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Economia circolare, carta settore modello: 57% dei prodotti da fibre riciclate

L’economia bio-circolare della carta

“Il settore cartario modello nella transizione all’economia circolare con un Indicatore di Circolarità di Materia pari a 0.79” ha dichiarato il Presidente di Assocarta Lorenzo Poli.

“Il settore cartario ha saputo ritagliarsi un ruolo di leadership nel panorama dell’economia circolare in Italia. Un primato che deve confrontarsi con nuove sfide, dall’innovazione alla produzione e utilizzo di energie rinnovabili, come il biometano”, ha aggiunto il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani.

È stato presentato oggi, dai Presidenti Lorenzo Poli di Assocarta e Stefano Ciafani di Legambiente - presso la sala Pininfarina di Confindustria - la 21ª edizione del Rapporto Ambientale dell’Industria Cartaria Italiana, con la partecipazione dell’On. Roberto Morassut Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente e della Vice-Presidente Confindustria con delega all’Ambiente Maria Cristina Piovesana.

L’industria cartaria, in Italia, è stato tra i primi settori industriali ad aver pubblicato (dal 1999) un Rapporto Ambientale, invitando stakeholders e interlocutori ambientali a un dialogo trasparente e lontano da luoghi comuni e #fakenews. Giunto alla sua 21ª edizione il rapporto, scritto a quattro mani con il supporto di Ambiente Italia, è una ulteriore evoluzione della partnership con Legambiente per una base di confronto da poter condividere già in fase di stesura.

“L’impegno profuso sul fronte ambientale dai nostri imprenditori” afferma Poli “viene quest’anno ulteriormente riconosciuto da un Indicatore di Circolarità di Materia pari a 0.79 in una scala da 0 a 1 (https://www.ellenmacarthurfoundation.org/). Un valore elevato, ottenuto grazie alla capacità del settore di investire in materie prime rinnovabili (fibre vergini da foreste certificate e amidi), e di prendersi cura dei suoi prodotti reimmettendo nel ciclo produttivo carta e imballaggio da riciclare. Il 57% della nostra produzione proviene da fibre riciclate (negli imballaggi siamo oltre l’80%)”. “La carta potrebbe sostituire il 25% degli imballaggi a base di materiali fossili e, grazie alle nuove capacità in corso di avvio, il riciclo potrebbe crescere ancora, passando dalle attuali 10 tonnellate al minuto ad oltre 12. Siamo un settore industriale che di ambiente ci vive: foreste per la materia prima, aria e acqua per lavorarla e fuoco per asciugarla” spiega il Presidente di Assocarta Poli.

Il settore è pronto a cogliere le opportunità nell’ottica del #Recovery Fund in quanto il bilancio ambientale presentato scatta una fotografia con indicatori di prestazione ambientale in miglioramento che potrebbero ulteriormente progredire se vi fosse un contesto normativo favorevole all’impresa e alla sua competitività sui mercati.

“Si può fare di più” spiega Poli “perché il settore ha ancora delle sfide importanti da affrontare ma serve un contesto normativo favorevole. Per questo insieme a Legambiente chiediamo al Governo supporto per progredire nel processo di decarbonizzazione: non vediamo una unica soluzione, il settore ha bisogno di infrastrutture per rendere questa transizione graduale e sostenibile economicamente”.

“Eccellenza per qualità e quantità del riciclo dei materiali, il settore cartario ha saputo ritagliarsi un ruolo di leadership nel panorama dell’economia circolare in Italia e i numeri del nuovo rapporto ambientale ne sono una conferma. Un primato che va certamente consolidato e che, forte dei risultati raggiunti nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani e degli scarti produttivi, deve confrontarsi con nuove sfide, dall’innovazione alla produzione e utilizzo di energie rinnovabili, come il biometano. Sfide cui la politica è chiamata a dare risposte all’altezza – sottolinea il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani - Nel pieno della discussione sul Recovery Plan, è tempo di semplificare la normativa per le autorizzazioni, implementare il decreto End of Waste su carta e cartone e realizzare gli impianti per poter rendere la filiera sempre più circolare e libera dalle fonti fossili: un obiettivo, quest’ultimo, che ci vede in prima linea in una cammino comune con Assocarta”.

Oltre alla necessità di progredire nella riduzione di emissioni di CO2 le proposte di politica industriale del settore per una economia ancora più circolare, riassunte nella seconda parte del Rapporto, riguardano:

- il miglioramento dell’efficienza energetica per il quale è necessario sostenere tecnologie efficienti come la cogenerazione e ridare forza a meccanismi di incentivazioni che hanno dimostrato di esser ein grado di dare un forte impulso all’efficientamento.

- approvvigionamento di fonti sostenibili: l’industria ha finora trainato lo sviluppo della gestione sostenibile delle risorse forestali e continuerà a farlo, con l’invito ad usare carta riciclata anche per utilizzi alimentari come nel resto d’Europa per favorire l’utilizzo dell’eccesso di macero disponibile;

- incremento della capacità di riciclo: sostenere la presenza di imprese che riciclano sul territorio nazionale e garantire l’accesso ai mercati dei prodotti riciclati, vecchi e nuovi, sono l’unica garanzia di mantenimento e incremento della circolarità;

-ulteriore miglioramento della qualità della raccolta differenziata: punto ancora debole del sistema di riciclo,

- valorizzare gli scarti del riciclo: principale ostacolo al riciclo, ricordiamo che non è un rifiuto “causato” dall’industria ed è necessario favorire nuove forme di riciclo di materia attraverso la ricerca di nuove tecnologie, l’investimento in nuovi impianti e l’accesso al mercato dei prodotti così ottenuti, garantendo nel frattempo ogni altra forma di recupero, anche energetico, che possa rappresentare un’alternativa allo smaltimento in discarica

- valorizzazione dei fanghi per la produzione di biometano: opportunità per favorire il recupero e la decarbonizzazione, serve il supporto alla creazione di nuovi impianti di compostaggio, anche in ottica di decarbonizzazione;

- quadro normativo coerente, dall’EoW alla promozione del regime dei sottoprodotti, fino al rimuovere gli ostacoli posti da una normativa nazionale sulle acque ormai obsoleta e incoerente con il quadro normativo europeo che ostacola gli obiettivi di riduzione dell’impiego di risorse idriche.

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