Amazzonia, effetto deforestazione: da polmone verde a "contributore netto" di gas serra
L'Amazzonia è la più vasta foresta pluviale tropicale del pianeta. Collocata nella fascia meridonale dell'America, si estende su una superficie di sei milioni di chilometri quadrati, toccando ben nove paesi tra Brasile, Perù, Colombia, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana Suriname e Guyana francese. Numeri enormi che riflettono una serie di disomogeneità, sia a livello di suolo, rete fluviale, impatti ambientali e antropici. Il bacino amazzonico è stato spesso al centro del dibattito pubblico, per ciò che riguarda le problematiche legate a deforestazione, uso del suolo e cambiamento climatico. In particolare, l'attenzione è spesso ricaduta sulle "perfomance" dell'Amazzonia e sulla sua capacità di "sequestrare carbonio dall'atmosfera per lunghi periodi di tempo".
Ora una ricerca, appena pubblicata su Frontiers in Forest and Global Change, mette in evidenza che quando si guarda ai gas serra nel loro complesso, e non solo all'anidride carbonica, "l'Amazzonia già da adesso produce più emissioni di quante ne catturi". Di fatto, riporta il sito specializzato di Rinnovabili.it, si sta verificando l'esatto contrario di quanto la narrazione comune ha sempre sostenuto: l'Amazonia da polmone verde sta diventando "contributore netto" di gas serra, quindi del riscaldamento globale, producendo più emissioni di quante nella realtà ne riesca ad assorbire. Kristofer Covey, professore di studi ambientali allo Skidmore College di New York, afferma al National Geographic: “La deforestazione sta interferendo con l’assorbimento di carbonio, questo è un problema. Ma quando inizi a considerare questi altri fattori insieme alla CO2, diventa davvero evidente che l’effetto netto è che l’Amazzonia nel suo insieme sta davvero riscaldando il clima globale".
Ma i ricercatori sono ottimisti, una strada "positiva" è percorribile. Ciò che bisogna fare, riporta il sito di Rinnovabili.it, è "frenare la deforestazione dell’Amazzonia, ma anche ridurre la costruzione di dighe e aumentare gli sforzi per ripiantare gli alberi". Per Fiona Soper della McGill University: “abbiamo questo sistema su cui abbiamo fatto affidamento per contrastare i nostri errori e abbiamo davvero superato la capacità di quel sistema di fornire un servizio affidabile”.
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