Turchia, le ultime parole del ‘martire’. “Moriremo per salvare il Paese”
Sale il bilancio dei morti in Turchia. La terza vittima degli scontri è un ragazzo di 22 anni, Abdullah Comert. Il giovane è deceduto per un colpo di pistola alla testa nella serata di lunedì, ad Antiochia, nella zona fra il Mediterraneo e il confine settentrionale della Siria, dopo essere stato trasportato in ospedale.
Con le stesse modalità aveva perso la vita ad Ankara, Ethem Sarisuluk, mentre per una seconda persona era stata decretata la morte cerebrale dopo essere stata travolta da un taxi lanciato contro la folla ad alta velocità ad Istanbul.
Per Hasan Akgol, parlamentare dell'opposizione, il ragazzo morto ieri apparteneva al Chp, il Partito Repubblicano del Popolo. La polizia ha avviato un'indagine sulle circostanze del decesso. Inspiegabilmente, però, la sua pagina Facebook è stata cancellata all'1.55 italiane di ieri sera, dopo che circa 2000 persone, nel corso di 60 minuti, avevano lasciato il loro ricordo in uno spazio virtuale che stava diventando di condivisione e celebrazione dello spirito della rivolta.
Nonostante la cancellazione del profilo, qui c'è il suo ultimo post, scritto nelle prime ore di martedì, che suona come un testamento: "Ho dormito 5 ore in 3 giorni, sono stato colpito da tantissimo spray al peperoncino, sono quasi morto almeno 3 volte, e le persone mi chiedono: "salverai forse la Turchia?". Si, lo farò. Se non possiamo salvare la Turchia moriremo per questo. Sono davvero stanco. In 3 giorni mi sono nutrito solo di 7 energy drink e ho preso 9 analgesici. Ma domani alle 6 di pomeriggio sarò di nuovo a protestare per la rivoluzione".