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Dal faro al mulino: una vera cena a quattro mani

Intanto il luogo, un'oasi di eleganza e ospitalità alle porte di Milano, l'Hotel Mulino Grande a Cusago capace di accogliere gli ospiti e portarli sin dall'ingresso in atmosfere calde, avvolgenti di vero relax.

Ristrutturato con sapienza e fantasia attraverso un recupero delle strutture principali, degli arredi d'epoca, incluse le macine, e il canale d'acqua che alimenta il mulino visibile dalle vetrate degli spazi interni. Un vero gioiello che consente di trascorrere un weeken lungo di grande fascino a pochi chilometri dal centro città.

Complimenti davvero a Gabriella Morandotti che ci ha creduto sin dall'inizio quando le diverse strutture erano poco più che ruderi di campagna.

Anche il dormire vi sarà dolce, nelle spaziose camere e nelle suite duplex con travi a vista e bagni che valgono il soggiorno.

Veniamo al ristorante Il Magiono. Sala accogliente e tavoli ben distanziati, servizio accurato e gentile nelle mani della signora Bianca.

La nostra visita è stata in occasione di una cena a quattro mani con gli chef Domenico Notturno e Ludovico de Vivo. La prima cosa da dire è che, solitamente le cene a quatro mani sono esperienze interessanti, cucine e manualità diverse da scoprire e capire, ma sempre binari paralleli, distinti.

Questa volta invece le quattro mani hanno davvero lavorato insieme, e sui quei binati paralleli ci hanno fatto viaggiare un treno del gusto davvero notevole.

Domenico Notturno, romano, ha iniziato la sua carriera all’elegante ristorante Enoteca Capranica, con la consulenza di Angelo Paracucchi. Poi al londinese Park Hotel e al Quisisana di Capri; qui incontrò il maestro Gualtiero Marchesi e Davide Oldani. Marchesi lo portò all’Albereta di Erbusco accanto allo chef Carlo Cracco. 

Ludovico de Vivo cuoco di nuova generazione, Ludovico De Vivo, originario di Salerno, a suo agio nelle cucine stellate internazionali con esperienze di alto livello allo Chalet Zermatt Peak, a Villa Puig Redo- Ibiza- e al Restaurant NOMA, due stelle Michelin guidato da Chef Rene Redzepi e il celebre Fat Duck.

Per cominicare ecco l'entrèe: un cartoccio con latte fritto, panelle e uova alla monacale. Fritti leggeri, saporiti, croccanti con il ricordo dell'uovo nel momento in cui apri la panatura e lo scopri barzotto...una meraviglia.

Il sashimi è giapponese, ma quello servito a Il magiono era migliore, il sapore del mare era tutto nelle succulente, spesse fettine di tonno affumicato leggermente e accompagnato da un gelato ai capperi che ne esaltava freschezza e sapidità. 

Un attimo di concentrazione e passiamo al "Tortello di pasta fresca ripieno di gamberi al coriandolo su burrata di Andria e salsa ai crostacei" equilibrato, sapori ben distinti e allo stesso tempo un perfetto amalgama nel boccone completo. 

A volte gli impiattamenti originali e belli da vedere, separano i componenti del piatto, per dare maggior forza visiva. Giusto, bene, ma poi sta a chi gusta non tralasciare di riunire gli ingedienti in bocconi pieni e completi.

Secondo piatto di livello: "Rana pescatrice, gunaciale pepato, salsa agli agrumi di Sicilia e asparagi croccanti. Una rana pescatrice cotta a perfezione compatta, pienamente soddisfacente avvolta nel guanciale pepato che ne esaltava consistenza e sapore. Insieme alla salsa e alla burrata, un insieme di gusto da non perdere.

Chiusura in linea con Dessert Ricotta e mela, non troppo dolce e arricchitto da chips di mela, larghe, saporite e croccanti, ma non troppo. 

Abbinamenti firmati giustamente Tasca d'Almerita con una declinazione di vitigni pieni e nobili.

Almerita Extra Brut Millesimato 2009, metodo classico, Dydime Malvasia secca di Sicilia (se non la conoscete correte in enoteca), Chardonnay Vigna San Francesco - Tasca d'Almerita e "Il Tascante 2012 vitigno simbolo del Vulcano, ricco di struttura tannica e intensità aromatica unica.

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA AGLI CHEF 

 

 

Con il dessert non poteva mancare Capofaro Malvasia di Salina - Tasca d'Almerita - nettare isolano.

Un diffetto come sempre al termine della recensione. Compito arduo questa volta...ma lo dico: per una cena di questo livello ci stava un calice di aperitivo con un gustoso amouse bouche.  

 

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