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Primarie Iowa, Sanders avanti: al 70% sarà il candidato. E Trump tifa per lui

Three, two, one: go. Ci siamo. Lunedì 3 febbraio partono le primarie democratiche con i caucus in Iowa, il primo degli Stati Usa a decidere il prescelto tra i candidati Dem che sarà chiamato a sfidare Donald Trump alle elezioni per la Casa Bianca del 3 novembre 2020. Un'altra grande notte a distanza di 24 ore dal Super NBowl in cui il presidente Usa e uno dei suoi rivali, il miliardario Michael Bloomberg, si sono sfidati a colpi di spot ultramiliardari. E, rullo di tamburi, il grande favorito per conquistare il primo capitolo di una sfida che durerà cinque mesi per un totale di 57 primarie, è Bernie Sanders. Sì, proprio lui, l'attempato radical sconfitto nel 2016 all'ultimo respiro dalla politically correct (e poi sconfitta) Hillary Clinton.

Secondo gli ultimi sondaggi pubblciati da Newsweek, Bernie il "pazzo", come lo chiama amichevolmente Trump, sarebbe in testa con il 28 per cento delle preferenze. Ben 7 punti in più di Joe Biden, ex vicepresidente di Barack Obama e rappresentante naturale dell'establishment democratico, fermo al 21 per cento. Sorprende il tracollo, almeno nei sondaggi, di Elizabeth Warren, la professoressa che "has a plan for that" (come dicono i suoi fan esaltando la sua vasta preparazione soprattutto su temi economici). La Warren, che sembrava poter risucchiare i voti radical da Sanders (nonostante lei si professi una "capitalista nelle ossa), è invece precipitata al 14 per cento, la metà delle preferenze attribuite a Sanders. Tra i due, peraltro, c'è stato anche un battibecco durante l'ultimo dibattito televisivo.

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Davanti alla Warren, e dunque al terzo posto, si issa Pete Buttigieg, il sindaco dichiaratamente omosessuale di South Bend, accreditato di un buon 15 per cento. Più indietro la senatrice Amy Klobuchar, l'altra candidata che ha ricevuto l'endorsement del New York Times insieme alla Warren, con l'11 per cento. Tutti gli altri dieci candidati rimasti sono sotto il 10 per cento. Non c'è Bloomberg, che ha nel mirino il Super Tuesday di inizio marzo.

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Se i sondaggi si confermeranno attendibili, il risultato in Iowa rappresenterà una grande spinta per Sanders. Dal 1976 a oggi, infatti, il candidato Dem che si è affermato in Iowa è poi diventato il candidato presidente alle elezioni. Precedenti incoraggianti per Sanders, che solo qualche mese fa sembrava spacciato. Warren gli continuava a rubare voti e le sue proposte sembravano le più cool nel campo di sinistra. Sanders era stato persino colpito da un infarto durante un comizio. La sua sorte sembrava segnata.

E invece Bernie non era mai uscito dalla contesa, anzi. Il voto dei più giovani, nonostante la sua età, è sempre rimasto dalla sua parte, grazie alle proposte radical e senza compromessi. Non solo. Sanders ha, nell'ottica dell'elettorato più lefty, meno scheletri nell'armadio dell'illustra rivale, che ha apertamente ammesso di essere stata una convinta Repubblicana fino a età avanzata. 

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La differenza l'ha poi fatta Alexandria Ocasio-Cortez, la deputata più giovane eletta al Midterm del 2018, che si è schierata con convinzione proprio con Sanders. Intorno all'anziano senatore del Vermont si è ricreata quell'atmosfera indie del 2016, con un mito della musica rock/folk/elettronica indipendente come Justin Vernon, leader dei Bon Iver, pronto a suonare in apertura dei suoi comizi.

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Certo, bisogna vedere se Sanders reggerà sul lungo termine. Anche perché, come insegna Obama, i Democratici hanno chance di vittoria quando riescono a parlare sia ai moderati che ai radicali e alle minoranze. Impresa che non sembra facilmente realizzabile per Sanders, che i moderati vedono come fumo negli occhi. Il vantaggio, per ora, è che il candidato più istituzionale, Biden, sembra troppo compassato per accendere i cuori degli elettori. Anche se in prospettiva potrebbe ancora avere maggiori chance di coinvolgere entrambe le frange Dem.

Nel frattempo, con il processo sull'impeachment che corre ormai verso il finale senza colpi di scena, Trump può assistere con relativa calma all'inizio delle danze. La sensazione, chiara, è che il presidente uscente si auguri di sfidare proprio Sanders contro il quale avrebbe gioco facile a utilizzare lo spettro "socialista". Non a caso su Twitter, il suo mezzo di comunicazione preferito, Trump ha attaccatto Bloomberg e ha denunciato il fatto che, a suo dire, i Dem starebbero tramando per "manipolare" le primarie a danno del "pazzo Bernie", come lo chiama lui. Biden e Warren, gli altri due candidati che sembrano avere chance di diventare il candidato finale, sono meno "leggibili" per Trump rispetto a Sanders. 

Palla al centro, si comincia.

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