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PNRR cos'è: tutte le misure in sintesi
PNRR (1)

C'è un acronimo che è diventato familiare alle nostre orecchie negli ultimi anni, quelli della ripresa, lenta ma costante, dopo il periodo più buio della pandemia da Covid: PNRR. Si tratta di una sigla che rappresenta il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un nome che, al suo interno, contiene tutti gli elementi cardine di quello che può diventare una sorta di manifesto dell'Italia post pandemica.

È un piano nazionale, che coinvolgerà, o perlomeno dovrebbe coinvolgere, l'intera penisola, senza esclusione dei territori più in difficoltà del nostro paese. È un piano di ripresa, perché la pandemia, specialmente nel 2020 ma  in parte anche negli anni successivi, si è fatta sentire enormemente sulle vite di tutti noi e sulle economie delle nostre regioni, città, comuni o anche famiglie. È soprattutto un piano di resilienza, parola che, al di là del suo essere ormai da anni alla moda, rappresenta un concetto fondamentale, che va oltre la semplice resistenza. 

Cosa significa resilienza? Rifacendoci alla Treccani, si tratta di un termine che deriva dalla tecnologia e che va a indicare la resistenza alla rottura di determinati materiali durante una prova d'urto, o anche la resistenza dei filati nella sartoria dopo una deformazione. Una parola il cui significato si è arricchito nel corso degli anni, entrando prima nel linguaggio della psicologia e poi in quello della nostra società, come quella capacità unica degli esseri umani non di resistere semplicemente, ma di reagire davanti ai traumi e alle difficoltà che si possono incontrare.

Al di là di ogni aspetto retorico, il PNRR rappresenta soprattutto una grande opportunità per il nostro paese. Un'opportunità di sviluppo, la chance più importante per investire lì dove siamo ancora carenti o arretrati, per effettuare una serie di riforme che possano aiutare l'intero paese a riprendere il percorso di crescita bloccato dalla crisi Covid. Un piano che si inserisce in uno più grande dell'intera Unione Europea, focalizzato sul benessere delle future generazioni. E che, proprio per questo, viene finanziato con ingenti risorse economiche garantite proprio dall'Europa, di cui una buona parte attraverso prestiti a fondo perduto. Ma quali sono i punti cardine di questo piano di ripresa economica? Vediamo più da vicino, in sintesi, in cosa consiste il PNRR e cosa comporterà nei prossimi anni.

Indice degli argomenti:

 

 

Come nasce il PNRR

Il Piano viene ideato come risposta dell'UE alla crisi economica che ha colpito la gran parte dei suoi Stati membri in seguito alla pandemia da Covid. Per risollevare le economie interne, già dall'aprile del 2020 si è cominciato a ipotizzare un piano comunitario di fondi da stanziare per il rilancio dei singoli paesi. Una prima versione del documento, per quanto riguarda l’Italia, è stata approvata nel gennaio 2021 dall'esecutivo allora guidato dal premier Conte. La riscrittura del Piano, dopo la caduta del governo pentastellato, è stata però effettuata dall'esecutivo successivo, quello a guida Mario Draghi, e approvato dall'Unione Europea solo nell'estate del 2021. Le elezioni politiche del 2022, quelle che hanno portato alla formazione del primo governo a guida Fratelli d'Italia, con Giorgia Meloni come premier, hanno permesso al nuovo esecutivo di ereditare quindi il lavoro di stesura svolto dai due precedenti governi 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in sintesi

Il significato di PNRR è dunque Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, come abbiamo già detto. Un piano articolato, che prevede diversi pacchetti di investimenti e riforme, sia nella sua bozza precedente, quella curata dal Governo Draghi, sia in quella che, con tutta probabilità, verrà modificata in parte dal Governo Meloni. Il Piano resta articolato in sei Missioni che si focalizzano in particolare su quattro principali aspetti fondamentali del nostro Stato: la pubblica amministrazione, la giustizia, la necessità di semplificazione e la competitività.

