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Esteri
Usa: Trump in un tweet rilancia il muro al confine messicano
Il Muro della vergogna, o El Bordo

Usa: Trump in un tweet rilancia il muro al confine messicano

In un tweet serale, il presidente americano Donald Trump, rilancia la promessa che aveva caratterizzato larga parte della sua campagna elettorale, ovvero il muro al confine messicano al fine di bloccare l'immigrazione clandestina. "Il Messico - ha twittato ieri Trump - e' stato appena classificato come la seconda nazione in cui si muore di piu', dopo la Siria. Il traffico di droga ne e' la causa piu' grande" e in caratteri maiuscoli ha rimarcato "COSTRUIREMO IL MURO". Il presidente, rileva la CNN, ha rilanciato i dati diffusi lo scorso mese dall'International Institute for Strategic Studies. Trump, dunque, sembra intenzionato a non accantonare il mantra che da mesi ripete agli americani. Lo aveva ribadito gia' mercoledi', in un discorso tenuto a Cedar Rapids in Iowa, anticipando che la famigerata cinta potrebbe essere un avveniristico "muro solare", ovvero costituito da pannelli che permetterebbero l'autofinanziamento della struttura. Sostegno arriva dal numero due della Casa Bianca, Mike Pence, che, durante un incontro al Wilson Center di Washington, ha confermato: "La gente sa che il presidente ha detto chiaramente che investiremo nella sicurezza dei confini e che costruiremo un muro", riporta la CNN. "Ma posso assicurare che continueremo a lavorare con il Messico che restera' un partner fondamentale nella regione, con cui affronteremo la questione della sicurezza nell'area. Promuoverne la prosperita' e' nell'interesse degli Stati Uniti".

Obama, su Facebook la critica alla Trumpcare

Obama affida a Facebook il suo durissimo giudizio sulla proposta di legge presentata ieri dal presidente del Senato, Mitch McConnell, per abrogare e sostituire la Obamacare, la riforma sanitaria che porta il suo nome. L'ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, scende di nuovo nell'arena politica per difendere la sua creatura, la Affordable Care Act del 2010, pietra miliare della sua presidenza. Lo fa con un messaggio di quasi mille parole rivolto ai suoi 53 milioni di follower. Quello proposto, scrive in un lungo post, "non e' un disegno di legge sulla sanita'. E' un massiccio trasferimento di ricchezza dalle famiglie della classe media e dai poveri, a favore delle persone piu' ricche d'America". L'ex inquilino della Casa Bianca, dunque, lancia un appello bipartisan per salvare la sua riforma, grazie alla quale "per la prima volta, piu' del 90% degli americani sa cosa vuol dire avere la sicurezza di un'assicurazione sanitaria". E continua: "Spero che i nostri senatori, molti dei quali conosco bene, facciano un passo indietro e si rendano conto di cosa davvero e' in gioco, comprendendo che la motivazione per un'azione che riguardi l'assistenza sanitaria o altre questioni, dovrebbe essere qualcosa di piu' che semplicemente cancellare quello che hanno fatto i democratici". Se la legge che approdera' in aula dovesse ottenere tutti i voti necessari, i cittadini che perderebbero la copertura sanitaria potrebbero essere 23 milioni. "Questo dibattito - conclude Obama - ha sempre riguardato qualcosa di piu' grande della politica. Riguarda il carattere della nostra nazione, chi siamo e chi aspiriamo a essere. E per tutto cio' vale sempre la pena combattere".

Quella che e' stata ribattezzata come Trumpcare, dunque, beneficera' le persone con reddito piu' alto e penalizzera' i piu' poveri. Il testo di 142 pagine, infatti, prevede tagli al Medicaid, ovvero l'assistenza sanitaria per i meno abbienti; non obbliga piu' privati e imprese a dotarsi di assicurazione; elimina una buona fetta dei benefit previsti dalla riforma Obama come quelli rivolti alle neo-mamme o alle persone che soffrono di malattie mentali. Inoltre, congela per un anno i fondi federali destinati a Planned Parenthood, l'associazione che si occupa di assistenza sanitaria per le donne e, tra i tanti servizi, offre piani di contraccezione gratuiti e pratica nelle proprie cliniche interruzioni di gravidanza volontarie. Dopo sette anni di attesa, la resa dei conti del Gop sembra oramai vicina, con una proposta di legge che potrebbe essere messa al voto in Senato gia' la prossima settimana. L'obiettivo di McConnell e' in ogni caso quello di riuscire a farla passare prima della festa nazionale del quattro luglio. La sua strada, pero', e' piuttosto scivolosa. E' gia' certo che non potra' contare sul voto di Rand Paul, Mike Lee, Ted Cruz e Ron Johnson. In un comunicato congiunto i quattro senatori repubblicani si sono dichiarati indisponibili a dare il loro supporto. I voti necessari, dunque, al momento non ci sono. I repubblicani, infatti, hanno in senato 52 seggi su 100. Per passare, la legge avra' bisogno almeno di 50 consensi poiche' in caso di parita' il voto decisivo sara' quello del vicepresidente, Mike Pence.

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