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Diario ai tempi del coronavirus, le mail di un alunno di 13 anni e la sua prof

Diario ai tempi del coronavirus, le mail di un alunno 13 anni e la sua prof

Un ragazzino di terza media della Scuola Svizzera di Milano che, durante il primo lockdown di un anno fa, decide di fermare le emozioni, le paure e le attese che nascono in una situazione di assoluta straordinarietà e di tempo sospeso attraverso una serie di mail inviate ogni sera alla propria insegnante di italiano. E lei che, con affetto e pazienza, ricambia con i propri pensieri per aiutarlo a comprendere meglio quello che sta accadendo e per sostenerlo nelle difficoltà di un vivere quotidiano così diverso. Ne nasce un piacevole diario – a volte tenero, a volte divertente – in cui molti adolescenti potranno riconoscersi.

Il “Diario ai tempi del coronavirus” (di Leone Ronchetti e Micaela Crespi) è in vendita a Milano presso la libreria Parole&Pagine di corso di Porta Nuova fronte civico 32 (telefono 02.6556.0781) al prezzo di 7 euro.

Il ricavato della vendita sarà interamente devoluto all’associazione Janghi (www.janghionlus.com), che ha lo scopo di favorire in Senegal l’accesso all’istruzione per i bambini che ne sono stati esclusi per ragioni economiche, burocratiche, sociali o culturali.

Ecco uno stralcio delle mail. Le impressioni che Leone e la sua insegnante di italiano, Micaela Crespi, si sono scambiati la sera di martedì 17 marzo 2020.

Leone scrive:

Gentilissima signora Crespi,

martedì è il giorno che dedico nel pomeriggio alla lezione di teatro. Insieme a Riccardo frequento il secondo anno del corso pre-adolescenti della scuola di Grock. Il teatro mi piace davvero tanto. Mi piace andare a lezione, mi piace andare a vederlo. La cosa che mi piace di più, quando vedo uno spettacolo, è quella sensazione bellissima di essere dentro la storia. Mi piace molto anche il cinema, ma al cinema gli attori non sono lì per cui capisci che è qualcosa di finto, mentre a teatro a me pare di essere dentro quello che sta succedendo. Una cosa che poi mi piace tanto è quando alla fine gli attori vengono sul palco a salutare e a prendersi gli applausi. Con la mamma abbiamo una tecnica: all’inizio, quando tutti battono le mani, noi lo facciamo piano, ma appena gli altri diminuiscono allora iniziamo fortissimo, noi vorremmo che uscissero venti volte. La mamma, oltre ad applaudire, urla anche: bravo, brava!!! Io mi vergogno un sacco e non urlo. Secondo me anche il babbo si imbarazza. Comunque, visto che anche questo martedì non sono potuto andare, ho visto sul sito della mia scuola di teatro delle pillole di storia del teatro che Alberto Oliva ha registrato per noi studenti. Sono interessanti e utilissime per la mia tesina di fine anno.

Questa sera a cena con i miei abbiamo parlato di cosa saranno le prime cose che faremo appena questa situazione sarà finita. Dovevamo dire le prime che ci venivano in mente. A me ne sono venute in mente tantissime e alla fine abbiamo dovuto fare una selezione.

Comunque:

Voglio andare a casa del nonno e stare un po’ sul divano insieme a lui.

Una pizzata con i miei amici e poi tutti sdraiati per terra a vederci un film.

Voglio andare al parco con i cani e farli giocare per un’ora nell’area cani insieme a loro amici.

Voglio tornare a scuola.

Voglio andare a teatro, al cinema.

Voglio andare a vedere in San Fedele una mostra che avevo deciso di andare a vedere qualche mese fa.

Voglio andare a giocare a golf e abbracciare il mio maestro.

Andare a mangiare una mega cotoletta al Brunello.

Voglio salire su un ascensore pieno di persone.

Andare alla Rinascente di sabato, quando è pienissima.

Domenica alla messa in Duomo, quando è piena di persone.

E voglio mettermi al computer con la mamma a programmare viaggi meravigliosi in giro per il mondo perché in nessuna parte del mondo ci sarà più il Coronavirus.

I miei mi hanno detto che sarò occupato per un po’ di mesi, per cui potevo fermarmi per il momento nella lista dei desideri. La mamma mi ha fatto fare una promessa. Una di quelle che piacciono tanto a lei, quelle in cui seria dice: “Dammi la mano”. Ho dovuto prometterle che un momento prima di fare ognuna di queste cose dovrò fermarmi un attimo a pensare che è un privilegio poterle fare, non un diritto o una cosa scontata. E poi ha insistito sul fatto che anche poter sparecchiare è un privilegio…:-)

La professoressa Crespi risponde:

Caro Leone,

è stato Pirandello a ispirare la conversazione in famiglia?

A parte gli scherzi... condivido la vostra passione per il teatro!!!

Da bambina facevo danza e, all’età di 12 anni, dopo un provino, sono stata ammessa al corpo di ballo della Scala.

Dovevo quindi scegliere: percorrere la strada del palcoscenico o proseguire i miei studi alla Scuola Svizzera?

I miei genitori hanno scelto per me, con saggezza e lungimiranza, e anche per questo sono loro grata. Non sarei mai diventata una Carla Fracci, ma sono una insegnante e lavoro nella scuola che mi ha vista crescere.

Spesso parliamo di teatro come terapia; lo si considera un semplice strumento per superare timidezza e introversione.

Ma fare o andare a teatro è terapeutico sempre. Impagabile la sensazione di benessere psicofisico che si prova nel ricevere o elargire applausi.

TEATRO E VITA, PALCOSCENICO E PLATEA, ATTORI E PUBBLICO: binomio indissolubile....

Ma di questo vi parlerò nella prossima videolezione di letteratura.

Buona serata

M. Crespi

Dimenticavo: tra le prime 10 cose che vorrei fare quando tutto sarà finito è quella di invitarti a teatro.

M. Crespi

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