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Figli delle app, un libro dedicato alle nuove generazioni social-dipendenti

Dedicato tutte le vittime del cyberbullismo, del sexting, del revenge porn, del cutting e a chi ha perso la vita per inseguire una challenge. Ma anche a coloro che usano le nuove tecnologie per trasmettere al mondo messaggi positivi e condividere conoscenza.

Con questa emblematica dedica esce in libreria l’8 marzo “Figli delle App”, nuovo saggio del sociologo Francesco Pira, professore associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università degli Studi di Messina, edito da Franco Angeli (pagg. 118 prezzo di copertina € 18).

Saggista e giornalista Pira spiega come siamo passati dalla non-comunicazione, all’ iper-comunicazione, alla vetrinizzazione dell’io e sistematica manipolazione, consapevole o meno, della realtà, con impatti profondi sulle dinamiche di sviluppo della società nel suo complesso.

Il volume parla dei figli, dei giovani, che non sono marziani, ma ragazzi pieni di speranze e di fragilità. Questa generazione ci mostra come la rivoluzione tecnologica sia ormai compiuta. E’ parte integrante delle loro vite e i ragazzi si muovono tra app e dimensione social in un fluire quotidiano h24 di interazioni, produzione di contenuti e creatività e, per la prima volta, l’e-learning è entrato nelle loro vite. Il libro intende analizzare le trasformazioni in atto, partendo dai risultati delle ricerche condotte in ventitré anni di studio sull’evoluzione dei modelli comunicativi di preadolescenti e adolescenti prima e dopo l’avvento delle nuove tecnologie e alla digitalizzazione della società. Un percorso attraverso generazioni che si sono evolute all’interno di ambienti sempre più tecnologici, immersi negli universi social, spesso da soli e che oggi sono gli adulti appena diventati genitori, tutti accomunati nell’evidente dicotomia tra connessione e relazione.

Il terzo capitolo è interamente dedicato ai risultati della survey online in diciassette domande “La mia via ai tempi del Covid” condotta nel periodo aprile – maggio 2020, con il coinvolgimento di 1.858 ragazze e ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori. Quasi il 100% (96,6%) degli intervistati afferma di possedere uno smartphone e oltre l’88,8% un computer. Uno degli aspetti di maggiore interesse è la tendenza de giovani a isolarsi rispetto all’ambiente familiare. Sempre più dipendente dal gruppo di pari, il 60% del campione dichiara di aver vissuto una forte sensazione di isolamento, paura e scoraggiamento. Tra le abitudini più significative, su 544 risposte ottenute, il 69% afferma di avere un profilo social falso. I ragazzi vivono su Instagram e Whatsapp e appare evidente, una volta di più, che nell’era liquido-moderna l’inganno è diventato centrale nei processi di comprensione del reale. La distinzione tra vero e falso non è più percepita.

“Figli delle app è il provocatorio titolo che ho scelto, da immigrato digitale e adolescente, quando Alan Sorrenti cantava: Noi siamo figli delle stelle/ Non ci fermeremo mai per niente al mondo/ Per sempre figli delle stelle/ Senza storia senza età, eroi di un sogno… Non sono sicuro che essere figli delle app sia essere eroi di un sogno, purtroppo concordo con il pensiero del grande sociologo Zygmunt Bauman che il consumismo tecnologico rischia di trasformarci in individui senza storia e identità”.

“Questo volume – scrive nella prefazione il professor Giovanni Boccia Artieri, Ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Urbino e sicuramente uno dei massimi esperti nazionali e internazionali di dinamiche social - ripercorre le varie tappe di evoluzione e addomesticamento delle tecnologie attraverso la messa a sistema tematica e longitudinale di ricerche e approcci relativi alla sociologia della comunicazione, mostrando le perplessità che di volta in volta ci si è trovati ad affrontare, le soluzioni che si sono proposte e le nuove domande che ne sono scaturite”.

pira
 

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