ANBI, progetto Venus: al via la sperimentazione per riscrivere l’agricoltura nelle aree saline - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 11:06

ANBI, progetto Venus: al via la sperimentazione per riscrivere l’agricoltura nelle aree saline

Vincenzi (ANBI): "Ci sono grosse aspettative soprattutto per capire quanto queste piante possano aiutare concretamente la desalinizzazione dei suoli"

di Redazione

ANBI guida la sfida contro la salinizzazione: il progetto VENUS trasforma i terreni marginali in risorse produttive nel Mediterraneo

Nelle aree più vulnerabili della gronda lagunare veneziana, dove il terreno può trovarsi fino a quattro metri sotto il livello del mare, è in corso un’importante sperimentazione agricola nell’ambito del progetto internazionale VENUS. Questa iniziativa, sostenuta da un finanziamento superiore ai 4 milioni di euro nell’ambito del programma PRIMA di Horizon 2020, si propone di studiare e contrastare gli impatti del cambiamento climatico e dell’aumento della salinità dei suoli.

L’area mediterranea è infatti tra le più esposte alle pressioni ambientali: il riscaldamento globale, la crescita della popolazione e la crescente frequenza di eventi meteorologici estremi stanno riducendo la disponibilità di acqua dolce e compromettendo la resa delle coltivazioni agricole. In risposta a queste criticità, VENUS punta a valorizzare il potenziale ambientale ed economico di alcune specie vegetali poco conosciute o raramente coltivate, note come NUS (Neglected and Underutilized Species). Si tratta di piante capaci di adattarsi a condizioni estreme, che necessitano di poca acqua e sono in grado di crescere anche in suoli aridi e salini. Il loro impiego mira a rendere produttive le aree marginali, contribuendo al tempo stesso a migliorare la qualità del terreno.

Due siti sperimentali, situati nel comprensorio del Consorzio di bonifica Adige Euganeo e vicini agli impianti Gesia di Cavarzere e Zennare di Chioggia, rispettivamente di 4.000 e 8.000 metri quadrati, ospitano coltivazioni di varietà vegetali selezionate per la loro resilienza: Salicornia, Atriplex, Beta Marittima, Salsola oppositifolia e Suaeda Maritima. Alcune di queste specie sono state coltivate insieme al pomodoro per testare la compatibilità e la resa su terreni tipici della gronda lagunare, caratterizzati da elevata salinità e composizione limosa. I risultati preliminari sono promettenti: tutte le piante stanno dimostrando buone capacità di adattamento all’ambiente locale.

Ci sono grosse aspettative soprattutto per capire quanto queste piante possano aiutare concretamente la desalinizzazione dei suoli”, ha dichiarato Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). Nei prossimi mesi, un laboratorio con sede in Grecia effettuerà le prime analisi, che serviranno a determinare quantità e qualità dei principi attivi contenuti nelle coltivazioni. Questi dati saranno fondamentali, considerando che molte delle specie coltivate presentano un forte potenziale d’impiego nell’industria farmaceutica.

Il progetto VENUS coinvolge dodici partner provenienti da otto Paesi del bacino mediterraneo – Italia, Grecia, Spagna, Egitto, Giordania, Marocco, Algeria e Tunisia – e ha un respiro ben più ampio della semplice sperimentazione agronomica. L’obiettivo finale è quello di costruire una filiera produttiva completa, capace di rendere economicamente sostenibile la coltivazione di queste specie.

La speranza è quella di offrire una nuova possibilità di coltura a quelle aree che, purtroppo, lottano ogni giorno con la salinizzazione dei suoli”, afferma Lorenzo Frison, ingegnere del Consorzio di bonifica Adige Euganeo e responsabile del progetto.

Per rafforzare l’efficacia dell’iniziativa, il progetto prevede un continuo scambio con i partner internazionali e il coinvolgimento diretto degli agricoltori locali, nella convinzione che l’unione tra conoscenze tradizionali e tecnologie moderne rappresenti la chiave per sviluppare soluzioni efficaci e adattabili alle condizioni specifiche del Mediterraneo.

Il prossimo evento internazionale si terrà il 10 e 11 settembre sull’isola greca di Chios e sarà l’occasione per una valutazione approfondita dello stato di avanzamento delle attività. Intanto, sul fronte locale, il Consorzio di bonifica Adige Euganeo sta preparando per novembre un “open day”, rivolto ad agricoltori e cittadini, per condividere i risultati della sperimentazione e sensibilizzare sul tema.

Sarà un’ulteriore occasione per far conoscere l'innovazione che, partendo dalla ricerca sperimentale dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, si proietta a livello internazionale per affrontare le sfide più urgenti del nostro tempo, perché la risalita del cuneo salino è uno dei fenomeni più preoccupanti per gli ecosistemi e gli equilibri dei territori costieri”, sottolinea Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Anche in Toscana si stanno monitorando con attenzione gli effetti della salinità del suolo. Il Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud, attivo in provincia di Grosseto, tiene sotto controllo la situazione in diverse aree del suo territorio. Tra i risultati più significativi vi è il rilevamento di salinità quasi assente sul fiume Ombrone, ad Alberese, nel punto in cui sorgerà un nuovo impianto irriguo. A Orbetello, invece, le acque superficiali del bacino dell’idrovora di Talamone mostrano una salinità contenuta, mentre nei bacini di Capalbio la situazione è migliorata grazie a recenti interventi idraulici, pur permanendo una presenza salina rilevante.

La salinità è un parametro chiave per l’irrigazione, ma non solo – conclude Federico Vanni, Presidente dell’ente consortile – Lo dimostra il progetto di recupero dell’area umida Diaccia Botrona per contrastarne la salinizzazione, tutelando un meraviglioso scrigno di biodiversità”.