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Esteri
Usa, una vera e propria agonia la morte di George Floyd
(fonte Lapresse)

'Furono ben 20 le volte che George Floyd disse di non poter respirare’ è quanto si è potuto leggere sui testi relativi alle registrazioni fatte in automatico dalle camere dei poliziotti in servizio. Alle richieste del povero Floyd, Derek Chauvin, il poliziotto che lo stava soffocando rispondeva  ’Ci vuole molto ossigeno per dire questo’ e senza togliere il ginocchio dal collo dell’uomo per ben 8 minuti e 46 secondi.

 

Un’agonia ancora peggiore rispetto alle drammatiche immagini viste in tutto il mondo per la morte dell’afroamericano di 46 anni per mano della polizia di Minneapolis nel Minnesota. Un omicidio che ha scatenato proteste in tutto il Paese e in molte altre nazioni.

Questa documentazione, inclusa nel materiale portato a difesa di uno dei quattro ex poliziotti, Thomas Lane di 37 anni, è stata resa pubblica ieri. Lane si è dichiarato colpevole ed è accusato di aiuto ad un assassinio di secondo grado. L’uomo, così come i suoi altri tre compagni, rischia una condanna fino a quaranta anni di carcere.

Per l’avvocato di Lane, il suo assistito, entrato nel corpo di Polizia da soli 4 giorni, stava eseguendo gli ordini di un veterano, Chauvin, con 20 anni di esperienza. Lane è stato uno dei due agenti che per primi sono arrivati nel negozio Cup Foods che aveva denunciato un pagamento con 20 dollari falsi. Dal proprietario del negozio i poliziotti hanno avuto le informazioni della macchina di chi aveva commesso ‘il crimine’ e del suo proprietario George Floyd.

Lane si è subito avvicinato e ha chiesto a Floyd per  ben 5 volte di mettere le mani in vista e di uscire dal veicolo. ‘Mi dispiace, mi dispiace, non ho fatto nulla’ è stata la risposta nervosa dell’uomo che ha invocato di non sparargli. Nel frattempo la moglie Shawanda Renee Hill lo consigliava di  non resistere e diceva agli agenti che il marito non era ubriaco ma soltanto era spaventato da una passata brutta esperienza similare. 

Appena messe le manette Floyd ha cominciato a buttare schiuma dalla bocca e l’agente gli ha chiesto se era drogato. La risposta è stata negativa ma, l’autopsia, ha riscontrato tracce di sostanze illegali.

Floyd ha detto che aveva paura , che era claustrofobico, che soffriva di ansia. Non voleva entrare nella macchina della polizia e si ferito con una testata al finestrino. A quel punto Lane ha chiamato l’ambulanza per un codice 2 mentre Floyd continuava a dire che aveva appena avuto il Coronavirus  e non poteva respirare.

In mezzo a tutta questa situazione complicata arriva Chauvin che toglie Floyd dall’auto e lo getta a terra. Due agenti lo tengono per i piedi e le spalle e Chauvin lo blocca a terra con il ginocchio sul collo. 

‘O Dio mio Dio Mio non posso crederlo-continuava a ripetere Floyd disperato-mamma ti amo, di ai miei figli che li amo, io sono morto’.

Più volte, secondo le registrazioni, Lane ha chiesto a Chauvin di cambiargli la posizione senza alcun risultato. Ha continuato ad insistere fino a decidere di cambiare il codice di soccorso dell’ambulanza, da 2 al più grave 3.

L’autopsia ha rivelato che Floyd aveva consumato metanfetamina e fentanil, che però non sono state causa della morte. Morte provocata e confermata soltanto dalla compressione del collo. 

Sono 80 le pagine di registrazioni con le interviste degli investigatori di Minneapolis a Lane. 

Solo alla fine nell’ultima domanda ‘se si sentiva colpevole di quello che egli o Chauvin avevano fatto a Floyd’ la risposta inquietante di Lane (su suggerimento del suo avvocato):il silenzio.

E questo silenzio suona ancora più assordante del delitto compiuto.

 

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