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La Colombia vuole cambiare il ‘mito’ di Pablo Escobar

Il fascino per il lato ‘apparentemente buono o sociale’ della violenza o dei violenti non è certo una novità , soprattutto da noi in Italia.

 

Le pellicole sulla mafia siciliana di Mario Puzzo e Francis Ford Coppola, dal Padrino di Corleone a Gomorra di Roberto Saviano hanno fatto vincere al nostro paese molti premi ma pure il non invidiabile primato di leader tra i paesi più ‘mafia oriented’. Ma in questo podio non siamo soli. Nostra vicina è la Colombia.

Chiuso il museo Escobar a Medellin. Non un eroe nè una leggenda

In modo analogo le innumerevoli serie trasmesse da Netflix, soprattutto quelle prodotte in America, stavano facendo diventare culto le gesta di Pablo Escobar, in assoluto il più grande e conosciuto narcotrafficante colombiano del mondo intero e ammazzato nel 1993 da un commando creato appositamente per la sua ricerca.

 

Ed allora il Governo colombiano e il Comune di Medellin sono corsi ai ripari preoccupati che il mito confondesse la realtà. La realtà amara di quello che era stata una storia di sangue e violenza e non il racconto di un’epoca eroica.

 

E così, al momento solo temporaneamente, e appellandosi ad una irregolarità amministrativa. hanno fatto chiudere il museo di Pablo Escobar gestito dalla famiglia a Medellin.

 

Il fatto che, all’ingresso del museo, fosse ben evidente ‘benvenuti al nostro museo e benvenuti alla nostra storia’ proprio non andava giù alle autorità. Autorità che non si sono dimenticate dei fatti tragici del passato accaduti durante il ‘regno’ di Escobar e hanno considerato questo link una vera e propria distorsione con la storia del paese.

Chiuso il museo Escobar a Medellin. Leggere la storia nella maniera più obiettiva

In un esclusivo settore residenziale della città di Medellin i turisti, in visita al museo, potevano conversare con un sosia di Escobar, conoscere le sue origini e farsi una selfie.

Passando attraverso passaggi segreti e osservando una collezione di oggetti eccentrici e grotteschi al prezzo el biglietto di 30 dollari potevano avere una versione molto soft del fenomeno ‘Pablo Escobar’.

 

Un’immagine gestita dai membri della famiglia.  diversa da quella reale.

 

‘ Escobar non è una leggenda e nemmeno un eroe’ ha sostenuto il sindaco della città di Medellin, Federico Gutierrez.

‘Dobbiamo cercare di cambiare l’immagine della nostra città ed evitare che i ‘narcotours’ siano la molla che spinga il nostro turismo. E’ importante comunque che si racconti la storia dal punto di vista delle vittime e non degli assassini’.

 

‘Qui da noi-ha concluso Gutierrez- non sono benvenuti coloro che fanno apologia di delitto’.

 

Nonostante questo impegno la Colombia che, negli anni 80 e 90, ha combattuto una sanguinosa battaglia contro i trafficanti di droga ancora non è riuscita ad evitare il primato di maggior produttore di cocaina del mondo con 171000 ettari di terreno coltivati ( nel 2017 erano 146000).

 

Un immenso territorio nelle mani delle FARC, di bande criminali e paramilitari. Un paese dove ancora le regioni agricole, le più povere, dipendono dal narcotraffico.

 

Ma il Governo persegue nel suo intento e a breve verrà smantellato lo storico edifico Monaco (il quartiere generale del cartello di Medellin).

Sarà questo un altro importante passo per dare al futuro e alla storia un’interpretazione diversa , meno romantica e più obiettiva di nomi come ‘cartello di Medellin’ e ‘cartello di Calì’.

O di figure come ‘Popeye’, ‘El Topo’, ‘Velasquez’, ‘El Chili’ sicari del’Patron’ e responsabili di centinaia di assassinii.

 

La storia non si cancella ma è necessario non darle interpretazione ma reale obiettività, ed è quello che la gran parte della gente di Colombia vuole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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    pablo escobarnarcotrafficococaina


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