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Esteri
Usa, la Pelosi nel 2016 come Trump oggi: su Twitter scriveva: “Voto truccato”
LaPresse

"Le nostre elezioni sono state sabotate. Non c'è dubbio. Il Congresso ha il dovere di proteggere la nostra democrazia e seguire i fatti". Sembrano parole di Donald Trump, rilanciate attraverso uno dei suoi innumerevoli tweet, letti da 85 milioni di follower, prima della chiusura definitiva del suo account. In realtà, a scriverle fu Nancy Pelosi, la speaker della Camera che in questi giorni ha ingaggiato la battaglia finale contro il presidente Usa uscente, per costringerlo a lasciare anticipatamente la Casa Bianca, prima della scadenza costituzionale del 20 gennaio. Il tweet della Pelosi risale al maggio del 2017 e le elezioni "sabotate" erano quelle del 2016, sulle quali, su impulso dei Democratici e della stampa liberal, aleggiava da mesi il sospetto di una 'manina russa' a favore di Trump.

Ripescato da qualche attento osservatore, il tweet della speaker della Camera, assolutamente privo di fondamento nelle sue affermazioni, al pari di quelli di Trump, alimenta la polemica di queste ore, dopo la decisione di Twitter di silenziare il presidente Usa, a seguito dei disordini di Washington. Inevitabile, da parte dei media conservatori, l'accusa di 'double standard' nei confronti del social network, che in italiano si potrebbe sintetizzare con l'espressione, 'due pesi e due misure'. Perché all'epoca, sebbene non avesse alcuna prova concreta a supporto delle sue affermazioni, la Pelosi non venne 'segnalata' da Twitter, che evidentemente ritenne accettabile che un'alta carica istituzionale lanciasse accuse poi rivelatesi false. Un trattamento esattamente inverso, si fa notare, è invece in questi giorni riservato da Twitter non solo a Trump, ma a chiunque metta in discussione il risultato delle elezioni 2020, con una vera e propria 'purga' tra i sostenitori del presidente uscente e migliaia di account chiusi.

Il contesto nel quale la speaker della Camera lanciò il suo tweet, datato 16 maggio 2017, non era molto diverso da quello attuale. Una parte politica, i Democratici, contestavano il risultato delle elezioni che si erano svolte a novembre dell'anno precedente, accusando la campagna di Trump di collusione con il Cremlino per danneggiare la candidata democratica Hillary Clinton, il famoso Russiagate. Il giorno dopo il tweet della Pelosi, il 17 maggio 2017, l'allora vice ministro della Giustizia Rod Rosenstein assegnò all'ex direttore dell'Fbi Robert Mueller l'incarico di procuratore speciale, per accorpare le indagini già aperte e fare luce sulle accuse nei confronti di Trump.

Il 22 marzo del 2019, Mueller consegnò al ministro della Giustizia William Barr il suo rapporto, consultabile negli archivi del dipartimento di Giustizia e del Congresso, nel quale concludeva che sì, la Russia aveva tentato di interferire nel voto Usa, ma che non c'era alcuna prova di collusioni tra Trump e Putin. Alle stesse conclusioni, nel 2018, era giunta la commissione Intelligence del Senato. Da allora, è poi partita una contro-inchiesta lanciata dai Repubblicani, ribattezzata 'Obamagate', per 'indagare sull'indagine' e fare luce sul presunto complotto dei Democratici ai danni di Trump, attraverso false accuse di collusioni col Cremlino. L'indagine, affidata al procuratore speciale John Durham, è ancora in corso e proseguirà anche con la nuova Amministrazione Biden.

Tornando al tweet della Pelosi e alle ripercussioni che la sua riscoperta ha nel dibattito in corso in questi giorni, abbondano le voci critiche e sarcastiche nei confronti del social network fondato da Jack Dorsey. "Ehi, Twitter, perché permetti questo?", si è chiesta la conduttrice radiofonica e televisiva Dana Loesch, volto e voce noti dell'universo della destra Usa. "Incitamento!", ha commentato sarcasticamente la giornalista del Daily Wire Amanda Prestigiacomo. "Accidenti. Ho appena visto questo e ho pensato fosse qualche pazzo trumpiano", la reazione di Frank Flemming, del sito conservatore Babylon Bee. Più articolato il giudizio del commentatore di destra Yossi Gestetner, per il quale il tweet della Pelosi "mostra come dopo mesi dalle elezioni del 2016, la leadership democratica metteva ancora in dubbio l'integrità delle elezioni", come avvenne per il voto in Florida del 2000, che assegnò infine la vittoria a George W Bush. "Questa retorica ha spianato la strada all'altra parte per fare lo stesso", conclude Gestetner. Twitter ha finora evitato di rispondere alle richieste di commento avanzate da vari media, tra i quali Fox News.

(di Marco Liconti- Adnkronos)

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