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Lavoro
Aziende ottimiste, per il 51% dei Cfo italiani livelli pre-Covid a fine 2021

Con i piani di vaccinazione ormai a pieno regime in buona parte dei paesi europei, i CFO sono ora focalizzati sul rilancio delle proprie aziende. Deloitte ha raccolto nel mese di marzo il punto di vista di circa 1.600 CFO in Europa e in Italia, per capire, ad un anno di distanza dalla pandemia, quali siano oggi gli impatti del Covid-19 su alcuni fattori chiave come: lo stato di ripresa, le aspettative di ricavi ed i piani occupazionali.

Andamento dei ricavi

L’indebolimento della domanda rimane la principale fonte di preoccupazione per i CFO europei, e la maggior parte delle aziende deve ancora tornare al livello di fatturato pre-pandemia. Tuttavia il quadro che si è delineato in questa edizione della survey è in miglioramento rispetto all’edizione autunnale. In Italia, c’è un 32% di imprese che opera già a livello pre-COVID o superiore (in Europa è il 43%) e il 19% prevede di tornare ai livelli pre-crisi entro la fine dell'anno (24% in Europa), ben il 48% invece prevede di tornare su quei livelli di entrate solo nel 2022 o addirittura oltre (33% in Europa).  

A livello di settore, è nel turismo e nei viaggi che i CFO europei sono più negativi sulla ripresa: a livello europeo solo il 17% si aspetta una piena ripresa entro la fine del 2021 e il 44% si aspetta di tornare al livello di ricavi pre-crisi non prima del 2023. Anche nei trasporti e nella logistica, la maggioranza (51%) dei CFO, sempre a livello europeo, prevede di tornare ad un livello di ricavi precedente alla crisi solo entro la fine del prossimo anno o successivamente.

Diverse invece le prospettive in settori come Energy, Financial Services, Construction, Life Sciences, Consumer Goods e TMT dove circa la metà dei CFO europei che afferma di essere già ai livelli pre-crisi, o prevede di riprendersi completamente entro la fine del 2021. Anche il 37% dei CFO europei nel settore Retail dichiara di operare già a livelli pre-Covid.

Andamento della forza lavoro

Rispetto all’autunno 2020, i CFO europei, in linea con le prospettive positive ed ottimiste, prevedono un aumento della forza lavoro nelle proprie aziende nei prossimi 12 mesi passando dal 22% al 43% (+ 21 p.p.). Le aspettative di assunzioni nei vari settori sono tutte in aumento, anche se non sono distribuite in modo uniforme, con i CFO nei settori viaggi, turismo e servizi professionali generalmente positivi. L’Italia è allineata a questo trend, il 33% dei CFO prevede di aumentare la forza lavoro nella propria azienda nel prossimo anno, mentre il 25% prevede una diminuzione.

“In generale, i CFO vedono un meno incertezza rispetto all'autunno, nonostante essa sia ancora percepita come estremamente alta. Nonostante il contesto esterno, l’intenzione è di tornare ad investire anche sul capitale umano, con un netto miglioramento delle prospettive per l'occupazione. I CFO, sia europei che italiani, prevedono di aumentare la propria forza lavoro nei prossimi 12 mesi. È il primo saldo positivo per l'occupazione da due anni e le prospettive sono positive per tutti i settori, anche quelli più colpiti dalla pandemia. Le aziende in fase di rilancio mostrano una maggiore propensione ad assumere, proprio in vista delle possibili ristrutturazioni strategiche ed al potenziamento di alcune aree in logica di innovazione o sulle quali è necessario investire alla luce dei cambiamenti portati dalla pandemia, come ad esempio nel tema della sostenibilità.” spiega Riccardo Raffo, CFO Program Leader di Deloitte.

Orientamento verso la ripresa: aumentano le intenzioni di investimento

La seconda ondata della pandemia iniziata lo scorso autunno ha colpito l'Eurozona più duramente e molto più a lungo del previsto. L'elevato numero di infezioni e un lento avvio delle campagne vaccinali hanno portato a continue restrizioni all'attività economica nel primo trimestre e all'inizio del secondo trimestre del 2021. Tuttavia, il sentiment dei CFO è sorprendentemente ottimista, ritornando positivo dopo due anni in cui era rimasto saldamente negativo sia in Europa sia in Italia.

In marzo infatti, la metà dei CFO in tutta Europa ha riferito di sentirsi più ottimista sulle prospettive finanziarie della propria azienda, rispetto ai mesi precedenti. La fiducia è migliorata in tutti i paesi presi in esame, anche se i CFO in Italia conservano un atteggiamento più cauto, coloro che si sentono più ottimisti sono il 32%, -21 p.p. rispetto alla media europea.

Inoltre, il 66% dei CFO europei ha dichiarato di ritenere la propria azienda in piena fase di rilancio, pienamente operativa verso la ri-definizione del panorama in cui opera. In particolar modo sono le aziende in ambito servizi professionali, life sciences e TMT sembrano essere già proiettate verso un futuro prospero.

Anche le intenzioni di investimento risalgono in tutta Europa, con il 46% dei CFO che prevede di aumentare le spese nei prossimi 12 mesi (42% in Italia), contro il 14% che prevede di diminuirle (20% in Italia). In generale, il percorso dell'economia è in un momento positivo e volto alla ripresa, anche se non è ancora possibile escludere alcune ricadute economiche nel futuro.

“Sebbene la pandemia COVID-19 non sia ancora stata superata e pur con le molte restrizioni in corso nel periodo coperto dalla nostra ricerca, questa edizione della survey rivela un nuovo senso di ottimismo. Molte aziende sembrano aver già voltato pagina rispetto alla crisi e ora si stanno concentrando sulla realtà post-pandemica. Tuttavia, questo non è vero per tutti. Gran parte della capacità delle imprese di uscire rafforzati dalla crisi dipende dalla loro capacità di investire con attenzione e lungimiranza, sia nel capitale umano che nella digitalizzazione. La propensione ad investire è infatti notevolmente in aumento. Ma il vero fattore chiave per le aziende in questo momento è la capacità di guardare al futuro che si sta delineando e formulare una visione strategica audace, innovativa e sostenibile nel lungo termine. E in questo quadro i CFO hanno un ruolo importante da svolgere, fornendo le informazioni e gli strumenti che possono consentire alle aziende di prendere decisioni corrette.” commenta Riccardo Raffo, CFO Program Leader di Deloitte.

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