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Esteri
Usa Russia, tra Biden e Putin calerà il gelo o il New Start sarà la svolta?

In questi giorni è stato dato ampio risalto al discorso inaugurale di Joe Biden, nel giorno del suo giuramento come 46° presidente degli Stati Uniti. Tuttavia, poche ore prima, in diverse parti del mondo si ascoltava attentamente cosa venisse detto nelle audizioni di alcune figure chiave al Senato americano. Antony Blinken, Lloyd Austin, Avril Haines, rispettivamente il nuovo segretario di Stato, il segretario della Difesa e il direttore dell’Intelligence Nazionale, hanno di fatto indicato la prossima linea di politica estera di Washington.

Vista dagli Stati Uniti

Se la minaccia principale è stata individuata da tutti e tre nella Cina, Blinken ha parlato della Russia come di una questione multiforme da affrontare urgentemente. Vista la sua carriera non è di certo una sorpresa: è stato infatti tra i fautori del regime sanzionatorio nei confronti di Mosca dopo l’annessione della Crimea e tra coloro che hanno delineato la politica Usa in Siria. 

Biden, durante l’aspra campagna elettorale degli scorsi mesi, ha criticato Donald Trump perché, a suo modo di vedere, avrebbe tenuto in diverse occasioni una linea troppo leggera con Putin. Ci si aspetta dunque un irrigidimento delle relazioni con la Russia.

Non è un caso che Blinken durante l’audizione si sia soffermato sul caso Navalny sostenendo come sia incredibile quanto Putin sia spaventato dal dissidente che dovrebbe essere libero di poter esprimersi. Un altro tema emerso riguardante la Russia è quello del Nord Stream 2, il gasdotto che aumenterebbe il flusso di gas russo in Germania. Il neo segretario di Stato ha esternato il desiderio di bloccare la sua costruzione, confermando quindi lo storico obiettivo statunitense di non voler far avvicinare troppo Mosca all’Europa, e in particolare a Berlino. Ecco perché un’eccessiva dipendenza energetica di quest’ultima nei confronti della Russia è malvista oltreoceano.

Vista dalla Russia

È probabilmente inutile sottolineare come a Mosca siano rimasti soddisfatti nel guardare le immagini dell’assalto a Capitol Hill. Dopo l’inaugurazione di Biden, invece, le reazioni sono state diverse. Dimitrj Peskov, il portavoce di Putin, ha ribadito che un eventuale miglioramento delle relazioni tra le due potenze dipenderà molto dalla nuova amministrazione a stelle e strisce. La Russia “continuerà a vivere come ha fatto per centinaia di anni, cercando buoni rapporti con gli Usa”. 

Non è un segreto che tra i due candidati alla corsa presidenziale il Cremlino preferisse Trump, ritenuto più malleabile nonostante la sua imprevedibilità. Biden è invece visto come un politico legato ai retaggi da Guerra Fredda, con una forte avversione verso la Russia. Putin sa che l’ex vice di Obama ha manifestato la volontà di impegnarsi a difesa dei diritti civili e umani, sia a livello interno che esterno. Questo vuol dire che Washington si sentirà in qualche modo “giustificata” a supportare maggiormente paesi come l’Ucraina e la popolazione anti-Lukashenko in Bielorussia, andando ad affacciarsi su quelle regioni su cui Mosca necessita di mantenere il controllo. Senza contare il già citato appoggio (quantomeno indiretto) all’oppositore Navalny.

New Start

Le premesse per una nuova fase di gelo tra i due paesi sembrano esserci tutte. Nelle ultime ore si è verificata però un’apertura significativa, da entrambe le parti, per il “rinnovo” del trattato New Start sulla riduzione delle armi strategiche. L’accordo, in scadenza il 5 febbraio, limita il numero delle testate nucleari delle due potenze a 1500 e quello dei vettori dei missili a 800 (di cui solo 700 possono essere operativi nello stesso momento).

Il portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha confermato che Biden ritiene il New Start utile per gli interessi securitari degli Stati Uniti mentre dalla Russia non hanno mai nascosto la volontà di prorogarlo per cinque anni senza condizioni aggiunte. L’apertura del presidente americano è stata ben accolta dalle parti del Cremlino. Tramite il portavoce Peskov fanno sapere, però, che “tutto dipenderà dai dettagli della proposta, che è ancora da studiare”. Le trattative nei mesi scorsi si erano arenate, con i russi che accusavano Trump e la vecchia amministrazione di ostruzionismo e di seguire un approccio aggressivo.

L’estensione del trattato sarà forse l’unico punto di avvicinamento tra i due paesi nel prossimo futuro, anche se non è detto che nel lungo periodo la situazione possa cambiare. La priorità dichiarata per gli Stati Uniti è quella di contenere e fronteggiare la potenza in ascesa, ovvero la Cina. Chissà se per farlo, possa alleggerire almeno in parte l’ostilità con la Russia ed evitare così di essere divisa su due “fronti” così ampi.

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