Libri & Editori
Giò Stajano, pubblici vizi e private virtù della prima transgender d'Italia
Nell'Italia ipocrita e farisaica degli anni Cinquanta Giò Stajano lanciò la pietra dello scandalo, un macigno anzi, e lo fece in grande solitudine
Giò Stajano (1931-2011) è stata la transgender più famosa d’Italia, primo gay pubblicamente dichiarato, poi riservata signora dedita alla pittura che, all'ora dell'aperitivo, non ha mai rinunciato al suo Martini Dry.
Nell'ipocrita Belpaese degli anni Cinquanta Giò lanciò la pietra dello scandalo. La sua aspirazione era il successo e non la ribellione, la sua motivazione era personale e non politica. Ma certo quello scandalo contribuì grandemente alla nascita del movimento gay in Italia. In questo libro Giò si racconta a Willy Vaira: l’infanzia dorata segnata dalla personalità del nonno, quell’Achille Starace segretario del Partito nazionale fascista; la Dolce vita romana, vissuta da protagonista tra set cinematografici, via Veneto e night club; il romanzo Roma capovolta, che raccontava le abitudini sessuali dell'epoca senza veli, sequestrato e poi bruciato in piazza; Parigi con i suoi cabaret osé; l’operazione nel 1982 per cambiare sesso a Casablanca.
E ancora gli eccessi, come la prostituzione e l’editoria pornografica, le frequentazioni col mondo della politica, della cultura e dello spettacolo; il lungo ritiro nel monastero di Vische, dove andò sotto mentite spoglie per confezionare uno scoop giornalistico e poi trovò la fede e divenne quasi suora laica.
Quando nel 2007 arriva in libreria la prima edizione di Pubblici scandali e private virtù Giò Stajano si è da tempo ritirata a vivere in una casetta di venticinque metri quadri nel profondo Salento ed è scomparsa dalle scene; ma continua a essere un personaggio iconico per il movimento lgbtq in Italia. E quella autobiografia la porta di nuovo alla ribalta nazionale.
A 90 anni dalla nascita e 10 dalla scomparsa, esce questa nuova edizione riveduta e corretta, con un album fotografico.