intorno a lui. Che non deve avere atteggiamenti sguaiati, che deve essere cordiale e sorridente con tutti, riuscendo ciò malgrado a mantenere le distanze. Infine che si possono dire le cose più terribili e compiere le azioni più vergognose, purché non si perda lo stile regale. Un re è tale perché è regale, non perché governi bene, soprattutto nel nostro tempo di monarchie costituzionali, in cui il re regna ma non governa. Per mantenere il posto gli basterà non dare scandalo. Edoardo VIII non perse il trono perché insisteva ad andare a letto con Wally Simpson, ma perché insistette per sposarla. E se questo fece andare in sollucchero le massaie dell’intera Europa, lo fece disprezzare dai benpensanti, che si sarebbero aspettati mettesse la Corona ben al di sopra delle sue vicende sentimentali. Errore che già fu fatale a Marcantonio.

Naturalmente, tutto ciò che è stato detto non è facilmente applicabile al capostipite, a colui che per primo ha conquistato il trono, lasciandolo poi ai suoi beneducati discendenti. Costui è arrivato al sommo dello Stato sbaragliando i nemici in guerra, eliminando (a volte fisicamente) i concorrenti, mancando di parola, non vergognandosi mai, neppure del peggio, e infine dominando la nazione personalmente e con pugno di ferro. È difficile insegnare la buona educazione a qualcuno che, invece di dire: “Per favore”, pensa di poter dire: “Se no ti faccio uccidere”.

Ma il capostipite fa male a non ascoltare i consigli del ciambellano. E non nell’interesse dei sudditi, ma nel proprio interesse. Forse Cesare fu ucciso perché pretese o accettò la carica di dittatore a vita, allarmando i repubblicani, mentre Augusto non pretese mai una simile carica: si limitò ad esercitarla. E morì molti anni dopo, nel suo letto.

Donald Trump non sembra uomo nutrito di cultura storica. È un uomo dotato di uno straordinario fiuto politico e di uno straordinario coraggio, ma gli manca del tutto l’educazione per diventare re. Anche se combatte una battaglia giusta la combatte con tali modi, con tali sgargianti esagerazioni e con tali inutili brutalità, da farsi giudicare un gaglioffo invece che un innovatore. Una persona di buon gusto non può essere trumpiana. Io stesso che, per antipatia per Hillary Clinton e tutta la sinistra mondiale, sono stato contento della sua elezione, non ho mai condiviso il suo stile, i suoi licenziamenti a raffica. Insistere sullo slogan di una sua seria televisiva, “You’re fired!” non è una buona politica, perché dà l’impressione che il Capo non licenzia chi va contro gli interessi del Paese ma chi va contro il Capo Assoluto.

Tutto ciò è talmente vero che ancora oggi, a quattro anni dalla sua elezione, non so se la presidenza Trump sia stata un beneficio o un danno, per gli Stati Uniti. A volte ho avuto voglia di dirgli: “Donald, ti sposti per favore? Vorrei vedere la tua politica”. E mi chiedo se l’abbiano vista gli stessi democratici che lo hanno demonizzato, e non soltanto negli Stati Uniti.

Trump è caduto nell’errore degli ignoranti, quello di non avere capito Giulio Cesare e Ottaviano Augusto.

 

*giannipardo1@gmail.com

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