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Clima, allarme siccità e stress idrico: il fiume Po ai livelli di fine agosto

Cambiamento climatico: allarme siccità e stress idrico 

L’acqua rappresenta uno dei beni più preziosi per l’uomo, un elemento indispensabile per la sua sopravvivenza e per tutte le attività ad essa collegata. Se da un lato è fonte primaria di vita, dall'altro spesso è causa di conflitti e lotte. Questo perchè è di per sè un bene "scarso": la sua disponbilità limitata si scontra con l'ampia domanda. La fotografia di uno scenario idrico non così remoto, arrriva direttamente dal World Resources Institute. Secondo l'ente– riporta Repubblica– nel 2040 l'Italia si troverà in una situazione di stress idrico “molto critica”. Mentre a livello globale, entro il 2025 3,5 miliardi di persone potrebbero sperimentare la scarsità d’acqua, generando conseguenze prevedibili: meno risorse per l’irrigazione dei campi, riduzione di energia prodotta dagli impianti idroelettrici e interruzioni più frequenti di acqua potabile per la collettività.

Ma anche a livello paesaggistico, il territorio nazionale sta dando segnali di allarme. Siamo solo all’inizio della primavera ma per il più lungo fiume italiano è già estate inoltrata. Con il grande caldo fuori stagione e la lunga assenza di precipitazioni– rivela l’ultimo report di Coldiretti– il Po è praticamente in secca con lo stesso livello idrometrico della scorsa estate.  Una situazione idrica di profondo che non riguarda solo il Po, ma anche i fiumi dell’Emilia Romagna, tutti abbondantemente sotto la media mensile, dall’Enza, al Secchia, dal Reno alla Trebbia e il lago di Como, al quale mancano solo 20 centimetri prima di raggiungere il minimo storico di sempre con un riempimento di appena l’8,8% contro una media del 63,8%, precisa Coldiretti sulla base dei dati Anbi.

“Per risparmiare l’acqua e aumentare la capacità di irrigazione abbiamo elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente fattibile – afferma il Presidente della Coldiretti di Ferrara Floriano Tassinari –: un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici". "Il progetto - spiega ancora Tassinari - prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il recupero di strutture già presenti, con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali". "Il piano della Coldiretti sulle risorse idriche per il Recovery Plan punta alla transizione verde in modo da risparmiare il 30% di acqua per l’irrigazione, diminuire il rischio di alluvioni e frane e aumentare la sicurezza alimentare, un piano già pronto - conclude Tassinari - che aspetta solo di partire". Ma oltre agli investimenti nell’innovazione, nelle infrastrutture e al lancio di nuovi progetti, a riportare in equilibrio il sistema idrico compromesso saranno necessari anche piccoli atti quotidiani più “consapevoli”, inversioni di tendenza corrette ed informate. 

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