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Clima, Coldiretti: con caldo record 2020 a rischio prodotti Made in Italy

Coldiretti, 2020 più caldo di sempre mette a rischio i prodotti Made in Italy

Il 2020 si classifica fino ad ora come il secondo anno più caldo mai registrato in Italia dal 1800, con una temperatura di oltre un grado (+1,04 gradi) più elevata della media storica, a conferma di un decisa tendenza al surriscaldamento della Penisola con effetti climatici e produttivi. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi nove mesi dell’anno in riferimento alle cause degli scioglimento della superficie di ghiaccio dell'arco alpino che si è ridotta del 60% negli ultimi 150 anni secondo l’analisi di Legambiente.

"Si accentua infatti quest’anno - sottolinea la Coldiretti – la tendenza all’ innalzamento della colonnina di mercurio ormai strutturale in Italia dove la classifica degli anni interi più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine – precisa la Coldiretti – anche il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003. Gli effetti– sottolinea la Coldiretti – si sono già fatti sentire a livello globale e nazionale con il divampare degli incendi e una drastica riduzione dei ghiacciai".  

Per Coldiretti, "Si è registrata infatti una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – sottolinea  – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi. Il ripetersi di eventi estremi sono costati all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

L’agricoltura – continua la Coldiretti – è infatti l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Un processo che – sostiene la Coldiretti – ha cambiato nel tempo la distribuzione delle coltivazioni e le loro caratteristiche con l’ulivo, tipicamente mediterraneo, che in Italia si è spostato a ridosso delle Alpi mentre in Sicilia ed in Calabria sono arrivate le piante di banane, avocado e di altri frutti esotici Made in Italy, mai viste prima lungo la Penisola. E il vino italiano con il caldo – continua la Coldiretti – è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma si è verificato nel tempo un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto alla tradizionale partenza di settembre, smentendo quindi il proverbio 'ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina', ma anche quanto scritto in molti testi scolastici che andrebbero ora rivisti.

Il riscaldamento provoca poi – precisa la Coldiretti – il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini. Una situazione che di fatto – conclude la Coldiretti – mette a rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani".

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