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Emanuele Trevi e altri 2 titoli dello Strega arrivano ora su tutti i supporti

Spendiamo con piacere qualche parola per uno dei libri più belli della cinquina: Il pane perduto edito da La Nave di Teseo.

Edith Bruck non si limita a toccare un tema sempre importante come la Shoah, ma in questo romanzo tanto breve quanto intenso racchiude tutta la sua vita, che di fatto rappresenta una delle rarissime testimonianze da parte di una donna sopravvissuta ad Auschwitz e in seguito recatasi nella terra promessa, sperando di riconquistare una nuova vita e una nuova patria. Numerosi sono i racconti di coloro che hanno sperimentato sulla propria pelle le torture nei campi di concentramento, ma ben pochi sono quelli che riguardano il dopo, nello specifico la nascita dello stato di Israele in terra palestinese. Eppure, questo momento cruciale della storia è essenziale per comprendere il presente che stiamo vivendo e i decenni di disastrosa guerra che tuttora si consuma lungo la striscia di Gaza. Leggere o ascoltare le parole di chi era là e poté vedere l’inizio di ogni cosa con i propri occhi – spesso, come nel caso di Edith, scegliendo poi di andarsene a causa della tensione insostenibile – è una possibilità preziosa che di certo non andrebbe persa.

Il pane perduto è potente, vero e crudele nella sua aderenza alla realtà, una di quelle storie che segnano non solo la protagonista, ma anche il lettore; ancor più perché, vincendo il Premio Strega Giovani 2021, ha regalato un’immensa soddisfazione alla Bruck all’età di ben novant’anni, dopo una vita intera da scrittrice, giornalista, poetessa, traduttrice e persino regista, spesa per raccontare il dramma della Shoah attraverso le parole, quelle scritte e quelle che con costanza ha portato nelle scuole attraverso le sue preziose testimonianze

Il libro parte dall’infanzia dell’autrice ungherese mettendo in evidenza le discriminazioni che la sua famiglia iniziò a subire con l’avvento del Nazismo, per poi descrivere in maniera diretta e coinvolgente il lungo viaggio in treno verso Auschwitz – ovviamente nella totale ignoranza della propria destinazione e sorte – dove viene subito strappata al resto della famiglia, ad eccezione della sorella maggiore Judit. I genitori e il fratellino, troppo piccolo per lavorare, vengono spediti nei forni crematori, mentre per loro inizia l’agonia del lager, che non terminerà neppure con l’uscita dal campo: Edith fa infatti parte di quelle migliaia di ebrei che vennero sottoposti a una lunghissima e logorante marcia alla fine della guerra, quando Hitler fu costretto a spostarli di fronte all’avanzare dei russi e delle forze americane. In pochi sopravvissero, ma chi ce la fece sperò di poter riassaporare la libertà e con essa il ritorno a casa: una chimera anche questa, perché del mondo che avevano lasciato non restava ormai più niente.

L’avventuroso viaggio di Edith Bruck termina proprio nel nostro Paese, dove diviene a tutti gli effetti un’italiana naturalizzata e sceglie di dedicare il resto della sua esistenza a ricordare, a raccontare, a far sapere ciò che il mondo vuole dimenticare. Accanto a lei il marito Nelo Risi, che la introduce nell’ambiente del cinema romano e concede così una spruzzata di ironia e leggerezza al romanzo, alleggerendo in parte l’atmosfera, senza tuttavia mai perdere il filo conduttore.

Dunque un’opera che merita davvero di essere letta o ascoltata in Audible dalla voce di Ornella Amodio, scritta da una donna per cui non si può che provare una grandissima stima.

Il pane perduto
 

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