Quattro temi principali che sono coerenti con i sei pilastri principali del NextGeneration EU, il piano europeo da cui derivano gran parte dei fondi stanziati per questo piano di ripresa.

In totale, le risorse europee stanziate nel PNRR sono 191,5 miliardi di euro. Una somma molto importante, divisa tra le sei Missioni principali, in questo modo, in ordine decrescente:

59, 7 miliardi per Rivoluzione verde e Transizione ecologica

40,32 miliardi per Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;

30,88 miliardi per Istruzione e ricerca;

36,40 miliardi per Infrastrutture per una mobilità sostenibile;

19,81 miliardi per Inclusione e coesione;

15, 63 miliardi per la Salute.

A questo importante sforzo finanziario si aggiungono altri 30,6 miliardi stanziati dal Governo italiano come Fondo complementare per finanziare ulteriori interventi. Un fondo che porta il totale degli investimenti a 222,1 miliardi di euro. Qual è l'obiettivo del Piano? Porre le basi per uno sviluppo dell'economia duraturo e sostenibile per le generazioni future.

Le Missioni del PNRR

Sono quattro le aree in cui si struttura il Piano: obiettivi generali, riforma e missioni, attuazione e monitoraggio, valutazione dell'impatto macroeconomico. Particolare rilievo ha, nel concreto, l'area riguardante le Mssioni e le riforme ad esse collegate.

Le sei Missioni cui abbiamo fatto riferimento sono infatti a loro volta articolate in 16 Componenti. Snocciolando i numeri del Piano, troviamo al suo interno 134 investimenti e 63 riforme, per un totale di 197 misure. Approfondiamo una ad una quali siano queste Missioni e che obiettivi si pongano singolarmente.

La Missione 1 riguarda Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura. Il suo proposito è la promozione di una transizione digitale che non coinvolga solo il settore privato ma anche la Pubblica Amministrazione. Non solo. Mira anche a sostenere l'innovazione del sistema produttivo italiano, investendo in particolare in due dei settori chiave per il presente e il futuro dell'Italia: il turismo e la cultura. Le tre Componenti della Missione sono quindi:

M1C1 Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblica Amministrazione;

M1C2 Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo;

M1C3 Turismo e cultura 4.0.

La Missione 2, quella per cui sono stati previsti i fondi maggiori, si occupa di alcuni dei temi più importanti del nostro tempo, come l'agricoltura sostenibile, l'economia circolare, la transizione energetica, la mobilità sostenibile, l'efficienza energetica degli edifici, sia ad uso abitativo che non, e anche delle risorse idriche, e poi ancora la lotta all'inquinamento. Il suo obiettivo è attuare quella rivoluzione verde per migliorare la sostenibilità del nostro sistema economico e assicurare una transizione equa e inclusiva verso una società che abbia un impatto zero sul nostro territorio e il nostro pianeta. Le Componenti di questa Missione sono quattro:

M2C1 Agricoltura sostenibile ed economia circolare;

M2C2 Transizione energetica e mobilità sostenibile;

M2C3 Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici;

M2C4 Tutela del territorio e della risorsa idrica.

Passiamo alla Missione 3, Infrastrutture per una mobilità sostenibile. Il suo obiettivo è realizzare una serie di investimenti mirati a sviluppare una rete di infrastrutture di trasporto che sia moderna, digitale, sostenibile e interconnessa, aumentando l'elettrificazione e la digitalizzazione, e migliorando la competitività del nostro paese, con particolare riguardo alla situazione del Mezzogiorno. Due le Componenti:

M3C1 Investimenti sulla rete ferroviaria e sulla sicurezza stradale;

M3C2 Intermodalità e logistica integrata.

