Von Der Leyen come Don Abbondio: mette tutto nel calderone per mascherare l’inconcludenza europea - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 14:00

Von Der Leyen come Don Abbondio: mette tutto nel calderone per mascherare l’inconcludenza europea

Questa presidente è l’epitome dell’Europa: pavida, tremolante e cerchiobottista

di Marco Scotti

Von Der Leyen mette tutto nel calderone per mascherare l’inconcludenza europea

C’era attesa per il discorso sullo Stato dell’Unione europea, il primo dalla rielezione, da parte di Ursula Von Der Leyen. Eppure, come ormai è triste consuetudine nei consessi continentale, la montagna ha partorito il proverbiale topolino e quindi la presidente si è prodotta in una sorta di minestrone buono per ogni stagione, con perle di buon senso che avrebbero fatto impallidire Monsieur de Lapalisse.

Perché questa presidente è l’epitome dell’Europa: pavida, tremolante, cerchiobottista. Su Israele si parla di non meglio precisate sanzioni senza che arrivi una condanna ferma – o meno – dell’operato dell’Idf e del governo di Benjamin Netanyahu. Israele è un partner strategico o no? La Von Der Leyen, tedesca come Angela Merkel, teme forse che le accuse contro Gerusalemme non possano essere troppo forti per evitare che qualcuno le ricordi quanto fatto fino a 80 anni fa nei confronti della popolazione di origine ebraica?

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Si riparla di auto elettrica con la stessa leggerezza con cui al bar si potrebbe discutere di questa o quella automobile. Non si è detto come si vorrà avviare una transizione dai motori a combustione a quelli elettrici. Non si parla, mai, di riconversione industriale, di competenze, di fondi comunitari. Non si fa mai cenno a come combattere la concorrenza di auto cinesi che hanno prezzi da utilitarie mentre le e-car prodotte in Europa costano come un’ammiraglia.

E non si dice, mai, se ci sono alternative al semplice meccanismo incentivante che ci accompagna ininterrottamente dalla fine degli anni ’90. Insomma, bocciata in politica estera e pure in politica economica. Ma il clou della discussione riguarda la difesa dei nostri confini dall’avanzata russa.

Ora, poiché giusto questa mattina ci siamo svegliati con venti di guerra che spirano forti come non mai, uno si aspetta che la Von Der Leyen imbracci il moschetto e si dichiari pronta a partire. Oppure, al contrario, che inviti alla calma e alla forza della diplomazia. Niente di tutto ciò: Ursula ha dichiarato che “è giunto il momento per l’Europa di battersi per la propria indipendenza”.

Giusto. Ma manca un dettaglio: come intende farlo? Schierando quali mezzi? Si parlerà di difesa comune e di esercito europeo? Si istituirà una cabina di regia continentale? Perché altrimenti il rischio è sempre lo stesso: andare in ordine sparso, parlare con mille voci distinte e finire ostaggio dei diritti di veto e controveto che quest’Unione si è autoimposta al momento della sua fondazione.

Nel frattempo, Donald Trump si fa gli affari suoi, chiede all’Europa di imporre dazi al 100% su India e Cina e però di nascosto torna a negoziare con Gazprom; Vladimir Putin si diverte a far volare nello spazio aereo polacco una decina di droni, giusto per far capire l’aria che tira; Xi Jinping ha appena concluso un vertice SCO che ha riportato alla mente il “celodurismo” di bossiana memoria con l’esposizione delle armi di ultimissima generazione. E l’Europa, ancora una volta, sta a guardare. Occhio perché qui si rischia grosso.