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Esteri
Usa 2020, la battaglia legale di Trump può solo fare male all'America divisa
(fonte Lapresse)

'Voti legali e voti illegali’ in questa frase c’è tutto quanto rimane a Donald Trump per rimanere attaccato alla speranza del rinnovo della carica presidenziale. E dopo aver già criticato il suo team di avvocati per non aver fatto abbastanza il tycoon continua nella sua battaglia che regala all’America un’immagine pessima, un’immagine che ricorda qualche paese sudamericano allo sbando e non la prima democrazia del mondo.

Questo interminabile scrutinio ricorda un po’ quello che successe a Nixon nel 1974 quando erano vicine le sue dimissioni per il Watergate.

Al Presidente arroccato nella Stanza Ovale il senatore repubblicano Barry Goldwater insieme ad altri leader repubblicani disse 'Signor Presidente questo è tutto finito’.

Da nessuna parte della Costituzione statunitense sta scritto che ci debba essere un discorso di concessione della vittoria da parte del perdente ma quello che dice la Costituzione è che il primo lunedì, dopo il secondo mercoledì di dicembre, quest’anno il 14, i membri elettorali dei 50 Stati, più Columbia, decideranno il prossimo Presidente in base ai voti espressi dai candidati di ogni territorio.

Il 6 dicembre la Camera dei Rappresentanti e il Senato si riunirà per confermare il nuovo Presidente che entrerà in carica il 20 gennaio.

In tutte le elezioni passate il processo è terminato senza grandi incidenti mentre adesso l’approccio del repubblicano alla sconfitta non fa attendere nulla di buono. Quello che potrebbe succedere, infatti, che Trump potrebbe non fare mai quella chiamata a Biden per confermargli di aver perso in una consuetudine di 'gentlemen’s agreement'.

Può darsi che l’entourage del Presidente - per il momento quasi tutto il Partito Repubblicano, con poche eccezioni, abbia evitato di pronunciarsi contro l'offensiva di Trump per mettere in discussione le basi del sistema democratico ma abbia la tentazione di ostacolare l'accesso di una squadra di transizione di Biden alla Casa Bianca fino all'ultimo secondo del suo mandato, o addirittura per boicottare il giorno dell’inaugurazione. Tutto questo può essere fatto da Donald Trump in tutta legalità, anche se rompe con decenni di tradizione. Quello che non può fare è rimanere un secondo in più alla Casa Bianca dopo mezzogiorno del 20 gennaio se non viene nominato presidente dal Collegio elettorale. È pur vero che Trump sta mobilitando un esercito di avvocati e continuerà ad agitare fantasmi di brogli su Twitter o su qualsiasi piattaforma che agisce da cassa di risonanza per respingere il risultato.

Ci sono stati altri Presidenti che hanno dovuto affrontare una dura battaglia per le elezioni, Richard Nixon nel 1960 e Al Gore nel 2000.Entrambi però concessero la vittoria all’avversario senza forzare il processo. Nixon smise di lottare per i risultati dell’Illinois, in sospetto di brogli, lasciando via libera a John F.Kennedy. Al Gore accettò la dura decisione del Tribunale Supremo che fermò il riconto dei voti in Florida e gettò la spugna davanti a George W. Bush ancor prima che si riunisse il Collegio Elettorale.

Ma l’America, soffocata dal Coronavirus che dilaga e divisa a metà dalle divisioni politiche non puo’ permettersi una lunga battaglia legale, adesso più che mai ha bisogno di una guida solida che la riunisca e la faccia ripartire.

 

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