Istruzione e ricerca è il nome della Missione 4, che va a toccare due fattori indispensabili e fondamentali per ogni economia basata sulla conoscenza. I progetti compresi in questa Missione mirano quindi a rafforzare il sistema educativo lungo l'intero percorso d'istruzione, e a sostenere la ricerca favorendo la sua integrazione all'interno del sistema produttivo del nostro paese. Una Missione che si sviluppa attraverso due Componenti:

M4C1 Potenziamento dell'offerta dei servizi di istruzione, dagli asili nido all'università;

M4C2 Dalla ricerca all'impresa.

La Missione numero 5 è Inclusione e coesione. Non esiste ripresa e non esiste grande paese se non si rema tutti dalla stessa parte. Per evitare che dalla crisi pandemica emergano nuove disuguaglianze, oltre a quelle che hanno da sempre afflitto la nostra Italia, è necessario affrontare i profondi divari che sussistono tra le varie categorie e proteggere il tessuto sociale del paese, con l'obiettivo di farlo rimanere coeso. Il proposito concreto è quindi semplificare il processo di partecipazione al mercato del lavoro e rafforzare le politiche attive del lavoro volte a favorire l'inclusione sociale. Tre le Componenti di questa Missione:

M5C1 Politiche per il lavoro;

M5C2 Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore;

M5C3 Interventi speciali per la coesione territoriale.

E arriviamo, infine, alla Missione 6, quella riguardante la Salute. Si tratta di un settore critico, tra i più delicati, e che deve affrontare sfide di portata storica, con due obiettivi principali: potenziare le capacità di prevenzione e cura del nostro sistema sanitario nazionale; promuovere l'utilizzo di tecnologie innovative in campo medico. Il tutto facendo in modo, comunque, che tutti i cittadini possano avere equo accesso alle cure su tutto il territorio nazionale. Due le Componenti di questa Missione tanto complessa quanto importante:

M6C1 Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale;

M6C2 Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale.

Obiettivi trasversali e tipologie di riforme

Oltre a quelli appena elencati, nel modello del PNRR approvato dal Governo troviamo altri obiettivi che vengono definiti trasversali, in quanto non facenti parte di una singola Missione, ma in un certo qual modo perseguibili attraverso il raggiungimento dei singoli propositi all'interno di ognuna. Si tratta di obiettivi che riguardano le pari opportunità generazionali, di genere e territoriali. Il PNRR prevede infatti un recupero del potenziale non solo dei giovani e delle nuove generazioni, ma anche delle donne e dei territori rimasti ai margini negli ultimi anni, per fornire a tutti le stesse opportunità, senza discriminazione di sorta.

Obiettivi, sia quelli principali che quelli trasversali, che verranno inseguiti e conseguiti attraverso investimenti mirati e molte riforme, divise per tipologie:

riforme orizzontali (o di contesto), che puntano a migliorare l'equità, l'efficienza e la competitività del paese;

riforme “abilitanti”, funzionali a garantire l'attuazione del Piano;

riforme settoriali, che consistono in innovazioni relative ad ambiti specifici di intervento e ad attività economiche che riguardano le singole Missioni.

A tutto questo insieme di Missioni, obiettivi e riforme si aggiungono comunque anche delle misure che, seppur non rientrino all'interno del perimetro del PNRR, sono da considerare concorrenti, e per certi versi necessarie, per la realizzazione degli obiettivi generali. Tra queste troviamo la razionalizzazione del sistema fiscale e l'estensione e il potenziamento degli ammortizzatori sociali. 

Da dove arrivano i soldi del PNRR 

Sul piano teorico il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si pone dunque come obiettivo la trasformazione dell'Italia in un grande paese, moderno e all'avanguardia sotto ogni punto di vista, dalla società all'economia. Per riuscire a raggiungere scopi così elevati c'è bisogno però di una quantità di risorse elevatissima, come abbiamo visto poc'anzi. Ma da cosa derivano tali fondi più nello specifico?

Ricordiamo che il PNRR è un piano basato su due strumenti di un piano ancora più ampio, il NextGeneration UE. In particolare questi due strumenti sono il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e il Pacchetto di assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d'Europa (REACT-EU). Ed è proprio da questi strumenti che derivano i fondi stanziati anche per il nostro paese.

