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Gli anni di Van Gogh e Gauguin, una storia del postimpressionismo

Dopo La storia dell’Impressionismo, la riedizione di un’altra pietra miliare della storia dell’arte, da anni fuori catalogo, capace di unire il rigore scientifico alla piacevolezza della lettura. Un libro monumentale, tutt’oggi il più autorevole studio sul fenomeno del Postimpressionismo, basato su testimonianze dirette e corredato di un ricco apparato di immagini a colori.

In un’ideale linea di continuità con il precedente La storia dell’Impressionismo (Johan & Levi, 2019), John Rewald rievoca la stagione, entusiasmante e turbolenta, che si dipana dal 1886 al 1893, dall’arrivo di van Gogh a Parigi al ritorno di Gauguin dal suo primo soggiorno a Tahiti.

Una breve fase nella storia della pittura che ha precorso l’arte del XX secolo, segnata da personalità impetuose, accomunate dalla ricerca di uno stile indipendente, dalla predilezione per ardenti cromatismi e da una sensibilità più astratta e simbolista rispetto all’imperante naturalismo.

Seguendo la lezione di Mark Twain secondo il quale, quando si scrive, fa più effetto lasciar parlare un personaggio da sé che far riferire le sue parole da un altro, Rewald sceglie di rimanere nell’ombra e lascia la parola agli artisti. Attingendo a un’inafferrabile congerie di fatti, aneddoti e documenti, fra cui lettere, testimonianze e recensioni d’epoca, tratteggia il complesso gioco delle relazioni, le amicizie e gli scontri, gli ideali e i tormenti, che hanno reso quegli anni tanto affascinanti.

Fornisce dettagli minuziosi senza perdere di vista l’insieme; colloca ogni persona, ogni opera, ogni accadimento al suo posto come fossero tessere di un unico grande puzzle; ricrea l’atmosfera vibrante di un’epoca con pochi eguali senza mai cedere sul fronte dell’attendibilità storiografica. Le vicende narrate acquisiscono così un piacevole spessore umano, facendo emergere i caratteri, le inclinazioni e i profili psicologici dei diversi pittori.

Ben lontani dall’essere noti alla maggioranza dei loro contemporanei, che prediligevano artisti oggi misconosciuti, con un abile ribaltamento della prospettiva storica, Rewald fa di Vincent van Gogh e Paul Gauguin i protagonisti assoluti della narrazione, ponendo nella loro orbita tutte le altre figure. Al centro di un’amicizia singolare che culmina negli eventi tragici del soggiorno ad Arles del 1888, dedica loro pagine indimenticabili, quelle relative al ricovero di van Gogh all’ospedale di Saint-Rémy e ai suoi ultimi giorni a Auvers, ma anche quelle sull’importante lavoro di Gauguin a Pont-Aven e sul suo soggiorno a Tahiti.

Completano il volume un ricco apparato iconografico a colori, una bibliografia selezionata con oltre millecinquecento voci, una tavola cronologica che riepiloga i più importanti avvenimenti storici contemporanei in relazione alle biografie di Cézanne, Gauguin, Bernard, van Gogh, Seurat, Signac, Redon, Lautrec e Bonnard.

John Rewald

Nato a Berlino nel 1912, si forma in patria con maestri illustri quali Erwin Panofsky e Fritz Saxl prima di giungere alla Sorbona, dove nel 1936 discute la sua tesi su Cézanne e Zola. L’entrata della Francia in guerra lo costringe a lasciare Parigi per gli Stati Uniti, dove diventa docente di Storia dell’arte, prima a Chicago e poi a New York.

Autore prolifico, muore nel 1994 senza riuscire a pubblicare l’ambizioso progetto di un catalogo ragionato delle pitture di Cézanne, uscito postumo.

Nel 2019 Johan & Levi ha dato alle stampe una nuova edizione del suo capitale testo La storia dell’Impressionismo (1946), pietra miliare della critica d’arte insieme all’imprescindibile cronaca del Postimpressionismo, apparsa per la prima volta nel 1956 e aggiornata nel 1978, una versione rimasta fino a oggi inedita in Italia.

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