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Che cosa è il rooming in, come funziona e cosa dicono gli esperti

In una dichiarazione congiunta OMS/UNICEF del 1989, sull’allattamento al seno, veniva consigliato di "praticare il rooming-in"

Che cosa è il rooming in, come funziona e cosa dicono gli esperti

Dopo la tragedia avvenuta a Roma del neonato morto all'opsedale Sandro Pertini, ha aperto il dibattito sul rooming in e della possibilità che dopo il parto il neonato possa stare nella stessa stanza della mamma, in una culla posizionata accanto al letto della madre. I pediatri sono favorevoli perché favorisce subito il contatto pelle a pelle e l'allattamento.

Che cosa è il rooming in, la pratica stabilisce il primo contatto tra neonato e mamma

In una dichiarazione congiunta OMS/UNICEF del 1989, sull’allattamento al seno, veniva consigliato di "praticare il rooming-in, permettere cioè alla madre e al bambino di restare insieme 24 ore su 24 durante la permanenza in ospedale".

Secondo queste linee guida, un neonato sano e a termine dovrebbe essere tenuto a contatto pelle a pelle con la propria madre sia in caso di parto naturale che di cesareo subito dopo la nascita o comunque non appena possibile. Questo consente alla neomamma di occuparsi da subito del neonato, di creare un legame madre-bambino forte ed efficace e di favorire l'allattamento.

Alcuni ospedali consentono il rooming in anche al papà, che può così stare in camera con mamma e neonato senza vincoli di orario. Senza il rooming in, invece, la madre può vedere il neonato soltanto negli orari di allattamento, con intervalli di circa di tre ore.

Come funziona il rooming in

L'iniziativa "Baby Friendly Hospital" promossa all'inizio degli anni Novanta, ha promosso il modello del rooming-in, sostenuta dall’UNICEF. Questa pratica inizia già nei primi istanti di vita del bimbo e viene favorito subito il contatto pelle a pelle e l’allattamento. Secondo li studi avrebbe effetti benefici sul neonato: lo calma, favorisce il corretto attaccamento al seno, stabilizza il metabolismo e la temperatura corporea del neonato, regola la respirazione e il battito cardiaco del piccolo o della piccola; rafforza il legame madre-neonato.

In Italia il rooming-in non è una pratica obbligatoria e le modalità dipendono dalla struttura ospedaliera o dalla clinica. Sono tuttavia sempre di più le strutture sanitarie che impiegano questa pratica, grazie anche alle strategie di promozione dell’allattamento  del Ministero della Salute. Ogni madre può decidere in autonomia se adottare questa strategia o farsi aiutare (e in che misura) dal personale sanitario.

Che cosa ne pensano i pediatri del rooming in

Per allattare un neonato non esiste una posizione ideale e per questo i pediatri invitano ad "essere vigili sul fatto che il piccolo respiri bene e abbia un buon colorito" e favorire il rooming-in. A tal proposito la presidente Sip Annamaria Staiano spiega: "Tenere il neonato nella stessa stanza della mamma permette di rafforzare il legame e incentivare l'allattamento al seno. È più sicuro che il bimbo dorma nella culletta, evitando materassi o cuscini molto morbidi. Va raccomandato che dorma a pancia sopra. Non aver timore di chiedere che il neonato venga portato nella nursery se si ha bisogno di riposare. Non è qualcosa di cui vergognarsi. La stanchezza dopo il parto può colpire tutte le donne, in misura diversa”.