Quanti sono i fondi PNRR per l’Italia

Vediamo nel dettaglio a quanto ammontano i fondi stanziati per l'Italia. Il RRF, da solo, garantisce al nostro paese risorse per 191,5 miliardi di euro da impiegare nel periodo che va dal 2021 al 2026, e di queste 68,9 miliardi in qualità di sovvenzioni a fondo perduto.

A tale somma vanno ad aggiungersi altri 13 miliardi di fondi europei, quelli derivanti appunto dal REACT-EU, e poi i 30,6 miliardi del Fondo complementare, che portano il totale a 235,12 miliardi di euro.

Fondo complementare PNRR: cos'è

Se quelli sopra citati sono fondi e risorse provenienti dall'Europa, quello complementare deriva dall'approvazione di un Piano Nazionale per gli Investimenti che il governo ha deciso di affiancare al PNRR nel periodo che va dal 2021 al 2026. Tale fondo è destinato a finanziare azioni specifiche che si integrino con gli obiettivi del Piano e lo completino, realizzando tutti gli strumenti adatti alla realizzazione e al compimento dello stesso.

Il governo Meloni e il PNRR: cosa cambia 

Quello che abbiamo fin qui descritto è il PNRR per come immaginato dal Governo Draghi nel 2021, all'arrivo delle risorse dall'Europa destinate all'Italia per la ripresa dalla pandemia da Covid. Da quel momento molte cose sono però cambiate in Italia e nel mondo. Lo scoppio della guerra in Ucraina ha dato vita a una crisi energetica che ha portato, necessariamente, alla nascita di nuove priorità nelle agende dei paesi di tutto il mondo. Contemporaneamente, al Governo guidato da Mario Draghi è subentrato, nello scorso autunno, il primo Governo guidato da Giorgia Meloni, e la leader di Fratelli d'Italia ha messo fin da subito in chiaro di voler rivedere il PNRR, alla luce anche delle nuove necessità energetiche in questo periodo di crisi.

Da qui la nomina di un ministro con delega al PNRR, per controllare il raggiungimento degli obiettivi prefissati e individuare immediatamente eventuali criticità.

Il piano della premier prevede, in particolare: la richiesta di ulteriori fondi all'Unione Europea, per rispondere al contemporaneo piano di rilancio anti-crisi energetica degli Stati Uniti (da oltre 300 miliardi di dollari), e la modifica di alcuni dei progetti precedentemente approvati nel Piano.

In particolare, il nuovo PNRR 'meloniano' potrebbe prevedere una parziale revisione, con tagli su determinati progetti, per dirottare risparmi su nuovi capitoli dedicati alla grande tematica di questo periodo, ovvero l'energia. Lo ha dichiarato a chiare lettere nel mese di febbraio lo stesso Fitto: “Se è vero, come è vero, che il PNRR è stato immaginato prima dello scoppio della guerra, è inevitabile che oggi vada implementato, modificato, integrato, perché il tema energetico è diventato fondamentale”.

Parole che fanno il paio con quelle recenti della stessa premier, che ha parlato del Piano come di una sfida dell'Italia e dell'Europa. Senza entrare nel dettaglio dei cambiamenti ipotizzati dal suo esecutivo, la presidente del Consiglio ha tenuto a sottolineare come, nei primi mesi del 2023, ci sia un ministro impegnato appositamente per verificare, insieme a tutte le amministrazioni, lo stato di attuazione degli interventi previsti. In caso di ritardo incompatibile con il cronoprogramma, stringente, del PNRR, si provvederà a riprogrammare il Piano lavorando all'interno della Cabina di regia che se ne sta occupando. Detto in altre parole: alcune modifiche sono già state ipotizzate, ma sull'effettiva possibile realizzazione bisognerà comunque indagare ancora in questi primi mesi del nuovo anno.

