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Libri & Editori
2020 anno a singhiozzo per le librerie. Effetto Covid e non solo... Bilancio

Il 2020 è stato un anno a singhiozzo per le librerie italiane, con aperture e chiusure causa Covid, ma complessivamente i lettori sono in aumento: a ottobre la percentuale di coloro che dichiarano di aver letto un libro (compresi eBook e audiolibri) negli ultimi dodici mesi è del 61% rispetto al 58% del 2019 e il 55% del 2018 (rilevazione dell’Associazione Italiana Editori insieme al Cepell). La riscoperta della lettura avviene però con modalità in parte nuove, con 3,4 milioni di italiani che dal primo lockdown hanno comprato per la prima volta in vita loro un libro online e 2,3 milioni un ebook.

Ma accanto ai numeri, possiamo tracciare un primo bilancio qualitativo della produzione narrativa in Italia in questo difficile 2020?  Affaritaliani lo ha chiesto a due protagonisti del panorama letterario: il critico e professore di letteratura italiana contemporanea all'università dell' Aquila Gianluigi Simonetti, autore nel 2018 di un memorabile saggio su La letteratura circostante, e uno scrittore di razza come Emanuele Trevi, vincitore di vari premi letterari e autore di un libro – Due vite – che si è piazzato tra i primi dieci in Italia quest’anno nella Classifica dei lettori di un importante supplemento culturale italiano.

Un primo dato che sembra emergere è la mancanza di opere di struttura romanzesca, quindi di fiction, di grande successo, come verso la fine del 2019 erano stati Il colibrì  di Sandro Veronesi, poi vincitore del premio Strega, e La vita bugiarda degli adulti di Elena Ferrante, mentre sembra consolidarsi il trend di crescita, anche qualitativa di opere, che si inseriscono nei filoni della non fiction e della saggistica.

«E’ vero, la non fiction si conferma e si rafforza anche in questo 2020», osserva Simonetti, «ed è  protagonista, insieme al saggio narrativo, di una produzione che si vuole di qualità, nel senso che molti scrittori di maggiore ambizione formale sembrano andare da quella parte. Poi naturalmente tutto dipende da come si sta in questo campo. La natura è innocente, di Walter Siti è secondo me uno dei libri più belli dell’anno. Siti, che affronta per la prima volta il non fiction novel, ne dà una interpretazione particolarmente potente, ponendosi in conflitto con le regole del genere stesso, perché mette la non fiction al servizio della fiction, la verità al servizio dell’invenzione. Il libro parte come racconto di due vite singolarissime e apparentemente irrelate, che però alla fine, analizzate e comprese, si rivelano un ‘doppio’ della vita dell’autore, e forse del lettore stesso, in una specie di autoconfessione che spiazza perché mescola molto i concetti di normalità ed eccezione, natura e cultura. Anche Giorgio Falco con Flashover e Nicola Lagioia con La città dei vivi si sono misurati con la non fiction, scegliendo materiale di grande interesse, ma forse trattandolo senza la radicalità, la frontalità e la tensione di Siti. E poi c’è Trevi, che da anni lavora con intelligenza in questa direzione, tra biografia, saggio e racconto».

Sull’importanza della non fiction in questo 2020  concorda lo stesso Trevi. «Io personalmente sono da sempre interessato a forme di romanzo più spurie, ibridate con la saggistica e l'autobiografia, ma credo che da tutti i generi narrativi si possa cavare fuori qualcosa. Una vera comprensione del mondo può venire solo dall'esperienza, dal suo rapporto con il tempo, con il piacere, con il declino e la mortalità del corpo. Se separiamo la scrittura dall'essere nel mondo e dalla nostra necessità di trovare un orientamento, viene fuori il prodotto narrativo, confezionato da impiegati e impiegate dell'immaginazione, in un paesaggio di sconfortante conformismo ideologico». 

La saggistica è l’altro ambito su cui Simonetti pone l’accento. «E’ molto bello il saggio di Claudio Giunta, Le alternative non esistono, su Tommaso Labranca, che è stato uno studioso interessante, con una parabola di vita che stupisce: una persona così ricca di intelligenza relegata ai margini vita culturale da una ‘macchina’ culturale che di intelligenza ne voleva di meno…  E’ un saggio informato, intelligente e appassionato che a sua volta fonde saggistica, narrativa, biografia. A ben guardare, si può dire che mentre il racconto si carica di realtà, il saggio si narrativizza; a parte le dovute eccezioni, il romanzesco in senso puro rimane egemone soprattutto nella narrativa di genere e di consumo».

Una narrativa – quella di genere e di consumo – premiata anche quest’anno dai dati di vendita e che ha visto stabilmente nella top ten autori popolari e giallisti, tanto da guadagnarsi spazi sempre più importanti anche nelle pagine culturali dei quotidiani e dei loro inserti.  Simonetti: «Le scritture di genere sono ormai ampiamente sdoganate: non è un male in sé, se non fosse che è sempre più raro trovare qualcuno in grado di cogliere e mostrare al lettore la differenza tra arte e semplice intrattenimento. A parlarne, sui giornali, vedo sempre più scrittori che scrivono di altri scrittori, senza gli strumenti o la voglia di cimentarsi in considerazioni critiche: fanno per lo più discorsi sulle loro  ‘esperienze di lettura ‘, con molti giudizi di valore - di solito estremamente positivi - e pochissime analisi e riflessioni sul funzionamento e sul senso profondo delle opere di cui parlano. In sostanza, diminuisce lo spazio critico sulla letteratura e aumenta il discorso sociale e mondano sulla letteratura. E questo funziona in tutti i comparti della comunicazione culturale, perché è un discorso semplice da decifrare e facile da comunicare, poco conflittuale: insomma istintivamente pubblicitario». «Certo devo ammettere che la critica ha perso di centralità nell'industria culturale in questo momento storico», osserva Trevi, «ma questo dovrebbe essere uno stimolo molto potente per i più giovani: bisogna inventare nuove forme e ricordare sempre che non è importante la quantità ma la qualità delle informazioni. E, in questo senso, tra i libri italiani di quest'anno che ho letto con un certo grado felice di adesione, ricorderei  L'architettrice di Melania Mazzucco, Il preside di Marco lodoli, La tavoletta dei destini di Roberto Calasso, La città dei vivi di Nicola Lagioia e i racconti di Antonio Franchini Il vecchio lottatore».

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