Va comunque evidenziato che, pur essendo possibile richiedere una revisione del Piano a Bruxelles, non è detto che queste modifiche vengano accolte, e al contempo che la stessa UE, con il progetto RepowerEu, volto a rendere maggiormente indipendenti dal punto di vista energetico gli Stati membri, si è mossa per far fronte alla sopravvenuta crisi, chiedendo quindi ai vari Stati di inserire il RepowerEu all'interno del proprio PNRR. Il governo è dunque tenuto a modificare almeno questo aspetto del piano, e non necessariamente per propria iniziativa.

PNRR: quali progetti verranno finanziati

I fondi stanziati per il PNRR, al di là delle sei Missioni che sono state elencate, serviranno per finanziare diversi tipi di progetti. Imprese e pubbliche amministrazioni potranno eventualmente avvalersi delle opportunità offerte dal piano partecipando a specifici bandi attivi pubblicati dai soggetti attuatori. Ma cosa si intende con progetti PNRR e come possono concretamente essere proposti? 

Quando si parla di questo tipo di strumenti si fa riferimento a progetti che debbano rispondere a determinati requisiti e a una serie di principi generali per poter essere ritenuti finanziabili dai soggetti attuatori. Tali principi sono:

non arrecare danno significativo all'ambiente, ostacolando la mitigazione dei cambiamenti climatici;

dare un contributo all'obiettivo climatico e digitale, puntando al conseguimento e perseguimento di tali tipi di obiettivi;

obbligo di conseguimento del target e degli obiettivi finanziari;

obbligo di assenza di doppio finanziamento;

costi del personale ammissibili;

obblighi di comunicazione e informazione, con riferimento esplicito al finanziamento da parte dell'UE nell'ambito dell'iniziativa NextGenerationEU.

Oltre a rispondere a tali obblighi e requisiti, i progetti devono anche tenere in considerazione il rispetto e la promozione della parità di genere, la protezione e la valorizzazione dei giovani e il superamento dei divari territoriali.

Per quanto riguarda le modalità di presentazione dei suddetti progetti PNRR, questa può avvenire in differenti fasi. Per prima cosa è necessario identificare i bandi di proprio interesse, o più idonei al proprio progetto, monitorandoli attraverso le piattaforme ufficiali. Una volta identificato il bando più opportuno, è possibile definire il progetto ed effettuare una simulazione economica dello stesso.

Solo in un secondo momento potrebbe svilupparsi una rete di sinergie e partneriati per poter portare allo sviluppo del progetto. Il resto dei requisiti e delle modalità di invio, ovviamente telematico, oltre alle tempistiche precise, sono indicati all'interno dei singoli bandi. 

Anche per questo motivo è attualmente impossibile specificare quali progetti saranno finanziati attraverso il PNRR nei prossimi mesi.

PNRR per la scuola

Abbiamo già avuto modo di vedere che un'intera Missione del Piano è rivolta all'istruzione e alla ricerca. Per poter garantire un futuro al nostro paese e alle nuove generazioni è necessario non tralasciare lo stato della nostra istruzione, e nel PNRR sono stanziati non a caso oltre 30 miliardi di euro per cercare di portare un cambiamento in positivo dell'attuale sistema scolastico e universitario.

Tra gli assi su cui poggia questa fondamentale Missione non mancano alcuni obiettivi da anni presi come punto di riferimento dai vari governi, ma spesso passati in secondo piano, come il miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi di istruzione e formazione, il miglioramento sia dei processi di reclutamento sia della formazione del corpo docente, il miglioramento delle infrastrutture scolastiche e il miglioramento delle condizioni di lavoro del mondo legato alla ricerca, nonché il rafforzamento del rapporto tra le università e le imprese. Tutti aspetti fondamentali da dover tenere in considerazione per far sì che gli investimenti e le riforme possano portare a un netto miglioramento delle condizioni della nostra istruzione, garantendo così un futuro brillante al nostro paese.

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